'Palestina Libera' ai Castei Meridionali nelle Dolomiti di Brenta di Marco Pellegrini e Francesco Salvaterra

Il report di Francesco Salvaterra che insieme a Marco Pellegrini sui Castei Meridionali in Val d'Ambiez (Dolomiti di Brenta) ha aperto 'Palestina Libera'. Per entrambi si tratta di 'sicuramente la via tradizionale più difficile della nostra carriera e una delle più belle.'
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Francesco Salvaterra e Marco Pellegrini durante l'apertura di 'Palestina Libera', Castei Meridionali, Dolomiti di Brenta
Marco Pellegrini

Da qualche tempo io e Marco Pellegrini, il mio compagno di cordata da sempre, cercavamo una linea in grado di ingaggiarci dal punto di vista dell'arrampicata libera, ma in stile tradizionale. Volevamo volare sulle protezioni mobili e sui chiodi, cercando di spingere sia sulla componente psicologica che su quella tecnica.

Inizialmente siamo finiti sul pilastro giallo dei Castei Meridionali quasi per caso, per esperimento, ci sembrava improbabile riuscire a salire senza fix da quei gialli senza una linea logica e su roccia di dubbia qualità. Un po' alla volta ci siamo accorti che invece c'erano molti buchi, la roccia era generosa di appigli e più compatta del previsto.

A posteriori avremmo potuto piantare qualche chiodo in meno, spingendo di più sull'uso delle protezioni, ma spesso i friends non offrivano grandi garanzie di tenuta, e talvolta nemmeno i chiodi, per questo a volte ne abbiamo accoppiati due per creare un punto decente.

Durante la libera siamo rimasti contentissimi, l'arrampicata è veramente entusiasmante, sempre fisica, con molti allunghi, generalmente di resistenza ma con qualche boulderino che richiede decisione e una buona lettura. La roccia è il classico giallo/rosso dolomitico, a tratti richiede attenzione come nel secondo e nell'ottavo tiro ma per il resto è decisamente solida e aderente. Con ben poco margine siamo riusciti a scalare entrambi in libera, a tiri alterni.

Pensiamo che la via meriti veramente di essere ripetuta anche perché l'avvicinamento è breve, la parete solare e non è per niente pericolosa, infatti si scala (e all'occorrenza vola) quasi sempre nel vuoto completo. Mentre il primo tiro è quasi sempre bagnato, il resto della via rimane asciutto anche dopo forti precipitazioni. Detto questo, qualche buco risulta spesso umido, ma per via di infiltrazioni di andamento stagionale.

Per quel che riguarda il nome, Palestina Libera, ne avevamo in mente un altro ma le tristi vicende attuali ci hanno fatto cambiare idea. Siamo sempre più addolorati, increduli e arrabbiati per il comportamento criminale del governo di Israele, per questo motivo abbiamo deciso di dedicare questa salita al popolo palestinese, in un segno di solidarietà che - ci rendiamo conto - essere di ben poco aiuto.

- Francesco Salvaterra, Tione di Trento

Salvaterra e Pellegrini ringraziano: lo staff del rifugio Agostini, Giorgio Bosetti al servizio taxi jeep, Climbing Technology, Salice Occhiali, La Sportiva, Ortovox

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