Al Campanile di Val Montanaia nelle Dolomiti Friulane Fabio De Cesero e Luca Vallata aprono La Poderosa

Gli Strapiombi Nord del Campanile di Val Montanaia hanno rivestito un ruolo enorme nella storia dell’alpinismo dolomitico; un ruolo che appare del tutto sproporzionato se ne si prende in considerazione la mole ridotta e la si confronta con quella invece mastodontica di altri colossi dei Monti Pallidi.
I soli quaranta metri che separano la Terrazza Nord dal Ballatoio sono risibili se accostati ad esempio ai più di mille della Solleder-Lettenbauer sulla Nord-ovest della Civetta; tuttavia essi, a partire dagli anni Venti, furono il palcoscenico di una dibattutissima diatriba alpinistica, che coinvolse praticamente tutte le più importanti figure dell’alpinismo italiano (Piaz, Tissi, Cassin, Carlesso, Comici, Soravito, Mazzorana, per citarne qualcuno), e che, nella coscienza di moltissimi scalatori, sopravvive ancora oggi.
L’alpinista vicentino Severino Casara dichiarò di aver salito da solo, senza scarpe, senza assicurazione, senza testimoni e in una giornata alquanto nebbiosa (il 3 settembre 1925) la prima via attraverso gli Strapiombi Nord. La via era già stata tentata da una cordata capitanata dai fratelli Fanton e sulla parete erano rimasti i loro chiodi, a marcare il punto più alto raggiunto. Questi si trovavano all’inizio di una fessura orizzontale che si lanciava (e si lancia) a destra verso il vuoto dello Spigolo nord-ovest (detto Spigolo a Denti di Sega per via della forma del suo profilo).
Le vicende che seguirono sono meglio che mai raccolte e raccontate dal bellissimo libro "La verità obliqua di Severino Casara" di Italo Zandonella Callegher e Alessandro Gogna e non ha senso in questa sede evocarle con pretesa di completezza. Basti sapere che da allora gli alpinisti si sono sempre divisi tra coloro che credono alla versione Casara e chi vede in tutta quella storia una gran montatura.
La questione del dibattere assumeva importanza per il fatto che, se la via fosse stata effettivamente salita, si sarebbe trattato di un passo in avanti ulteriore, in termini di difficoltà, rispetto alla famosa Solleder- Lettenbauer della Civetta, considerata tradizionalmente la prima via di sesto grado delle Dolomiti, aperta peraltro in quello stesso 1925.
Dopo il grande chiasso scatenato dallo Spigolo a Denti di Sega, seguì solo una seconda salita per via indipendente degli Strapiombi Nord: questa fu opera, nel 1959, di Plinio Toso, detto Orso (di Murano) e Giuseppe Faggian, detto Bepi, (di Pordenone) e affronta centralmente la parete, puntando ad un evidente diedro giallastro.
Ho attraversato decine di volte gli Strapiombi Nord, quattro o cinque volte in salita e tutte le altre in discesa, nella maggior parte dei casi accompagnando i miei ospiti sulla Via Normale: la discesa comune per tutti gli itinerari si svolge a nord attraverso la famosa Calata Piaz (sul Campanile quasi tutto ha un nome: pulpiti, fessure, camini, spigoli, calate, cenge...).
Da qualche anno la vista continuava a cadermi su quello sgombro settore di parete a sinistra della Toso- Faggian attraversato da una grande colata scura. Per salire lungo quella linea io e Fabio De Cesero, abbiamo scelto due giornate terse, il compagno giusto, le giuste scarpette e tutta l’attrezzatura necessaria e abbiamo inoltre fatto molte foto...
I primi due tiri della via, quelli che conducono alla Terrazza Nord, erano già stati saliti in precedenza, e parecchi anni fa a giudicare dai chiodi. Il terzo tiro, quello che sale gli Strapiombi Nord è stato aperto da Fabio il 4 settembre, in sei ore, con alcuni passi di artificiale e un obbligatorio attorno al VII+.
Il 18 settembre la cordata ha raggiunto il Ballatoio per la via Tissi ed ha aperto i restanti tre tiri fino alla cima. Nella stessa giornata, dopo aver meglio posizionato alcuni chiodi malsicuri del terzo tiro, questo è stato liberato, incontrando difficoltà complessive di VIII+.
È una via breve, ma crediamo significativa per tutte le ragioni raccontate poco fa. Si chiama La Poderosa ed è dedicata a tutte le brave persone che a Gaza e in Cisgiordania ogni giorno sono umiliate, affamate e uccise.
- Luca Vallata, Erto