Il Velo del Piss in Val Sorapiss nelle Dolomiti

Il report di Francesco Lamo sulla salita del Velo del Piss, una probabile nuova cascata di ghiaccio 'molto alpinistica e d'ambiente' situata in Val Sorapiss nelle Dolomiti, salita il 25 gennaio 2020 insieme a Marco Cabbia, Enrico Paganin e Fabio Ceccarelli.
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La lunghezza impegnativa del Velo del Piss, Val Sorapiss, Dolomiti
Francesco Lamo

Ormai da fine anni ’80 assistiamo alle manifestazioni dei cambiamenti climatici, che si traducono con diffusi rialzi termici, con fenomeni pluviometrici intensi alternati a periodi siccitosi estremamente prolungati o con spostamenti temporali delle stagioni. Per quanto concerne la formazione delle cascate di ghiaccio di bassa quota, l’inverno 2019-2020 si è finora caratterizzato da una mescolanza “caotica” di fattori favorevoli ed avversi.

Anzitutto a novembre si è manifestata un’alimentazione idrica straordinaria a cui è seguito un propizio calo delle temperature, che però non si sono attestate con costanza ai livelli invernali ordinari; infatti, perlomeno nelle Alpi orientali, lo zero termico non è mai sceso sotto i 1000-1200 metri (sia a dicembre 2019 che a tutto gennaio 2020) e se ciò si è verificato è stato solo un episodio. Inoltre le escursioni termiche fra un giorno ed il successivo si sono rilevate sempre molto elevate (non è stato raro osservare lo zero termico a 1200 m e il giorno successivo ritrovarlo a 3300 m) e, aspetto non secondario, soprattutto a dicembre il fenomeno dell’inversione termica è apparso una costante (spesso le previsioni meteo dichiaravano gelate solo in pianura).

Infine, ad un apporto idrico iniziale davvero notevole (novembre 2019), sempre con riferimento specifico alle Alpi orientali, non sono seguite le successive alimentazioni nevose necessarie per sostenere la formazione delle cascate e per determinare l’effetto di coperta termica offerta dal manto nevoso.

Stante queste grossolane indicazioni inerenti i fattori di formazione (acqua/neve e temperatura) si sarebbe atteso una generale carenza di cascate di ghiaccio o ritardo nella loro formazione ed infatti, per gran parte delle Dolomiti, ciò si è verificato; ad esempio la formazione delle cosiddette cascate di “precoce formazione” (cascate di Corvara, Monte Col, Davedino ecc) è avvenuta con almeno 20 giorni di ritardo e alcune vallate di bassissima quota (Valle del Mis, basso Cadore ecc.) non hanno ancora potuto esibire (e con tutta probabilità non lo potranno fare durante questo inverno) le loro splendide strutture ghiacciate. Che soddisfazione era quella di un tempo, ormai perduto, fare solo un’oretta di macchina dalla pianura veneta e salire Oriente Express sopra Perarolo di Cadore!

Pur tuttavia, durante quest’inverno assolutamente anomalo (per i fenomeni “disordinati” prima citati) si sono potute osservare nuove cascate che negli anni precedenti - apparentemente più favorevoli alla loro formazione - raramente si manifestavano. Mi riferisco ad esempio a nuove colate apparse (e salite) nella zona delle Pale di San Martino, in Val Travenanzes o nella zona del Sella. Ciò dimostra che la corretta interpretazione dei fenomeni di formazione delle cascate (e soprattutto l’interazione tra essi) è estremamente complessa e va ben oltre qualsiasi manuale o trattato sul tema.

Personalmente aspiro alla montagna solitaria, caratteristica che in connessione alla salita delle cascate di ghiaccio rivela spesso anche un indicatore di sicurezza; non apprezzo molto infatti scrutare sopra alla mia testa corpi di 80 kg appesi e con tanto di ramponi taglienti al seguito.

La val Sorapiss (vallata che inizia a metà fra Auronzo e Misurina) presenta le caratteristiche di valle appartata e solitaria, pur non richiedendo grandi sforzi in termini di dislivello per essere percorsa fino alla base delle diverse cascate classiche, come Superbowl o Trastulliollà. Oltre a queste sono presenti anche colate meno classiche, come le due cascate localizzate nelle vallette successive a Trastulliollà (una tecnicamente facile e l’altra ben più impegnativa e verticale) o il Colatoio Camillo Zorzi che abbiamo avuto la soddisfazione di percorrere nel 2010, dedicandola a un nostro amico scomparso.

Durante alcune escursioni invernali successive al 2010 abbiamo potuto osservare che sopra al colatoio citato si formava molto saltuariamente (mediamente un anno ogni tre) un’ulteriore ampia cascata. In quest’anno particolarmente sfavorevole, che non lasciava presagire alcuna possibilità di formazione della suddetta colata, ci siamo viceversa accorti della sua presenza e abbiamo avuto il piacere di salirla. Da verifiche effettuate non ci risulta sia stata precedentemente scalata e l’abbiamo denominata il Velo del Piss.

Per raggiungerla bisogna salire il primo tiro di Superbowl, attraversare a destra e salire quasi interamente il Colatoio Camillo Zorzi. Verso destra si salgono delle belle goulotte appoggiate (ma delicate) che conducono al lungo pendio che porta al Velo. Tre tiri lunghi, di cui il primo più difficile, depositano esattamente al sentiero (n. 215) che collega Passo Tre Croci al rifugio Vandelli. Anche se le difficoltà tecniche non sono elevate (massimo 4+), l’ambiente imponente (grado IV) la fa da padrone e non si fa mai la coda. Tempo (e spazi) per respirare!

Francesco Lamo CAAI

SCHEDA: Il Velo del Piss, Val Sorapiss, Dolomiti




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