Numbur Peak in Nepal, prima salita della parete sud per Hervé Barmasse, Felix Berg e Adam Bielecki

Intervista all'alpinista Hervé Barmasse che, insieme a Felix Berg e Adam Bielecki, il 19 ottobre 2025 ha raggiunto la vetta del Numbur Peak (6958m) in Nepal. I tre hanno salito l'inviolata parete sud in stile alpino.
1 / 8
Adam Bielecki, Felix Berg e Hervé Barmasse in cima al Numbur Peak (6958m) in Nepal. I tre sono saliti in prima assoluta ed in stile alpino la parete sud, con un bivacco, tra il 18 e 19 ottobre 2025
Hervé Barmasse

Tra il 18 e il 19 ottobre 2025, una fortissima cordata internazionale composta dal valdostano Hervé Barmasse, dal tedesco Felix Berg e dal polacco Adam Bielecki ha scalato in stile alpino l'inviolata parete sud del Numbur (6958m), nella valle di Rolwaling in Nepal. La via del trio segue inizialmente la linea già tentata da un team catalano nel 2016, lungo una logica sequenza di spettacolari cascate di ghiaccio, per poi deviare su un percorso più diretto, difficile e incerto, ma meno esposto a scariche di ghiaccio e pietre. Una di queste ha colpito Barmasse, fortunatamente senza gravi conseguenze. La cordata ha anche affrontato un bivacco freddissimo a 6.900 metri, senza tenda né sacco a pelo, con raffiche di vento fino a 60 km/h e temperature scese fino a -25 °C. La via, battezzata "Nepali Ice SPA", è stata gradata complessivamente ED-, VI, WI5, M4 ed è stata descritta come “un’ascensione thriller, tecnicamente splendida”. Al di là della vetta raggiunta e della prima salita assoluta della parete sud, quello che rimane è un'esperienza che per ore ha messo alla prova la loro resilienza e resistenza, ma soprattutto un viaggio umanamente profondo che potrebbe aprire nuove porte in futuro.

Hervé congratulazioni! Intanto come stai? Come va il braccio?
Il braccio è tornato come nuovo. Come avevo scritto sui miei profili, faceva molta impressione ma il danno per fortuna era contenuto.

Allora, come mai questa cima? Cos'ha di speciale?

Il Numbur lo abbiamo scelto per la sua eleganza. È una montagna con linee pulite, geometrie perfette e un’estetica che conquista. Ma c’era di più: dalle foto la parete Sud mostrava più opzioni di salita e un sistema di cascate di ghiaccio incredibilmente invitante. Per chi ama l’arrampicata su terreno misto è impossibile chiedere qualcosa di meglio. Inoltre, nei nostri piani, quelli che si fanno a tavolino, o in aereo verso Khatmandu, dopo aver salito la parete Sud avremmo voluto esplorare anche le cime minori della zona. Ma è stato sufficiente arrivare al campo base e la montagna ha deciso per noi. Le copiose nevicate dei primi giorni hanno trasformato l’area da un giardino fiorito a un giardino d’inverno, un ambiente stupendo ma complesso. Era evidente che tutte le energie dovevano essere concentrate su quell’unico obiettivo. Persino l’avvicinamento al Numbur ha richiesto ore di tracciatura nella neve.

E questo team come si è formato?
Volevo tornare in Himalaya, ma con uno spirito diverso. Dopo l’impegno fisico e mentale necessario per tentare la prima ascensione di un 8000 invernale in stile alpino, avevo bisogno di una spedizione più tecnica, divertente, e allo stesso tempo utile in vista di progetti futuri sulle 14 cime più alte del mondo. Per farlo servivano compagni con la stessa visione. Ho chiamato Adam - lo avevo conosciuto anni fa, molto prima che diventasse noto a tutti. Abbiamo parlato, condiviso idee e sin da subito. Adam ha coinvolto anche Felix, suo storico compagno di cordata. Così è nata questa squadra: un italiano, un polacco e un tedesco. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma invece è stata una cordata vera. Ovviamente strada facendo ci siamo conosciuti meglio. Si sa, noi alpinisti spesso abbiamo decisamente un carattere e una personalità forte. Tutti ci sentiamo leader, ma quando le motivazioni e l’obiettivo sono comuni, l’orchestra - la cordata - non ha bisogno di un direttore. La musica nasce da sola.

La salita ha iniziato a complicarsi ancora prima di partire, con Adam che si è sentito male all'attacco.
Adam era debilitato, non riusciva a mangiare né bere. Arrivati alla terminale ci ha detto che, se avessimo voluto, avremmo potuto continuare senza di lui. Ma una cordata è una cordata: si sale assieme e si scende assieme. Chiunque di noi poteva essere al suo posto. La forza è restare squadra proprio in quei momenti. Abbiamo deciso di provarci comunque, pronti a tornare indietro se necessario. Soni sicuro che rifaremmo la stessa scelta domani. Penso che anche in queste situazioni si possa imparare molto. L’alpinismo non è solo azione, bensì anche riflessione.

Inizialmente avete seguito la linea del tentativo dei catalani. Poi avete cambiato per evitare le scariche di ghiaccio e pietre, ma anche dopo aver cambiato percorso non è andata meglio e tu sei stato colpito. Dalle foto sembra un bel colpo! E ciononostante, avete proseguito.
La prima scarica ci ha fatto capire che dovevamo spostarci verso le rocce a sinistra, l’unica zona che poteva offrirci protezione perché solcata da strapiombi di roccia. Prima di riuscirci è arrivata la seconda. Ho sentito Felix urlare, ho alzato la testa e ho visto un sasso puntare dritto verso di me. L’istinto mi ha fatto spostare di pochi centimetri e il sasso ha colpito il braccio, non la testa. Dolore forte, ma nessuna frattura. A quel punto due cose hanno deciso per noi: la voglia di continuare e la consapevolezza che scendere subito ci avrebbe esposti ad altre scariche. Il dolore, in queste situazioni, impari a sopportarlo e a gestirlo. Una volta spostati sotto la verticale delle rocce, non solo eravamo protetti, ma la scalata - già splendida fino a quel momento - è diventata ancora più entusiasmante. Almeno sino a quando ghiaccio, rocce e neve dura hanno ceduto il passo a neve completamente instabile. Per alcune ore successive, zero protezioni, zero margine: se uno di noi fosse scivolato... È andato tutto bene.

A 6900 un bivacco improvvisato. Immagino che già in partenza, sapevate di questa possibilità? Come mai niente attrezzatura per il bivacco?
Onestamente non pensavo avremmo bivaccato. A venti metri dalla vetta sono ritornato sui miei passi e abbiamo valutato la situazione: stanchezza, orario, esposizione. Il bivacco era la scelta più sicura. Per fortuna Adam aveva portato un telo d’emergenza per due persone. Un telo che si compra online per 50 euro, nulla di super tecnico, ma sufficiente per passare la notte. Abbiamo trovato una nicchia sotto una cornice di neve e ci siamo “accomodati”. Non ci siamo scomposti e, all’inizio, non eravamo preoccupati: pensavamo di poter gestire al meglio le basse temperature. Poi il vento è aumentato e tutto è cambiato. Gran parte del nostro buon umore (non tutto) e molte energie se ne sono andate.

Ci racconti di quella notte?
Il vento ha trasformato un bivacco duro in un supplizio. La temperatura stimata dalle previsioni era meno -25°C, ma con le raffiche intorno ai 60 km/h la temperatura percepita era notevolmente più bassa. Le tabelle indicano circa -40°/-42° C. Il telo, privo di pavimento, sbatteva, il freddo penetrava ovunque e rannicchiati uno vicino all’altro, uno contro l’altro, abbiamo cercato di conservare ogni briciola di calore. È stata una notte che non auguro a nessuno ma anche una grande lezione sul limite e sulla resilienza.

Poi alba, la ripartenza, gli ultimi metri.
All’alba i primi raggi hanno scaldato un po’ l’aria e lo spirito. Lentamente, molto lentamente, ci siamo mossi. Un tè caldo, qualche gesto di coraggio, e abbiamo salito gli ultimi metri. Alle 10.00 eravamo in vetta. Una vista indescrivibile sul Nepal. Cinque minuti di gioia pura, poi giù.

Com'è stata la discesa?
Siamo scesi per quella che pensiamo possa essere la via dei Giapponesi (non abbiamo trovato un tracciato), forse con alcune varianti. Più semplicemente dalla cresta Sud Ovest e poi sul lato sinistro della parete sud.

Avevi anche scritto "Tecnicamente, si può anche essere pronti per salire qualsiasi cosa. Ma per un’avventura così, non lo si è mai abbastanza." Adesso che sei tornato, qual è la cosa che ti piace di meno del Numbur?
Non cambierei nulla di ciò che vissuto. Il Numbur mi ha dato molto di più di quello che mi aspettassi e per questo motivo non esiste nessun aspetto negativo. Non cerco l’avventura per raggiungere la cima di una montagna, per andare più lontano o più in alto, ma per incontrare una parte di me che ancora non conosco.
Ringrazio Summit Climb per la logistica e soprattutto Adam e Felix. Lo sappiamo tutti: mai fidarsi degli sconosciuti… e invece stavolta è andata alla grande. Chissà, magari è solo il primo capitolo.

Dopo la salita hai scritto "È stata un’ascensione “thriller”, tecnicamente splendida, umanamente profonda. Un’esperienza in cui, per ore, abbiamo messo alla prova la nostra resilienza e la nostra resistenza al dolore, al gelo."
Perché in certe situazioni la montagna ti mette davanti a decisioni vere. Quando tutto fila liscio impari poco. Invece quando devi adattarti, improvvisare, reagire… È in queste situazioni che cresci e capisci chi sei. Ogni imprevisto sposta il traguardo, ma arricchisce l’esperienza. Il Numbur ci ha messo alla prova su tutto: tecnica, lucidità, fiducia reciproca. Nuove sfide mi aspettano, ma per affrontarle devo sapere fino in fondo quanto sono disposto a dare. Il Numbur me l’ha fatto capire. Il fuoco non si è ancora spento e ho molte idee per il futuro.




News correlate
Ultime news


Expo / News


Expo / Prodotti
Climbing Technology Altimate - imbrago per scialpinismo e alpinismo
Innovativa imbracatura modulare a doppia configurazione per scialpinismo e alpinismo tecnico.
Karpos Storm Evo Pants - guscio / pantaloni uomini
Il guscio definitivo per ogni uscita invernale.
Ferrino Kunene Jacket Woman - giacca impermeabile alpinismo
Kunene è la giacca ultraleggera traspirante, antivento e impermeabile da avere sempre nello zaino.
Singing Rock Rockalp 35+7 - zaino da alpinismo leggero
Zaino da alpinismo leggero per condizioni e terreni impegnativi.
Guanti Grivel GUIDA HDry
I guanti Grivel Guida HDry rappresentano l'evoluzione del modello Guida, arricchiti dalla tecnologia HDry, che li rende ideali in ogni condizione atmosferica.
Petzl Summit Evo - piccozze per alpinismo classico
Piccozza per alpinismo classico Petzl Summit Evo
Vedi i prodotti