Nuove vie di ghiaccio e misto nelle Dolomiti per Kurt Astner e Christoph Hainz

Il report di Kurt Astner che, insieme a Christoph Hainz, nei mesi di febbraio e marzo 2022 nelle Dolomiti ha aperto tre nuove vie di ghiaccio e misto: 'Samurai' in Val Travenanzes, 'River Dance' e 'The Rock' in Val Pra del Vecia.
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Christoph Hainz in apertura su Riverdance in Val Pra del Vecio, Dolomiti (Kurt Astner, Christoph Hainz 02/2022)
Kurt Astner

Verso metà febbraio 2022, insieme al mio compagno di cordata Christoph Hainz abbiamo deciso di dirigerci verso la Val Travenanzes con l’obiettivo di valutare la condizione delle cascate.

La parte centrale era ben formata e, come sempre in questo periodo, le vie classiche come Sogno canadese e molte altre erano già occupate! Abbiamo allora deciso di andare a esplorare la parte finale del muro, dove parte la via Candela Sospesa. A pochi passi ci segue un altro gruppo di scalatori, ma non appena vedono dove attacchiamo decidono di tornare indietro. Durante la nostra salita notiamo una bella linea di ghiaccio e misto sulla nostra destra e, come tante volte, Christoph e io ci guardiamo: abbiamo capito dove andare!

Due giorni dopo attacchiamo. Un tiro facile ci porta sotto al muro nero. Da qui parte un pilastro verticale che ci porta sotto a un tetto giallo dolomitico, dove la parte finale si rivela quella più delicata di questo tiro. Successivamente faccio la prima sosta sulla roccia. Quindi Christoph apre il terzo tiro, uno spettacolare traverso di ghiaccio dove si sale da una colonna all’altra. Il quarto tiro parte invece su dry dove utilizziamo anche qualche spit come protezione. Dopo diversi movimenti ritorniamo sul ghiaccio, scalando un passaggio veramente bello. Il quinto tiro offre una scalata di Dry, su roccia compatta nella prima parte, e un finale su una piastra di ghiaccio. Arriviamo quindi al tiro finale, che ci porta in cima da cui è possibile scendere in doppia lungo la via Candela sospesa. Abbiamo chiamato la linea Samurai, e nei suoi 180 m è gradata complessivamente W5 M6+/7.

Qualche giorno più tardi cambia la location, ma l’intenzione rimane la stessa. Ci infiliamo nel vallone con i nostri zaini pesanti e lentamente ci muoviamo verso la Cresta Bianca in Val Pra del Vecia. Dopo mezz'ora siamo sotto a un muro giallo strapiombante, con tante righe nere. A vederlo da sotto, tanto compatto e chiuso, ci impressiona la vista verso l’alto della colonna ghiacciata, attaccata alla parete come una barba bianca.

Decidiamo di partire tutto a sinistra per aprire il primo tiro, un pilastro di ghiaccio blu, bellissimo. Nasce da una fessura che ci apre la porta e ci fa seguire la nostra linea logica verso destra. Secondo me questo è uno dei tiri di misto più belli che io abbia mai salito durante la mia attività invernale.

Raggiunto il termine della fessura Christoph prepara una sosta su una cengia larga e comoda. Da questa sosta, eventualmente, è possibile scendere in doppia senza problemi. Tocca quindi di nuovo a me salire da primo. Attacco una colonna di ghiaccio, un grande aiuto per i primi metri. Dopo, fino alla candela sospesa, la roccia si presenta estremamente chiusa. Per questo mi sono dovuto aiutare creando alcuni hooks per poi poter salire in libera. In questo tratto la roccia era veramente troppo compatta per fare altro, purtroppo.

Alla fine sono nati tre nuovi tiri: i primi due completamente su ghiaccio; il terzo è un tiro dry e appunto non super naturale, ma bellissimo per chi apprezza il dry-tooling. Per quanto riguarda noi, speriamo che la nostra scelta di apertura venga rispettata e che la via, chiamata River Dance, rimanga così com’è stata aperta. Gradata WI5 M9+, ha anche già visto la sua prima ripetizione onsight da parte di Yannick Glatthard, un forte ragazzo svizzero, che ha confermato la difficoltà.

Pochi giorni dopo l’apertura di River Dance ci troviamo di nuovo sotto la parete, questa volta sulla parte opposta. Sui primi 25 metri troviamo un misto di neve, ghiaccio e roccia che portano alla base di un pilastro vertical, dove Christoph si ferma per attrezzare la prima sosta. Da lì in avanti ci muoviamo su un bellissimo traverso di ghiaccio verso destra, divertimento puro scalare su questo tratto. Poi una colonna molto ripida e difficile al termine della quale troviamo una cengia che ci porta a sinistra, dove attrezziamo la seconda sosta.

Per chiodare il terzo tiro seguo una fessura logica fin sotto a una stalattite bella grande, che cerco di aggirare senza romperla per andare a prendere la fessura successiva. Dopo 35 metri di roccia veramente strapiombante raggiungo una bella cengia dove posso fermarmi e fissare una nuova sosta. Una gran fatica chiodare questo tiro, ma che bellezza scalarlo ed eseguire quei movimenti spettacolari. Ancora un tiro di traverso facile per arrivare in cima allo strapiombo e la nuova via, di cui vado molto fiero, è completa.

Successivamente siamo tornati per aprire un altro tiro alla base, come alternativa alla partenza o, meglio, come aggiunta a questa via. Il tiro parte su un pilastro di ghiaccio bello grande e si sposta verso destra per andare a prendere la colonna finale. Il tiro condivide la stessa sosta dell’attacco di destra.

L’itinerario si chiama “The Rock” ed è stato liberato in modalità rotpunkt a marzo, logicamente salendo tutti i tiri da capocordata.
Come materiale consiglio una corda da 60 metri, 12 rinvii, 6-8 chiodi da ghiaccio e una rap line o seconda corda. Nel caso di caduta sul tiro chiave bisogna avere con sé la rap line, altrimenti diventa difficile tornare alla sosta sottostante; la parete è veramente strapiombante. Qualche cam di misura media, 0.50 – 2.0, potrebbe essere utile. Tutte le protezioni, comprese le soste, sono state lasciate in parete. Per la discesa bastano due corde da 60 metri.

Ci tengo, in conclusione, a ringraziare Christoph Hainz per questa avventura durata quasi un mese. È stata soddisfazione pura stare in giro, aprire vie insieme e ripensare al vissuto la sera, davanti a birra e speck. Esattamente come facevamo negli anni Novanta.

di Kurt Astner




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