Dylan Chuat ripete Move (9b/+) a Flatanger in Norvegia

Dylan Chuat ha ripetuto 'Move' a Flatanger in Norvegia. Il report del 24enne climber svizzero del 9b/+ liberato da Adam Ondra nel 2013
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Dylan Chuat ripete 'Move' (9b/+) a Flatanger in Norvegia, agosto 2025
Alexis Guérin

Tre anni fa ho scoperto Flatanger per la prima volta. All’epoca, avevo salito la maggior parte degli 8c della grotta e anche Thor’s Hammer. Da quel momento, l’idea di tornare non mi ha mai abbandonato. Per me, Flatanger è una falesia perfetta: sembra che gran parte dei blocchi di arrampicata si sia riunita su cinquanta metri di strapiombo. Senza dubbio, è la mia falesia preferita al mondo.

Quest’anno ho deciso che era il momento di fare il passo successivo. Da tempo sognavo di provare un 9b o addirittura qualcosa di più difficile – sognavo una linea che mi avrebbe spinto al mio limite. Fino ad ora, avevo tentato solo vie di cui sapevo, fin dal primo tentativo, che prima o poi ne sarei venuto a capo. Ma Move era diversa. Liberata da Adam Ondra nel 2013, è una linea logica, naturale, che corrisponde perfettamente al mio ideale di arrampicata. A questo livello, un 9b (o più duro) completamente naturale è incredibilmente raro – oggi quasi inesistente – quindi la scelta di provare Move è stata ovvia.

Per il mio primo vero grande viaggio di solo arrampicata avevo pianificato tre mesi interi in Norvegia. Le condizioni sono state tutt’altro che facili: per quasi un mese è stato impossibile arrampicare a causa delle ondate di caldo. Ho approfittato di quel periodo per visitare le Isole Lofoten con la mia ragazza e lavorare come tracciatore ad Oslo. Il meteo è stata una sfida costante, ma non ho mai perso la speranza.

All’inizio, mi sono sentito subito molto bene. Ma presto ho capito che mi mancava la resistenza specifica per la grotta, e quella lunga pausa lontana da Flatanger è sembrata infinita. A volte, ho persino pensato che stavo perdendo tempo prezioso. Eppure, una volta tornato, i progressi sono stati rapidi: ho fatto delle belle sequenze, e due volte sono caduto dall’ultimo crux… e finalmente, al terzo serio tentativo, tutto ha funzionato, e ho chiuso la via.

Ricordo vividamente il momento in cui ho moschettonato la catena. Per qualche secondo, non ero sicuro di aver davvero fatto la via o se fosse solo un lungo tentativo. Non ho urlato subito – ero in uno stato di puro flow, completamente assorbito dal momento. Ma questa volta, era tutto vero.

Per me, questa salita è più di un semplice risultato sportivo: è la realizzazione di anni di sogni, viaggi rimandati, infortuni e dubbi. Sembra anche il primo passo di un nuovo capitolo. Voglio spingermi oltre, tentare altre vie di questo livello e ancora più difficili. Per farlo, dovrò ritagliarmi più tempo e, spero, trovare il giusto supporto. Ma credo che questa salita segni l’inizio di un lungo, nuovo cammino davanti a me.

- Dylan Chuat, Svizzera




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