Adieu Korra Pesce

Ha perso la vita sul Cerro Torre in Patagonia Corrado 'Korra' Pesce, la guida alpina italiana conosciuta come uno dei più forti alpinisti della sua generazione.
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Corrado Pesce in cima alla Aguja Mermoz, Patagonia
Corrado Pesce

Oltre alla sua innegabile bravura come alpinista, Corrado "Korra" Pesce era uno dei più sinceri, puri e umili alpinisti in circolazione. Lui non si limitava a realizzare grandi salite senza alcun clamore, ma gioiva e si nutriva anche dei successi degli altri. Per questo era amato e rispettato da tutti. Per questo la sua morte ha colpito così duramente il mondo dell’alpinismo mondiale. Quella scarica di ghiaccio e roccia che l'ha travolto sul Cerro Torre sembra essersi portata via tutto: la sua vita, la sua immensa passione, la felicità per la nuova grande via appena conclusa con il suo amico Tomás Aguiló. Tutto spazzato via in un attimo. Tutto ma non il ricordo di Korra. Il ricordo dell’uomo e dell’alpinista che era.

Nato a Novara nel 1981, si era trasferito a Chamonix nel 2004 per inseguire l'amore per le montagne, sbocciato quando lavorava alla Capanna Margherita ed al Rifugio Torino. Grande esperto dell’arrampicata su ghiaccio e delle vie di misto, ha presto fatto parlare di sé per le sue salite senza compromessi, inizialmente nel massiccio del Monte Bianco, poi lungo tutto l'arco alpino, in Patagonia ed in Himalaya. Era noto come grande conoscitore delle Grandes Jorasses dove spiccano la sua quindicina di salite sulla parete nord, come - per citare soltanto un esempio - la solitaria della via dei Polacchi nel 2014. Ma Grandes Jorasses a parte, Korra era indubbiamente uno degli alpinisti più attivi sulle montagne sopra Chamonix. Spiccano ad esempio la salita di Full Love sulla parete Nord del Peigne con Julien Desecures, Jon Griffith e Jeff Mercier nel 2012 e la ripetizione di Die Hard alla Nord dei Pélérins con Mercier nello stesso anno. Nel 2013 durante un veloce raid nelle Dolomiti - per lui la prima volta sui Monti Pallidi - insieme a Jeff Mercier ha saputo cogliere all’istante la straordinaria colata sulla immensa parete ovest del Sass Pordoi, dando vita a Ghost Dog. Nel 2014 è arrivata insieme a Martin Elias una rara ripetizione della Directe de l’Amitié sulla Pointe Whymper delle Grandes Jorasses, descritta da Korra come "la più impegnativa delle Jorasses e quella che mi ha dato più soddisfazioni." Nel 2016 ha portato il suo talento sui 6454 metri del Bhagirathi III nell' Himalaya Indiano dove insieme a Damien Tomasi, Martin Elias e Sebastien Corret ha ripetuto la via Estrella Impossible. Nel 2020 ha salito l'effimera linea Amore Supercombo sul Pizzo Badile con Andrea Di Donato e Michael Wohlleben, mentre nel 2021 ha ripetuto il Pilastro Sud Ovest del Petit Dru, salendo la Voie des Papas abbinata a quello che è rimasto del famoso Pilastro Bonatti. Un’esperienza importante, sulle orme del "grande Walter".

Il Monte Bianco era il posto dove Korra aveva scelto di vivere e farsi una famiglia, ma per sua stessa ammissione la Patagonia era la sua seconda casa. Nel 2011 Korra ha debuttato sulle montagne alla fine del mondo con la classe che lo contraddistingueva, salendo il Cerro Torre lungo la celebre Via dei Ragni insieme a Michael Lerjen-Demjen, per poi compiere la traversata dall'Aguja Standhardt alla Punta Herron qualche giorno più tardi. Evidentemente in quella occasione ha assaggiato le famose bacche di calafate perché, come da tradizione, è ritornato in Patagonia, nel 2013 per salire l'Aguja Mermoz e la Torre Egger con Manu Cordova, prima di legarsi insieme ad Andrea Di Donato e raggiungere la cima del Fitz Roy lungo la via Supercanaleta. Nel 2014 con Pierre Labbre e Damien Tomasi ha salito l'Aguja Poincenot lungo la via Whillans Cochrane, poi nuovamente il Fitz Roy seguendo prima la via Mate Porro, poi la linea scelta da Renato Casarotto durante la sua solitaria del 1979.

Il colpo da maestro è arrivato due anni più tardi, ovvero la prima ripetizione dopo quasi tre decenni della via Psycho Vertical sulla parete sudest della Torre Egger, effettuata dal 7 al 9 gennaio 2016 insieme a Tomás Aguiló, Roland Striemitzer, Iñaki Coussirat e Carlitos Molina; una via che lui stesso ha descritto come "Forse la via più difficile che io abbia mai salito finora." Adesso invece, subito prima dell’incidente mortale, Korra era riuscito ad aprire insieme al fidato compagno di cordata Tomás Aguiló una nuova via sulla parete nord del Cerro Torre. Non ci sono dettagli della salita, per ovvi motivi, ma non c’è alcun dubbio che si tratti di un capolavoro assoluto. Una linea che testimonierà per sempre la sua bravura e visione alpinistica.

Le montagne sopra El Chalten esercitavano un'attrazione troppo forte per Korra. "È davvero un posto speciale per me." diceva il 41enne novarese. "E' complesso scalare in Patagonia perché il tempo non è quasi mai favorevole" spiegava. Ma ciononostante ritornava quasi sempre. Semplicemente perché, per lui, quelle innumerevoli guglie di granito sopra il Hielo Continental regalavano "un'esperienza incredibile".

CROWDFUNDING
È stata lanciata dagli amici una raccolta fondi a favore di Leia, la figlia 13enne di Corrado Pesce. Per chi volesse contribuire, ecco il link: www.leetchi.com/c/help-to-korras-pesce-daugther




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