Prima salita del Kimshung in Nepal per François Cazzanelli, Beppe Vidoni, Lucas Waldner e Benjamin Zörer
Il 20 ottobre 2025 gli alpinisti valdostani François Cazzanelli e Giuseppe Vidoni, insieme agli austriaci Lucas Waldner e Benjamin Zörer, hanno realizzato la prima salita del Kimshung (6781m) in Nepal. Anche conosciuta come Tsangbu Ri, questa splendida cima si trova nella valle di Langtang ed era già stata tentata diverse volte in passato, anche da Cazzanelli e Vidoni che l'anno scorso insieme a Francesco Ratti e Stefano Stradelli erano riusciti a salire fino a 6500m sulla parete nordest.
Per tutto il 2025 Cazzanelli e Vidoni si sono preparati al meglio per questa inviolata cima e, poco prima della partenza, hanno saputo che Waldner e Zörer stavano adocchiando lo stesso obiettivo. Arrivati in Nepal e dopo la prima fase di acclimatamento, i quattro hanno deciso di unire le forze. Il 19 ottobre sono partiti dal campo base, hanno bivaccato alla base del ghiacciaio Kimshung a 5450 metri, e la mattina successiva sono partiti per affrontate i 1300 metri di via. Hanno superato il punto più alto del tentativo precedente e, grazie alle condizioni eccellenti, hanno raggiunto la cima alle 12:30, per poi scendere attentamente e ritornare al campo base alle 19:00. La nuova via si chiama Destiny (60°, AI4, M5) e, realizzata dopo quasi 10 anni di corteggiamenti, rappresenta una sorta di cerchio che si chiude per Cazzanelli.
Per prima cosa complimenti François. Come ti senti dopo aver raggiunto questo obiettivo?
Raggiungere la vetta del Kimshung è un sogno che coltivo da ormai dieci anni. Ho vissuto molte avventure su questa montagna, qualcuna bella, qualcuna difficile, e posso dire che ora finalmente mi sento che il cerchio si è chiuso.
Il successo è arrivato al quarto tentativo…
Il quarto tentativo, ovvero il terzo in cui ho effettivamente scalato. Nel 2015 volevamo fare il primo tentativo, ma non abbiamo nemmeno iniziato a scalare perché ci siamo fermati a prestare soccorso dopo il terribile terremoto in Nepal.
Il secondo tentativo, invece, com’è stato?
Un secondo tentativo c’è stato nel 2016, insieme a Giampaolo Corona ed Emrik Favre. Abbiamo provato a salire sul versante ovest, abbiamo fatto un tentativo bellissimo ma ci siamo fermati a circa 6400m a causa del vento forte. Sembra alto ma conoscendo meglio la montagna, mi rendo conto ora che tutto il difficile era ancora da fare. In ogni caso, mentre aspettavamo un’altra finestra di bel tempo Emrik ha dovuto lasciarci per motivi di lavoro, io e Giampaolo siamo rimasti altri dieci giorni e abbiamo riprovato a salire. Durante questo tentativo però ho avuto un incidente, sono stato colpito da una scarica di sassi mentre salivamo slegati, fortunatamente sono riuscito a rimanere attaccato alle picche, ma mi sono ferito gravemente al braccio, Giampaolo mi ha aiutato a scendere fino al campo base, 18 doppie, gli devo la vita. Una volta scesi un elicottero mi ha trasportato in ospedale a Katmandu e sono stato operato d’urgenza.
Dopo questo incidente ci hai messo un po’ per ritornare sul Kimshung…
Inizialmente non ne volevo sapere di riprovarci e mi sono preso una bella pausa. Nel 2022, io dopo il K2 e Giampaolo dopo l’Annapurna, volevamo ritentare la montagna, purtroppo il destino ha voluto diversamente. Nel 2024 abbiamo organizzato un’altra spedizione con amici fidati, e anche se ci eravamo spostati sul versante nord-est, anche in questo caso il nostro primo tentativo è stato interrotto dal vento intorno ai 6500m. La nordest era già stata tentata da altre spedizioni e avevamo optato per quella perché il versante ovest ci era sembrato troppo pericoloso. Poi stavamo per fare un secondo tentativo, ma non siamo mai partiti perché, giusto quando eravamo pronti, è arrivata la richiesta di soccorso per Ondrej Húserka sul Langtang Lirung, e ci è sembrato naturale cercare di aiutare loro.
Ed ecco quindi il tentativo di quest’anno, con Beppe Vidoni, secondo me uno dei più forti alpinisti italiani. Ci siamo preparati per un anno, e abbiamo deciso di riprovarci sul versante nord-est.
Poi però eravate in 4?
Sì, c’è stata la sorpresa dei due ragazzi austriaci, Benjamin Zörer e Lucas Waldner, anche loro volevano tentare questa salita. L’avevo scoperto già da casa attraverso l’Himalayan Database, poi quando ci siamo conosciuti lì abbiamo visto che erano molto giovani e preparati, così, dopo un acclimatamento separato, abbiamo deciso di fare squadra. Abbiamo pensato che potevamo imparare qualcosa dal loro entusiasmo, oppure magari trasmettere a loro la nostra esperienza. In montagna ci siamo aiutati a vicenda, e oltre alla cima ci siamo portati a casa una bella nuova amicizia.
Raccontaci qualcosa di più sulla via
Quello che posso dire è che in questi anni ho imparato che il Kimshung è una montagna molto complicata e particolare, è estremamente verticale, non ha un versante facile. Il fatto che si trovi al confine con l’altopiano del Tibet rende questa montagna molto esposta ai venti, questi durano vari giorni e cambiano drasticamente le condizioni della neve e del ghiaccio.
Per questo tentativo direi che abbiamo avuto fortuna, per la prima volta abbiamo trovato un lungo periodo di tempo bello e stabile, con delle condizioni eccezionali. Tra il 19 e il 20 ottobre non c’era vento, la notte faceva un po’ freddo ma durante il giorno c’era caldo. Ci siamo detti “adesso o mai più” e, devo dire, ci siamo giocati bene le nostre carte.
C’è qualcosa che ti ha particolarmente colpito di questa via?
Sicuramente la parte più vicina alla cima. Era piena di neve ed era impossibile assicurarsi, quel tratto è stato davvero impegnativo e pericoloso. Abbiamo arrampicato in conserva, con i picchetti da neve, ma non ci è mai passato per la testa di testare la loro tenuta. È stata una delle rare volte dove, per arrivare in cima, ho dovuto pensare molto bene a dovere mettere i piedi. Anche la discesa, poi, è stata complicata. Dopo aver disarrampicato quel tratto, abbiamo fatto 12 doppie, tutte da attrezzare.
Alle 19 eravate di nuovo al campo base?
Sì. Siamo partiti il 19 ottobre dal campo base e abbiamo bivaccato a circa 5450m. Il giorno dopo ci siamo svegliati all’1:30 e siamo partiti alle 03:00. La cima l’abbiamo raggiunta il 20 ottobre alle 12:30 e alle 19:00 siamo rientrati al campo base a valle.
Lì siete stati accolti dagli altri membri della spedizione?
Sì, e a questo proposito vorrei fare una menzione speciale a tutti gli altri ragazzi, a Roger Bovard, Marco Camandona, Etienne Janin e Stefano Stradelli. Hanno osato sognare l’inviolata cresta NE dello Yansa Tsenji (6567m), non ci sono riusciti, ma tutti si sono messi in gioco. Bravi, veramente.
Ultima domanda François: questa via, come la valuteresti per difficoltà, bellezza e soddisfazione?
Una via di questo tipo è complicata da valutare. I singoli tiri non sono mai estremi, la difficoltà sta nell’ingaggio complessivo, è indubbiamente una salita impegnativa. Per quanto riguarda la soddisfazione direi che in questo caso è totalmente diversa rispetto alle altre volte, alle altre salite. Non ho mai dovuto corteggiare qualcosa così a lungo, nemmeno la mia compagna! Confesso che mi ci è voluto del tempo per metabolizzare la salita, anche perché è davvero la chiusura di un cerchio e di un percorso lungo dieci anni.






































