Hervé Barmasse e David Göttler chiudono la spedizione invernale al Dhaulagiri

Dopo un’attenta riflessione sulle condizioni meteo, che non lasciano spazio a nuovi tentativi di salita sul Dhaulagiri, Hervé Barmasse e David Göttler hanno deciso di chiudere la spedizione al Dhaulagiri. Partiti con l’obiettivo di realizzare una prima salita invernale in stile alpino si sono trovati ad affrontare condizioni proibitive con venti sferzanti e, ora forti nevicate in arrivo
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Hervé Barmasse e David Göttler sotto il Dhaulagiri in inverno, gennaio 2023
archivio Hervé Barmasse

"A causa delle previsioni del tempo sfavorevoli, David Göttler ed Hervé Barmasse hanno preso la difficile decisione di abbandonare il loro tentativo di salire il Dhaulagiri". Così, sui social, viene comunicata la chiusura della spedizione invernale portata avanti dal valdostano Hervé Barmasse e dal tedesco David Göttler. I due alpinisti puntavano alla prima salita invernale in stile alpino della settima montagna più alta della Terra.

"Quest’anno ci siamo dati 55 giorni di tempo" scrive Barmasse. "Ma il meteo non cambia e ora le forti nevicate metterebbero a rischio anche la permanenza al campo base". Correnti a getto che spazzano la montagna a oltre cento chilometri orari e la prospettiva di abbondanti nevicate, senza certezze su quello che sarebbe stato possibile fare da qui a qualche settimana hanno portato la coppia a rinunciare all’obiettivo. "Non è stato semplice perché non abbiamo mai avuto una vera occasione a causa del meteo". Prima o poi chi vuole cimentarsi con l’altissima quota in inverno sperimenta l’effetto delle correnti a getto. Il cielo magari è sereno e il sole splende in cielo, ma dalla montagna noti pennacchi di neve che si alzano nell’aria. Il segnale che lassù è meglio non andare. Così è successo al Dhaulagiri dove le correnti hanno soffiato quasi ininterrottamente per due mesi, impedendo a Barmasse e Göttler qualsiasi serio tentativo verso l’alto.

Una spedizione al Dhaulagiri in stile alpino
Per la cordata si è trattato del secondo inverno himalayano insieme, dopo il tentativo della scorsa stagione fredda sulla parete Rupal del Nanga Parbat, in stile alpino. "Il sogno di una vita" ci ha raccontato Barmasse qualche giorno fa in un’intervista. "Quest’anno purtroppo ci è stato negato il visto, non perché non siamo ben accetti in Pakistan ovviamente, bensì per salvaguardare la nostra incolumità perché in quella regione hanno recentemente avuto problemi con i Talebani. Il ricordo dell’omicidio degli alpinisti di qualche anno fa al campo base è ancora fresco, così siamo stati obbligati a cambiare programma".

Eccoli allora arrivare al Dhaulagiri, sempre con uno stile minimale. Con loro solo l’essenziale "per scalare in Himalaya come sulle Alpi: 60 metri di corda, un chiodo da ghiaccio, una picca, un rinvio e tre moschettoni". Non solo una questione di stile, ma "di rispetto per ciò che amo, la montagna". Anche la scelta del Dhaulagiri non è casuale, come spiega Barmasse sui social: "A differenza di Lhotse ed Everest non presenta problemi nell’affrontare la prima parte del ghiacciaio con scalette metalliche e altri strumenti che poi rischiano di essere abbandonati".

L’idea di portare lo stile alpino sulle grandi montagne è sempre stata prioritaria per la cordata? Non è un caso che il tentativo della stagione 2021/2022 sulla Rupal del Nanga Parbat sia stato portato avanti in modo minimale, e lo stesso è successo nel maggio 2017 quando hanno affrontato con successo la parete sud dello Shisha Pangma in velocità e con uno stile leggero. Affrontare un invernale con questo stile, a quote proibitive, richiede una buona dose di pazienza e fortuna. La prima non è di certo mancata ai piedi del Dhaulagiri, la seconda si è fatta influenzare dal meteo. Qualcuno già chiede: ci sarà un nuovo tentativo? "Devo riflettere, ma ho promesso alle mie figlie un Natale con loro. Se lo meritano" risponde Barmasse.

di Gian Luca Gasca




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