Tissi alla Torre Venezia, una classica dell'arrampicata per ricordare un personaggio da leggenda

Manrico Dell'Agnola presenta la Torre Venezia (Gruppo della Civetta, Dolomiti) e la via aperta da Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Attilio Bortoli il 20 agosto del 1933 sulla sua parete Sud. Una grande classica per ricordare anche Attilio Tissi uno dei più grandi maestri dell'arrampicata sulle Dolomiti.
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Torre Venezia (Civetta, Dolomiti)
Manrico Dell’Agnola

Dice Manrico che la via Tissi alla Venezia l’ha fatta (nel senso che l’ha salita) almeno 40 volte, di cui 9 da slegato. Naturalmente parliamo di Manrico Dell’Agnola e della Torre Venezia, sorella minore e vicina dell’altra Torre celeberrima della Civetta, la Trieste. Insomma, qui si parla di Dolomiti doc che, per quanto riguarda torri, pinnacoli, castelli, spigoli e muraglie, offrono quanto di più stupefacente e vario la natura potesse creare. Si sa, in questo arcipelago di rocce, ricordo di un antico mare, tutte le pareti hanno la loro particolarità e personalità, così come le vie che le solcano e le interpretano. Appunto come la Tissi alla Venezia, ovvero la via aperta da Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Attilio Bortoli il 20 agosto del 1933 sulla parete Sud della Torre Venezia. 500 metri di linea il cui attacco si raggiunge in 20 'comodi' minuti dal Rifugio Vazzoler. Una grande classica, con difficoltà di IV+ e V con alcuni passaggi di V+, la cui scalata vista l’esposizione, secondo Manrico, può essere presa in considerazione per molti mesi all’anno, anche perché è meno lunga e ha una discesa meno complicata della Trieste. Poi c’è la storia. Attilio Tissi è stato un personaggio incredibile. Non solo un gigante dell’arrampicata nelle Dolomiti (uno dei più grandi) ma anche un antifascista, e un imprenditore, che scelse di partecipare alla Resistenza e poi fu anche senatore nella prima legislatura della Repubblica. Il rifugio che porta il suo nome e che guarda all’immensa parete NO della Civetta è un omaggio alla sua memoria e un monito a non dimenticare. Come non si può dimenticare il suo compagno Giovanni Andrich. Iniziarono ad arrampicare insieme, nel 1930. Avevano appena superato i 30 anni e, sovvertendo qualsiasi logica, divennero da subito tra i capiscuola di quel periodo. Non a caso, sempre in quell’anno, è loro la prima ripetizione italiana dell’ambitissima Solleder - Lettenbauer sulla parete Nord-Ovest del Civetta. Come è loro (con Attilio Zancristoforo e Francesco Zanetti) la difficilissima e incredibile variante della Stösser - Hall - Schütt sulla Sud della Tofana di Rozes. Oppure (con Domenico Rudatis) la Nord-Ovest del Pan di Zucchero. E ancora il famoso passaggio 'impossibile' sul Campanile di Brabante, sempre in Civetta, risolto da Tissi superando in libera quello che in molti stimano un attuale 6a. E si potrebbe continuare anche con la Tissi alla, immancabile, Torre Trieste. Ma anche con l’incidente in moto (era anche qui con Rudatis) che nel 1933 gli costò l’abbandono dell’alpinismo di punta. Di certo però Tissi non abbandonò mai la montagna fino a quel 22 agosto 1959 in cui cadde nella discesa dalla Torre Lavaredo. Era con la moglie Mariola, altra grande donna e personaggio di cui bisognerebbe parlare… E bisognerebbe anche dire che la prima solitaria della Tissi alla Venezia realizzata il 30/10/1954 è di Armando Aste, grande alpinista ed esteta della roccia scomparso solo qualche giorno fa. Mentre la prima invernale, che data 16/02/1961, è di Roberto Sorgato, altro incredibile alpinista e uomo, e di Giorgio Ronchi. Anche per questo vi proponiamo la presentazione e la relazione di Manrico Dell’Agnola della classica e bella Tissi alla Venezia. Perché a seguire le tracce sulla roccia s’incontrano anche le vite di chi le ha lasciate quelle tracce. E insieme a loro anche un po’ di noi stessi e degli uomini che siamo…

Via Tissi alla Torre Venezia di Manrico Dell’Agnola
Trad autentico su una delle torri più belle della Civetta
"C’è vento oggi in questa bellissima giornata di fine settembre, l’aria è fresca e l’atmosfera è pulita e limpida, le Casette Favretti diventano sempre più piccole man mano che saliamo le splendide rocce della torre Venezia. L’arrampicata su roccia solida non richiede molte protezioni e la logica è imposta dalla parete, diedri e placche che si succedono su questa larga lavagna di roccia grigia, il trionfo delle medie difficoltà in uno scenario impeccabile. Ora sono in spaccata sull’ultimo camino, tra le mie gambe vedo gli alberi che cingono i pascoli della malga, cominciano a cambiare colore, ancora una volta l’autunno è alle porte."

VAI ALLA RELAZIONE DELLA VIA TISSI ALLA TORRE VENEZIA by MANRICO DELL'AGNOLA su www.sportful.com/via-tissi




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