Il nuovo record italiano Speed di Beatrice Colli

Fabio Palma, allenatore della climber ed atleta lecchese Beatrice Colli, analizza il nuovo record italiano Speed stabilito, con 7”40, la settimana scorsa dalla Colli a Salt Lake City, USA.
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L'atleta lecchese Beatrice Colli in gara Speed
Dimitris Tosidis / IFSC

È passato inosservato il nuovo record italiano stabilito a Salt Lake City da Bea nella prova di Coppa del Mondo di Salt Lake City, la seconda statunitense. Il record precedente era di 7"67, di Giulia Randi. La stessa Randi lo ha abbassato a 7"58 nelle qualifiche di Salt Lake City, con Bea a 7"60 nelle stesse qualifiche. Poi Bea lo ha prima portato a 7"50 negli ottavi di finale e infine nei quarti, peraltro in una gara non tecnicamente perfetta, frantumato fino a 7"40.

Il lavoro dietro a prestazioni del genere è di una portata tecnica e fisica formidabile. Essendo appassionato di moltissimi sport, sapevo dai 100m e dai 50 stile libero che ogni sprint, nella sua disciplina, è la gara più tecnica, ma è accompagnando Bea in questo percorso che ho compreso fino in fondo cosa significhi.

Come si sa, Bea già a 15 anni ha salito degli 8b in falesia, in Boulder é attualmente prima nel Ranking europeo U20, e certamente in complessità della gestualità il Boulder è fra gli sport più vari e profondi che io conosca.

Tuttavia la precisione millimetrica è il lavoro esatto al centesimo della Speed, uno sprint in cui puoi scivolare, é stupefacente. Il tempo di 7"40, ovvero sotto la barriera del 7"50, è clamoroso ma si spera non definitivo. La straordinaria Miroslaw è a 6"53, un tempo assurdo, e circa 6 donne nel mondo sono capaci di avvicinare i 7", una vera e propria barriera del suono.

Da allenatore so che siamo esattamente sul confine di due meccanismi energetici. Cambia proprio tutto, erano anni che non studiavo così tanti articoli scientifici (e che fatica, a 57 anni...).

Così come il Boulder moderno ha portato nelle gare le grandi intuizioni di Johnny Dawes così la Speed ha portato addirittura all'Olimpiade il concetto di velocità che Todd Skinner, Paul Piana, gli Huber, Hans Florine e Yuji Hirayama, Tommy Caldwell e Alex Honnold hanno applicato a Yosemite. Ovviamente senza i loro quasi inconcepibili rischi, così come nelle gare non si rischia l'osso del collo come sulle vie di Dawes.




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