Alessandro Larcher ripete Silbergeier in Rätikon

Alessandro Larcher racconta a Laura Giunta la sua salita di 'Silbergeier' in Rätikon, ovvero una delle vie lunghe più importanti e difficili delle Alpi, aperta dal basso da Beat Kammerlander nel 1993.
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Alessandro Larcher, atleta del team Petzl Italia, sulla 'Silbergeier', IV Kirchlispitze, Rätikon, Alpi Svizzere
Nicolò Conterno

Possiamo dire che alcune vie sono vere e proprie icone e la mitica "Silbergeier" è di certo una di queste. Silbergeier rientra nell’olimpo dei sogni di ogni alpinista. Alessandro Larcher, classe 1999 ed atleta del team Petzl Italia, neo laureato in Medicina e figlio d'arte - suo padre Rolando è infatti uno degli alpinisti italiani più conosciuti e stimati - ha ripetuto a fine estate questo gioiello.

160 metri di parete, sei lunghezze fino all’8b+, stiamo parlando di una delle vie di arrampicata sportiva alpina più importanti e difficili delle Alpi che si trova sul versante svizzero del massiccio del Rätikon. Contesto alpino tra i più spettacolari del mondo, roccia spaziale, per una via che richiede forza, resistenza, precisione e una costante presenza mentale.

Ripetere Silbergeier significa misurarsi con uno dei più grandi alpinisti della storia: aperta dal basso dall'austriaco Beat Kammerlander nel 1993, e liberata dallo stesso Kammerlander l'anno successivo, Silbergeier è subito diventato un test ambito e ricercato, non soltanto per le difficoltà tecniche, ma anche per l'arrampicata severa ed i lunghi run-out, ovvero il risultato dello stile di apertura di Kammerlander, dal basso e senza compromessi.

L'elenco dei ripetitori comprende una sorta di albo d'oro dell'arrampicata sportiva, con climber del calibro di Peter Schäffler, Stefan Glowacz, Pietro Dal Prà, Harald Berger e Adam Ondra che, nel 2007, ha effettuato la prima salita in giornata della via e poi nel 2011 Silbergeier ha finalmente ricevuto la sua prima salita femminile ad opera di Nina Caprez.

Abbiamo chiesto ad Alessandro Larcher di raccontarci questa salita, arrivata al culmine di un’estate da incorniciare, iniziata con un grande traguardo raggiunto, ovvero la Laurea in Medicina.

Ale, da quanto tempo sognavi la salita di Silbergeier e quando hai capito che eri pronto per affrontare questa via iconica?
Ho iniziato a scalare circa dodici anni fa e fin da subito mi sono appassionato tantissimo al mondo dell’arrampicata. Finita scuola tornavo a casa e se non potevo scalare passavo ore e ore a vedere video di arrampicata. Nella moltitudine di video che guardavo e riguardavo, quello di Nina Caprez e Cédric Lachat su Silbergeier è sicuramente sempre stato tra i miei preferiti!

Ricordo che guardavo il video, ammiravo la bellezza della via e la bravura dei suoi protagonisti e sognavo di poter esserci io un giorno su quei movimenti precari e su quella parete! Sono passati gli anni, ho continuato a guardare e riguardare quel video, le mie skills sono cresciute e finalmente quest’estate ho trovato il tempo per andare a provare quella fantastica via.

È stato difficile trovare il compagno di cordata giusto?
Per provare vie di questo genere non è mai facile trovare compagni motivati perché la via è impegnativa sia a livello fisico che soprattutto a livello mentale, visti i lunghi run out che la contraddistinguono, anche e soprattutto sui tiri più duri della via e nelle sezioni più difficili… serve scalare bene, stare tranquilli e serve saper fare bene sicura. Negli ultimi anni sto scalando molto con Luca Bertacco e Alex Ventajas, due amici fortissimi con i quali mi sento davvero allineato e in sintonia. Appena ho proposto loro di andare a provare Silber erano entrambi entusiasti! Luca purtroppo a fine settembre era impegnato e quindi siamo partiti verso il Rätikon solamente io e Alex.

Quante volte sei stato in Rätikon per provare Silbergeier?
L’idea iniziale era quella di rimanere una settimana per provare la via ma la finestra di bel tempo ci ha concesso solo quattro giorni. Il programma era chiaro, avremmo studiato i primi quattro tiri il primo giorno e poi gli ultimi due il secondo giorno, lasciando le statiche in parete, successivamente in base alle difficoltà che avremmo incontrato avremmo deciso come procedere. Avendo un livello simile con Alex ci siamo divisi le lunghezze da fare da primi di cordata, in modo da risparmiare energie, tempo e pelle! Abbiamo fatto un super gioco di squadra e tutto ciò ci ha permesso nonostante le altissime temperature di muoverci bene su tutte le bellissime lunghezze della via!

Quale pensi sia la sfida più grande per Silbergeier? La lunghezza che ti ha emozionato di più? Qual è stata in definitiva la chiave del successo?
Dopo tanti anni di attesa prima di provare Silber mi ero creato delle grandissime aspettative e temevo che la via potesse non rispecchiarle. Prima di provarla mi sono chiesto se fossi pronto e se avessi il livello adeguato a salirla. Una volta toccate le prese, già il primo giorno, ho compreso che la via era ancora più bella di quel che appariva nel video. A questo punto stava solo a me.

Il giorno del push, dopo aver risolto le prime 4 lunghezze tutte al primo tentativo, ci ho messo tre giri per passare il tiro chiave. Sull’ultimo tiro, in origine valutato 7c+ ma che ora dopo la rottura di alcune prese risulta molto impegnativo e precario, pensavo di dover abbandonare la salita in libera dopo essere caduto al boulder finale per tre giri consecutivi. Mi sentivo sempre più stanco. Grazie al supporto immenso da parte di Alex ho deciso però che non poteva finire così… non potevo arrendermi a quel punto! Ho quindi deciso di fare un ultimo giro e scalando al mio limite sono riuscito a passare la sequenza boulder e a raggiungere la sosta.

Quel momento è stato incredibile… pochi istanti prima credevo di dover rinunciare a quel sogno ma alla fine racimolando le ultime energie mentali e fisiche e grazie al supporto del mio grande amico sono riuscito a raggiungere la cima. Sono sicuro che senza Alex e senza tutto il lavoro di squadra che abbiamo fatto non sarei riuscito quel giorno a salire la via! Proprio il lavoro di squadra è stato per me la chiave del successo su Silbergeier!

La tua è stata un’estate all’insegna di salite di riferimento sull’arco alpino. Cosa ti ha spinto a spostare il tuo baricentro verticale verso le multi-pitch, l’alpinismo e addirittura l’apertura di una nuova via in Turchia? Senza contare che a luglio ti sei laureato in Medicina… Come sei riuscito a conciliare un percorso così totalizzante con la tua attività da atleta?
Crescendo sto evolvendo come persona e come atleta e negli ultimi anni ho sempre sentito crescere la pulsione verso nuove sfide e nuove esperienze che però ho in parte dovuto accantonare perché questi anni universitari sono stati bellissimi ma sicuramente molto impegnativi a livello di tempo e di energie investite nello studio.

Credo che avere progetti e obiettivi al di fuori dello studio mi abbia aiutato molto e mi abbia dato quella valvola di sfogo che mi ha permesso di superare anche nello studio i momenti più impegnativi. Ho sempre cercato di allenarmi con costanza e di scalare il più possibile ma dopo la laurea a luglio ho finalmente avuto il tempo per dedicarmi davvero all’arrampicata, alla montagna e alle multipitch! L’estate verticale è iniziata con l’avventura in Turchia dove assieme a Rolando Larcher e a Federica Mingolla abbiamo aperto dal basso e liberato una nuova via sulla parete nord del Demirkazik. Sicuramente questa avventura e tutti gli insegnamenti che i miei compagni mi hanno trasmesso hanno posto le basi per tutti i successivi progetti estivi tra i quali sicuramente spicca Silbergeier!

Cosa dobbiamo aspettarci per il 2026?
Per il prossimo anno la lista di progetti è lunghissima e spazia dalla falesia alle bigwall. Inizia ora per me un periodo nuovo sia come persona che come atleta e non vedo l’ora di scoprire ciò che mi aspetta.

E noi Ale non vediamo l’ora di scoprirlo insieme a te. Ma il messaggio più potente che ci lascia il racconto di Alessandro Larcher, atleta appassionato, studente modello e oggi dottore tra le corsie di un ospedale, è che non si vince da soli, che ogni risultato è frutto della condivisione e che ogni esperienza verticale serve a migliorarci non solo come atleti ma soprattutto come persone.

di Laura Giunta

Info: Petzl

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