Alla scoperta delle vie ferrate della Schiara (Dolomiti Bellunesi)

La prima puntata dedicata alla Schiara nelle Dolomiti Bellunesi, presentata dalla aspirante guida alpina Fabrizio Gaspari e da Luca Sovilla, grande conoscitore di questo gruppo delle Dolomiti Bellunesi. In questo capitolo, la via ferrata Zacchi, la via ferrata Berti, la via ferrata Piero Rossi, la Via Ferrata Sperti e la Via Ferrata Marino Guardiano.
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Via ferrata Zacchi alla Schiara, Dolomiti Bellunesi
archivio Gaspari - Sovilla

Tutte le estati, quando torno alla nostra casa di campagna qui a due passi da Belluno, al mattino esco, attraverso il prato che c’è davanti e quando sono arrivato in fondo mi volto. Allora vedo lo Schiara.
[D. Buzzati]

Molti, guardando la Schiara da Belluno, la vedono semplificata, quasi banale: su un piano unico come uno schermo piatto, con le sue belle ferrate e qualche altro itinerario ben definito. Non sono mai entrati là dentro. La Schiara è inafferrabile, imprendibile, non sai mai cosa trovi dentro tutti quei canali, quelle pieghe, quelle torri e quei campanili; è estremamente complessa, un mondo che da fuori non puoi immaginare. Per me resta ancora la montagna madre, per il mio legame con lei e per questo suo affascinante modo di esistere
[R. Sorgato]

Il gruppo dolomitico della Schiara occupa la prima platea di roccia nella confluenza tra Piave e Cordevole; barriera meridionale delle Dolomiti Orientali, la Schiara è ben visibile dalla pianura, ma anche dalla Laguna. Sembra volersi dividere tra il bellunese l’agordino e lo zoldano in parti euguali.

Un così comodo accesso lascia pensare che la stessa sia oggetto di attenzioni e pratica dei moltissimi alpinisti locali e stranieri amanti della superba dolomite. In realtà la Schiara resta nel tempo un cofanetto raramente aperto e regala ancora oggi aspetti pioneristici e selvaggi oramai quasi impossibili da trovare altrove nelle Alpi. Le ragioni vanno ricercate nel carattere stesso del gruppo, che si chiude tra valli profonde di difficile e lungo accesso che alimentano la leggenda degli alpinisti protagonisti che nei quasi due secoli di attività ne hanno scoperto e risolto i problemi.

Si accede a sud, da Belluno, per la via più logica lungo il percorso segnato dal torrente Ardo che si affianca e si incrocia al sentiero Cai 501 e porta al rifugio 7° Alpini (Cai Belluno 1500mt), che sorge nella conca del Pis Pilon, a ridosso delle muraglie meridionali. Nel versante a nord ovest invece, che volge alla valle agordina, l’intaglio naturale della Val Vescovà che un tempo portava ai pascoli alti della Talvena è l’accesso pionieristico che usarono i primi esploratori per raggiungere il Pian dei Gat, località che ospita il rifugio forestale dedicato alla memoria di Furio Bianchet (1250mt). I van de la s’ciara si aprono alle sue spalle e con poche difficoltà accompagnano alla base delle pareti nord della Schiara fin anche alla base della Gusela. (Cai 503) È il caratteristico Porton che come una stella polare orienta gli sguardi e attira a se l’attenzione, se visibile dal rifugio 7°, l’inizio di uno dei più completi percorsi ferrati delle Dolomiti.

Via ferrata Zacchi
La via ferrata Zacchi ripercorre il tracciato della via Zacchi / Olivotto, cordata che il 2 agosto 1920 vinse la parete sud della Schiara, tentata piu volte fin dall'epoca dei pionieri, ma vinta per prima dal Col. Luigi Zacchi in compagnia dell’alpino Olivotto, per una via grandiosa e non semplice per il periodo.

Alla memoria dell’Ufficiale Alpino viene dedicata nel 1952 questa via ferrata ad opera degli Alpini ed Artiglieri da Montagna commisionata dal Cai Belluno che permette il superamento di una grande parete dolomitica, regalando tutte le emozioni di una vera e propria arrampicata.

Corde metalliche e scale consentono, con aerei passaggi, di salire sopra il Porton, proseguendo poi per la cresta dello Spallone antistante la parete vera e propria. Una cresta porta dapprima verso destra percorrendo quella diagonale "chiave" che permise alla cordata nel 1920 di vincere la salita, e con una breve ed impressionante traversata in strapiombo in grande esposizione si raggiungere la cengia Zacchi che, tenendo alte le difficoltà, porta alla forcella della Gusela. Qui un obiettivo è raggiunto, in quanto la Gusela stessa pretende e merita attenzione e rispetto.

Forcella della Gusela e la Gusela del Vescova
La Forcella della Gusela (2.300mt) è uno dei più importanti valichi turistico-alpinistici del gruppo ed un superbo punto panoramico. Essa rappresenta il punto di incontro delle diverse vie ferrate ed è resa particolarmente suggestiva dall'incombente arditissimo monolito della Gusela del Vescova, alto solo 40 metri, ma unico, per la sua struttura a sottile ago, che si libra a sud su un abisso di 600 metri. La forcella ospita il bivacco dedicato alla memoria di Ugo Della Bernerdina, una, se non la prima, opera affiliata alla fondazione Antono Berti che fece scuola poi in tutte le Alpi.

La via ferrata è fino a qui il percorso originale della Zacchi / Olivotto con alcune varianti Sperti / Viel, cordata sempre del 1920 che vede la formidabile guida, il cacciatore di camosci, «Chino» Viel, e la classe di Gianangelo Sperti, indovinare una salita parallela a quella del Colonnello Zacchi, che vede in comune solo il tratto inevitabile della diagonale. Scrive lo stesso Sperti che  "L'attacco di questa via trovasi nel camino, che sale a sinistra di un grande vano a forma di portone (il Portón), alla base della parete", e che "le difficoltà, tranne all'attacco, non erano state grandi certamente e Viel, famoso cacciatore di camosci e buoncompagno, si fregava allegramente le mani, fumando una puzzolentissima pipa."

Via ferrata Berti e la cima della Schiara
Per salire alla vetta della Schiara, ora, dalla forcella della Gusela occorre, prima di giungere al bivacco, prendere la diramazione in salita della Cengia Zacchi, scavalcare la cresta ovest e, non lontano da questa, salire direttamente fino in cima per la bella via ferrata Berti. Realizzata nel 1959 e dedicata al nome di Antonio Berti, che per primo percorse in discesa la cresta Ovest, aggira la cresta stessa portandosi nel versante Nord seguendo una linea molto panoramica su entrambi i versanti. Sotto l'ultimo salto di cresta si ritorna a Sud e, per una comoda banca inclinata, si giunge in vetta a 2563 mt.

"Il panorama che si gode dalla cima della Schiara", ci dice Feliciano Vinanti primo presidente del CAI Belluno, "è qualche cosa di immenso, di magico…un mare di cime rocciose che si ergono su nell'alto, in un orizzonte sconfinato."

Merzbacher, illustre alpinista monachese che per prim ne documenta la salita da nord alla cima nel 1878, scrive che "codesta cima deve essere annoverata fra i più grandiosi punti di vista di tutto il territorio delle Alpi e la vista che offre è sicuramente la più magica, svariata e grandiosa fra tutti i monti delle Dolomiti".

La cima, che un tempo vedeva una grande croce accogliere gli ospiti, ora ha un discreto ometto in pietra con un libro di vetta ha far compagnia allo sguardo che se a nord nord ovest spazia tra tutte le principali cime dolomitiche raggiungendo il confine ed oltre, a sud vertiginosa cade verso la valle del Piave fin laggiù al mare regalando riflessi suggestivi a seconda delle ore del giorno.

L’affilata cresta ora ci spinge verso est, nel tratto ben attrezzato che non permette errori verso l’anticima, con vertiginosi scorci in entrambi in versanti; questo tracciato fu percorso da quel Berti in senso contrario in quel primo accesso alla parete meridionale, in compagnia dei coniugi milanesi Corrugati, il 30 luglio 1909, sfruttando l’allora ghiacciato canale del Marmol.

Via ferrata Marmol
Si entra così in quella che per anni è stata la ferrata del Marmol ed ora dedicata alla memoria di Piero Rossi, frequentata sopratutto sia in discesa dalla cima che come tratto finale dell’Alta Via 1 delle Dolomiti che collega il Lago di Braies con Belluno.

La ferrata ripercorre il logico movimento tra i canali in un anfiteatro celato tra i torrioni meridionali della Schiara di rara suggestione, una diagonale nell’ambiente grandioso del versante orientale che ospita il bivacco Bocco Zago (2260mt) di nuova costruzione, indovinata da Viel e Sperti oltre 100 anni fa e percorsa senza servirsi di corda e chiodi in poche ore. L’aerea cengia finale a ridosso della repulsiva e tetra parete ovest del vicino Pelf fa comprendere l’esatta sensazione di vuoto, anche perchè le fatiche si sentono, sia per chi stia chiudendo l’Alta Via, sia per chi abbia fatto il "giro" delle ferrate e veda il rifugio comodo. L’attenzione deve rimaner sempre alta.

Via ferrata Sperti
A completamento di un tracciato alpinistico anulare della Schiara gli alpinisti bellunesi nel 1963 vanno ad attrezzare una nuova ferrata, anche se definirlo un sentiero attrezzato sembra più appropriato, e lo dedicano alla memoria dell’ingeniere Gianagelo Sperti; un percorso che si snoda in ambienti grandiosi e vari e che attraversa le quinte rocciose che si accavallano nel versante occidentale della parete meridionale.

Dal rifugio 7° Alpini si risale lo zoccolo delle Pale che porta all’attaco della ferrata che veloce senza troppe difficoltà si insinua tra pieghe rocciose caratteristiche della Schiara stessa tra suggestivi archi di roccia fino al nuovo bivacco Sperti (2000 mt) collocato nell’estate del 2021 in sostituzione del vecchio vittima di stagioni ed intemperie.

Una meravigliosa passeggiata di croda, adatta anche a chi proprio alpinista non lo è, estremamente funzionale nei primi anni 60, per accedere alle vie alpinistiche del Burel, delle Pale, per i ritorni dalle rispettive ascensioni, e per traversate turistico-alpinistiche sui versanti settentrionali del Gruppo.

Dal bivacco si risale per cresta, e poi di canalone in canalone tra le Pale, si sale prima verso la Forcella Viel e dopo poco per una parete verticale bene attrezzata, si raggiunge la Forcella Sperti (m2300), sulla cresta della Seconda Pala, con lo sguardo oramai sul versante Nord. Il sentiero attrezzato corre ora lungo la cresta di queste ultime sempre guardando a nord i van de la S’ciara fino araggiungere la Forcella della Gusela e chiudere quindi l’anello con l’incrocio del sentiero 503 che sale dal versante nord.

Il percorso “ferrato” della Schiara né all’epoca né nell’odierno difficilmente trova pari; ci si muove su magnifica dolomia sana per oltre cinque chilometri con alternanza di camini creste, canali e cenge esposte, con paesaggi mai uguali, con la possibiltà di vivere la roccia in velocità e sicurezza, ma anche di soffermarsi con i tre punti di bivacco in un contesto quasi anacronistico per l’epoca che viviamo.

Via ferrata Guardiano al Monte Pelf
Al fine storico alpinistico il gruppo si completa con la ferrata del monte Pelf, fratellone morbido che si separa dalla Schiara dall’intaglio della forcella del Marmol. Proprio dalla forcella parte il sentiero attrezzato dedicato a Marino Guardiano, valligiano mancato nel 1981, e che sale il versante nord del Pelf fino alla cima a quota 2502m, senza particolari difficoltà, sempre in un ambiente maestoso e silente.

Via Ferrata Zacchi 1952
- Via Ferrata Berti 1959
- Via Ferrata Piero Rossi (ex Marmol) 1967
Via ferrata Sperti 1963
- Via ferrata Marino Guardiano 1982

Fabrizio Gaspari, Rifugio Settimo Alpini e Luca Sovilla, Belluno

Info: www.rifugiosettimoalpini.it

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Note:

GLI AUTORI
Fabrizio Gaspari, nato e cresciuto a Belluno, fin da bambino coltiva la passione per le montagne di casa. Predilige itinerari meno conosciuti, alla ricerca di un alpinismo più d'avventura, intimo e a stretto contatto con la natura e la cultura locale. Appassionato di storia dell'alpinismo bellunese, dal 2023 è gestore, insieme a Chiara Dall'Armi, del rifugio Settimo Alpini al Pis Pilon situato alla base della parete Sud della Schiara. Inoltre, dal 2024 è a. Guida Alpina, attività che svolge soprattutto nelle amate Dolomiti Bellunesi.

Luca Sovilla, nato e cresciuto a Belluno, ultrarunner ed appasionato esploratore delle Dolomiti, in particolare la Schiara che considera la sua seconda casa e alla quale ha dedicato il pluripremiato podcast Tra le pieghe della Schiara, basato su Schiara Storia e immagini dell' Alpinismo Bellunese scritto insieme a Gianpaolo Sani. Se non sta correndo in montagna, Cranner come viene sopranominato è sicuramente dietro il microfono come speaker ufficiale delle gare di trail running.




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