Matteo De Zaiacomo al Trento Film Festival: 'Sul Cerro Torre ho portato tutti i Ragni di Lecco, anche quelli che non ci sono più'

Intervista di Amos Sandri al forte alpinista lombardo Matteo De Zaiacomo, protagonista al Trento Film Festival della serata evento 'Messner e le sempreverdi', dove ha raccontato la sua ultima grande salita: la nuova via 'Brothers in arms' sul Cerro Torre, la mitica montagna della Patagonia.
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Matteo De Zaiacomo al Trento Film Festival
Michele Purin

È un Auditorium Santa Chiara da tutto esaurito quello che ha accolto Reinhold Messner e il suo spettacolo "Le sempre verdi" al 70° Trento Film Festival. Il re degli ottomila ha portato sul palco una scalata significativa per ogni decade dalla nascita del Festival confrontandosi con i giovani che le hanno ripetute o da cui hanno preso spunto. Tra i più acclamati dal pubblico il Ragno di Lecco Matteo De Zaiacomo, che assieme ai compagni Matteo Della Bordella e David Bacci a gennaio di quest’anno ha aperto la via Brothers in arms sul Cerro Torre.

Una salita che è in parte legata a quella dei Ragni del 1974.

Vedevamo la scalata del ‘74 come una salita di massima bellezza e spicco ed è stata per anni un obiettivo da raggiungere. Volevamo completare qualcosa che fosse alla sua altezza e non c’era posto migliore dove immaginarlo se non su quella parete stessa. È chiaro che abbiamo tratto tanta ispirazione da quella salita di cinquant’anni fa.

Qual è stato il tuo percorso di avvicinamento a questo "Grido di pietra"?

Il mio percorso a immaginare di mettere le mani sul Torre ha dovuto accettare delle disgrazie umane come la morte degli amici Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto perché questo progetto era nato da loro e Della Bordella e io l’ho sempre guardato con grande fascino. Nel momento in cui ho messo nei miei doveri di essere umano questa salita sapevo che non la facevo solo per me e il gruppo ma anche per le persone chi ci avevano lasciato. Abbiamo fatto questo avvicinamento in totale silenzio, ognuno con i suoi pensieri che correvano agli amici che non c’erano più e silenziosamente siamo arrivati davanti a questa parete gigantesca.

Compagni che vi hanno accompagnato fin sulla vetta.

Quando siamo arrivati in cima, dopo aver unito le forze con Korra Pesce e Tomás Aguiló, abbiamo sentito l’energia di tutto il gruppo dei Ragni ma era come se fossimo legati anche con Matteo Pasquetto e Matteo Bernasconi, una vittoria di tutti quanti. La felicità della cima arriva mesi dopo, con calma, ma in quel momento lì ho sentito l’energia di tutte le persone che ho incontrato nel mio percorso verticale ed è stato bellissimo.

Forse la più bella delle tue avventure?

Il Torre dalla fine degli anni ‘50 ha fatto sognare il mondo dell’alpinismo ma conta poco più di 10 vie e ci sono solo 2 linee che arrivano sulla cima, quella del Compressore di Maestri e quella dei Ragni. Se si pensa a quanta gente va in Patagonia ogni anno si capisce la difficoltà della montagna. E quindi è chiaro che il mio è stato un percorso che mi ha portato lì ma che è durato tantissimi anni attraverso innumerevoli salite memorabili, ma sinceramente non so se riuscirò a ripetere qualcosa più incredibile di questo.

Sul palco del 70° Trento Film Festival ti sei autodefinito un "paracarro" scatenando l’ilarità del pubblico che gremiva la sala.

Mi è sfuggita questa frase perché ero su questo prestigioso palco che parlavo con Messner, ed è vero che ho fatto tante spedizioni ma questo festival è un posto dedicato ai migliori. Io alla fine sono una persona che da quando ha 18 anni lavora 5 giorni su 7 e ha sempre condensato le ferie in un colpo solo per vivere l’avventura. Mi sentivo di dire che sono una persona normale che non fa niente di speciale nella vita e che ha avuto più volte la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Guardando una fotografia del Cerro Torre lo hai definito, assieme alla fidanzata, la cosa più belle da vedere.

Il ragionamento sulla ricerca della bellezza è inscindibile da quello che è l’alpinismo. Io credo che la gente abbia bisogno di ricercare la bellezza in qualsiasi passione che ha. Per me è rappresentata dalle pareti di questo tipo e mi basta vederle una volta in foto e per me la vita cambia. Ma in qualsiasi ambiente, nel momento in cui hai questa motivazione di voler ricercare la bellezza, allora la vita sarà sempre stimolante in qualsiasi dimensione.

Ora i tuoi occhi su quale progetto sono puntati?

Per adesso non ho nessun biglietto prenotato se non quello per le vacanze, ma a livello alpinistico non ho un piano ben definito ed è la prima volta che mi capita. Ho sempre avuto una fucina di idee, ma questa volta il successo è stato talmente grande, e l’incidente di Pesce talmente drammatico, che la mia mente ha bisogno di un periodo di stallo. Però mi piacerebbe tantissimo nel 2023 andare in Pakistan alle Torri di Trango. Ma un sogno ancora più grande sarebbe riuscire ad andare ad arrampicare in Antartide.

Info: trentofestival.it, ragnilecco.com




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