Restaurata la Via dell’Addio sulla Parete dei Titani in Vallone di Sea

È stata recentemente 'restaurata' sulla Parete dei Titani in Vallone di Sea la via dell’Addio, aperta nel 1983 da Ugo Manera, Isidoro Meneghin, Franco Ribetti e Gianni Ribotto. La via è simbolicamente importante perché venne salita in onore di Gian Piero Motti, appena dopo la sua scomparsa. Di Luca Enrico.
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L'imponente Parete dei Titani in Vallone di Sea, Piemonte
Daniele Cuccotti

Il sole radente sulle cenge di rododendri induce ai ricordi, le spade di luce sembrano far scivolare sui tappeti di muschio e sugli scudi di nero gneiss la memoria di un qualcosa che non è più. Nella mente allora si affollano le mille avventure e i mille progetti incompiuti. Il sole cala e con esso giunge l’ora dell’addio, un commiato definitivo.

Nel giugno del 1983, appena dopo la scomparsa di Gian Piero Motti, il quartetto composto da Ugo Manera, Isidoro Meneghin, Franco Ribetti e Gianni Ribotto volle dedicare all’amico una via su quelle pareti del Vallone di Sea che lungamente Gian Piero, pur senza mai scalarci, rimirò, fantasticando nelle ore dell’imbrunire, quando le ombre definiscono e modellano i diedri e gli spigoli. Forse il modo più bello ed autentico per ricordarlo. Nacque così la Via dell’Addio sulla Parete dei Titani, la struttura più alta del Vallone che, come un gigantesco trampolino, proietta verso i soprastanti Valloni di Leitosa, selvaggi e misteriosi, schiacciati dall’imponente mole dell’omonima vetta. Ugo volle scrivere, subito dopo l’apertura, il bel pezzo che qui riportiamo:

ADDIO di Ugo Manera
Giugno 1983. E’ una domenica grigia, stiamo arrampicando sulle rocce di Sea aprendo un nuovo itinerario sulla più alta delle pareti. La scalata è molto bella, in me ci sono tutte le sensazioni di questi momenti: entusiasmo, tensione, paura di volare, esaltazione per i bei movimenti della scalata.
Ma oggi non è come le altre volte.
Al fondo di tutte queste sensazioni vi è un’ombra spessa, che non scompare ed è definitiva.
Ieri abbiamo accompagnato Gian Piero al cimitero e non è per caso che oggi siamo qui in Sea.
Forse il mio inconscio non riesce ad accettare in modo definitivo la sua scomparsa, forse è per questo che ho deciso di ritornare con altri tre amici su queste pareti.
Forse Gian Piero non ha mai arrampicato sulle pareti di Sea, eppure, ciò malgrado, sono le sue pareti.
Descrivendole è riuscito a dare a queste rocce inanimate una atmosfera che rimarrà sempre ancorata alla valle e sempre sarà rinnovata attraverso i nomi che egli ha scelto.
Sotto queste pareti Gian Piero ha trascorso molte ore in solitudine, accompagnato solo dai suoi pensieri, forse immaginando vie fantastiche, sulla roccia e nella vita, fino alla decisione di uscire dalla vita stessa.
La via che stiamo aprendo si chiamerà: "Via dell’Addio". Addio a Gian Piero.
Questa sera, quando saremo fuori da questa parete, con i muscoli ancora vibranti per l’azione, un senso di vertigine si insinuerà all’improvviso nella mia mente: mai più scendendo lungo la sua valle potrò fermarmi a Breno a raccontare l’avventura a Gian Piero. Mai più! Come ho fatto tante volte in passato.

Quest’anno con mio fratello aprendo la nuova Allucinazioni uditive abbiamo osservato lungamente la parte alta dell’Addio, mai ripresa da nessun restyling e molto raramente percorsa. Nemmeno noi l’avevamo mai fatta, fermandoci molti anni fa ai primi quattro tiri. Ci sembrava però una via che meritava di essere risistemata e rivista, riportata "in vita", magari con qualche nuovo tiro e variante, per renderla più continua ed omogenea. Così quell’idea si è tramutata in realtà. Ci sono voluti tre giorni di lavoro, condivisi con gli amici Luca Brunati, Vanessa Cimolin e Simone Olivetti, il più giovane, campione di corsa in montagna ma subito molto a suo agio nelle vesti del "restauratore". Chi non si dedica a questi lavori, quasi opere mi verrebbe da dire, reputa una perdita di tempo “sprecare” tre preziose giornate sulla stessa via. Invece il bello sta proprio in quello, nel vedere nascere poco alla volta ciò che si sta creando. E devo dire, senza falsa modestia, che il risultato finale è venuto davvero bene. Quando i ripetitori si divertono e trovano la via bella non può che fare piacere.

"Per chi andrà/tornerà da quelle parti andate a ripetere questa (via). Davvero bella. Poche volte ho trovato una via di granito così omogenea e con i tiri tutti bellissimi". È quanto ha scritto una ragazza che non conosco e che non è nemmeno della zona. Queste parole riassumono però bene le caratteristiche di questa via che sta già diventando una classica del vallone. Così come quelle di un utente del sito "Gulliver" che scrive: "La via è assai meritevole, per continuità di grado attorno al 6a, e sviluppo complessivo."

Commenti che spronano ancor maggiormente a proseguire sulla via del ripristino di itinerari come questo, rinato dalle ceneri di un immeritato oblio. "E’ con interventi come questo che si valorizzano itinerari e luoghi che finirebbero abbandonati." È quanto scrive un altro utente sempre di "Gulliver" riassumendo bene la filosofia che spinge a fare questi lavori.

Al Trono di Osiride la via delle Docce Scozzesi, misteriosa e praticamente irripetuta fino al "restauro" del 2017 è ora una degli itinerari più percorsi e apprezzati. Pensiamo che la via dell’Addio possa avere la stessa sorte, da via sconosciuta può divenire una delle più note e ripetute.

Per i ragguagli tecnici c’è la relazione, per il resto penso che tante parole non servano, vi annoierebbero solo, molto meglio scoprire la via da sé, passo dopo passo, fessura dopo fessura, in un gioco di movimenti che vi porterà sulla vetta dei Titani, da dove rimirare il Vallone, con le sue luci e i suoi colori.

di Luca Enrico, C.A.A.I.
Gruppo Valli di Lanzo in Verticale

SCHEDA: Via dell’Addio sulla Parete dei Titani in Vallone di Sea

Info: www.vallidilanzoinverticale.it




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