Davide Battistella, Covid19, esperienza personale e futuro dell'arrampicata sportiva

Abbiamo interpellato Davide Battistella, medico di emergenza sanitaria territoriale 118 CNSAS e presidente della FASI (Federazione Italiana Arrampicata Sportiva), per avere un suo punto di vista sull'esperienza che sta vivendo come medico e su qualche spunto per intravedere il futuro del movimento dell'arrampicata sportiva di gara.
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Davide Battistella. 'In questo momento il carico di lavoro è aumentato notevolmente, ma lo si sostiene con senso del dovere e con abnegazione; siamo tutti impegnati in una guerra difficile, ma siamo certi che la vinceremo, con la professionalità delle varie componenti impegnate sul campo, ma soprattutto con la grande forza di volontà che gli italiani sanno dimostrare in queste occasioni.'
archivio Davide Battistella

Lavorando per tanti anni in un sistema di emergenza ne ho viste un pò di tutti i colori: dai terremoti alle maxi emergenze, ai disastri e le alluvioni su tutto il territorio italiano, alla partecipazione col team sanitario del 118 Liguria in Sri Lanka subito dopo lo Tsunami del 2004, ma una situazione come questa, una guerra contro un nemico invisibile e altamente pericoloso, non era mai capitata né a me, né ai miei colleghi dell’emergenza.

La pandemia del Covid19 ci ha colti in qualche modo impreparati. Lo dimostrano le drammatiche perdite di tanti medici e infermieri che, soprattutto nelle prime regioni interessate (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) hanno combattuto in prima linea per salvare la vita dei pazienti infettati, con scarsi dpi e poca conoscenza della situazione reale, mettendo a rischio la propria vita ma anche quella dei propri  familiari, costretti quotidianamente a condividere le ansie e le paure del contagio.

Per chi fa questo lavoro ed è sulla linea del fronte le preoccupazioni sono tante: il corretto utilizzo dei dpi e dei dispositivi sanitari e la loro successiva sanificazione, la vestizione e svestizione dopo l’intervento, e soprattutto l’intervento sul paziente e le manovre sanitarie, ulteriormente complicate da tutta la bardatura.

E poi c’è il ritorno a casa, dalla famiglia, con l’effettuazione di vari passaggi di disinfezione e tutti gli accorgimenti possibili, al fine di evitare qualsiasi forma di contagio. Una vita non facile.

In questo momento il carico di lavoro è aumentato notevolmente, ma lo si sostiene con senso del dovere e con abnegazione; siamo tutti impegnati in una guerra difficile, ma siamo certi che la vinceremo, con la professionalità delle varie componenti impegnate sul campo, ma soprattutto con la grande forza di volontà che gli italiani sanno dimostrare in queste occasioni.

Certo che quest’anno doveva essere per l’arrampicata e la Fasi un anno importantissimo, per la crescita che questo sport ha avuto negli ultimi tempi, ma soprattutto per la partecipazione a Tokyo alle prime Olimpiadi, con i nostri splendidi atleti; tutto andava al massimo dei giri, ma poi è arrivato ‘lui’’, un essere microscopico, che in pochissimo tempo ci ha fatto capire quanto l’uomo e tutti i suo progetti, buoni o cattivi, poco contano quando è in gioco la sopravvivenza dell’umanità.

Questo periodo che stiamo trascorrendo blindati nelle proprie case, quasi agli arresti domiciliari, sicuramente ci farà capire che nella vita nulla è scontato, come una banale passeggiata nel bosco o un giro in mountain bike, o andare in libertà a scalare in una falesia. Tutte cose che riprenderemo sicuramente a fare a tempo debito, ma che sono convinto avranno un sapore diverso…

Stiamo lavorando come Fasi alla predisposizione di protocolli adeguati da condividere con la Federazione medico sportiva italiana e l’Istituto Superiore di sanità per essere pronti dal momento della ripresa delle attività, in modo da tutelare la salute dei nostri atleti tecnici e praticanti, per tornare nelle nostre palestre, che in questo periodo di stop stanno soffrendo davvero tanto.

Abbiamo fatto, come Federazione, istanze importanti con tutte le Dsa (discipline sportive associate) al presidente del CONI Giovanni Malagò e al Ministro dello sport Vincenzo Spadafora, per venire incontro alle tante problematiche economiche in cui versano in questo momento tutte le asd/ssd; senza un aiuto concreto da parte dello stato la ripartenza sarà veramente difficile, ma siamo fiduciosi che con la passione e la forza di volontà di queste strutture e l’aiuto degli organismi sportivi si ripartirà più forti di prima alla volta di Tokyo 2021! 

Sicuramente finché non ci sarà un vaccino la nostra frequentazione nelle sale di arrampicata piuttosto che in falesia dovrà essere effettuata con molte precauzioni, ma con un buona organizzazione e standard operativi di disinfezione ben studiati e condivisi, sono convinto che potremo riprendere  l’attività che più ci sta a cuore, magari con una mascherina e una bella scorta di magnesite liquida… e qualche abbraccio in meno…


Davide Battistella
Nato nel 1969, Davide Battistella è sposato e ha tre figlie. Ha iniziato ad arrampicare nel 1978 sulle vie classiche delle Alpi Apuane e sulle Dolomiti prima di scoprire l’arrampicata sportiva. Ha partecipato alle prime gare di arrampicata sportiva a Bardonecchia ed è diventato uno dei protagonisti della falesia del Muzzerone vincino a La Spezia (Liguria) dove ha attrezzato e liberato numerose vie, e dove ha realizzato una delle prime ripetizioni di No Siesta allo Specchio di Atlantide, nel 1994. Ha continuato il suo impegno con l’arrampicata diventando istruttore nazionale di arrampicata libera del CAI ed istruttore di arrampicata sportiva della Federazione Arrampicata Sportiva Italiana. Parallelamente, ha finito i suoi studi in medicina ed è diventato medico di emergenza sanitaria territoriale 118 CNSAS, medico FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana) e medico nazionale FASI. Dopo essere stato eletto nel consiglio nazionale della F.A.S.I. nel 2017, dal giugno 2019 ricopre il ruolo di Presidente della FASI (Federazione Italiana Arrampicata Sportiva).




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