Torvagando for Nepal #1 - Torre delle Giavine

E' partito Torvagando, il tour di Annalisa Fioretti che, con Il Nodo Infinito ONLUS, si propone di scalare 20 torri tra le più belle e significative per raccogliere fondi in aiuto delle popolazioni del Nepal colpite dal terremoto. Nella prima tappa del 07-08 maggio 2016 Annalisa, insieme a Gianpietro Todesco, ha salito la Torre delle Giavine a Boccioleto (VC). Il Report.
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Torvagando for Nepal #1 - Torre delle Giavine di Boccioleto (Annalisa Fioretti, Gianpietro Todesco)
Annalisa Fioretti, Gianpietro Todesco

Difficile raccontare come tutto è nato. Bisognerebbe andare troppo indietro e il popolo del web potrebbe annoiarsi. Preferisco allora iniziare da quando è ufficialmente iniziato Torvagando for Nepal e cioè proprio da ieri con la Torre delle Giavine di Boccioleto (VC).

Nepal... fortuna o sfortuna di essermici trovata di mezzo mentre speravo di scalare il Lhotse, storia già trita e ritrita, ne han parlato in molti. Tutto potrebbe morire lì, un’esperienza potrebbe solo restare un’esperienza fine a se stessa, ma ho imparato che nella vita vivere il Viaggio con la "V" paga sempre molto, molto di più e allora ecco nascere per caso (e sapete bene però che nella vita nulla avviene per caso) una bella Amicizia con una bella persona e assieme porre le basi per un progetto a più ampio respiro proprio per il Nepal.

Gianpietro Todesco, mio compagno di cordata: sognatore, viaggiatore dell’anima, innamorato dei monti e di posti nuovi da scoprire, attratto dalla Natura e dal Silenzio, proprio come me. Con lui è stato un attimo unire i sogni e progettare!

Crediamo che un paese senza cultura sia un paese che lentamente va a morire e crediamo che attraverso ciò che siamo, ossia gente semplice che sa ancora stupirsi della bellezza delle montagne e della Natura, si possano fare grandi cose. E allora ecco nascere "Torvagando" un nome che suggerisce proprio il vagare ramingo e solitario, ma con una meta ben chiara all’orizzonte: su torri di roccia tra le più belle d’Europa. Un progetto che mira a permetterci, attraverso quello che ci piace fare di più, ossia andare in montagna, di continuare a parlare di Nepal sensibilizzando chiunque a darci una mano in un progetto di ricostruzione di una struttura scolastica nel distretto di Dhadhing, nel finanziamento di materiale scolastico e divise, nella costruzione di una biblioteca con struttura annessa dove i bimbi possano fare i compiti assistiti da un insegnate il pomeriggio, nella costruzione di campi sportivi attraverso l’aiuto del CSI per il mondo, nella formazione di insegnanti e di nuovi allenatori e tecnici sportivi per dare un futuro ai ragazzi di quel distretto evitando l’impoverimento delle aree periferiche e più abbandonate del Nepal.

L’amico (possiamo ormai chiamarti così?) Alessandro Gogna ci ha dato una grande mano a focalizzare gli obiettivi e a trovare qualcosa che ci permettesse, sfruttando le nostre capacità, ma senza la presunzione di voler fare record né di primeggiare, di fare delle belle esperienze raccontandole poi a tutti, non solo a chi bazzica le montagne, con l’unico scopo poi di continuare la raccolta fondi destinata a chi è più sfortunato di noi.

Lo stile è simile a noi: pulito, fatto di condivisione di gesti e di emozioni, fatto della semplicità di chi si accontenta di dormire nel cassone di una macchina o in un furgone per risparmiare più possibile e proseguire il Viaggio. Risparmiare... sì... lavori precari per entrambi, ma lo stesso molta voglia di partire e di aiutare in un modo originale ed efficace. Gli sponsor che mi seguono da anni hanno acconsentito ad aiutare non più solo una persona ma due, consapevoli che non regaleremo audience o fama, ma promettiamo lo stesso emozioni grandi e vere. Un birrificio ci ha aiutati a creare una birra solidale con lo scopo sempre di raccogliere fondi: ecco nascere MasalaBir, una birra profumata di voglia di ricominciare e spezie, profumata di voglia di rialzarsi e riprendere la vita anche dopo un terremoto!

In tutto questo marasma fatto di mesi di mail per trovare sponsor di materiali, cibo, camper, carburante, fatto della fatica di serate che sono proseguite ininterrottamente per il nord Italia facendomi ogni tanto saltare il nervoso per la fatica di sentirsi una pallina del flipper. In questi mesi di allenamenti, di insuccessi, di attacchi da parte di chi deve sempre borbottare o criticare, di belle esperienze e di profonda nostalgia per la "mia" aria sottile... Beh, in tutti questi mesi abbiamo tenuto duro... e siamo andati avanti... siamo andati OLTRE, come il titolo del mio libro... Oltre chi vorrebbe intimorirci, oltre chi non crede nelle iniziative di solidarietà, oltre... tutto! Ed eccoci quindi qui, alla prima delle "nostre" torri: la Torre delle Giavine a Boccioleto.

Valle incantata, fatta di poche case di pietra qua e là che ci ricordano i villaggi che abbiamo attraversato in Nepal dopo il terremoto per fare campi medici... solitari e verdeggianti... e poi ecco sbucare lei: la Torre delle Giavine che svetta poco sopra il paese di Boccioleto.

Ceniamo in un posto che più "sgrauso" non si può e saliamo a cercare il sentiero che conduce all’attacco della Torre. Poi ci chiudiamo nel Doblò di Gian e srotoliamo i nostri sacchi a pelo piombando in un sonno immediato. Un cartello visto salendo che ci avvisava di animali selvatici vaganti ci fa scherzare poco prima di addormentarci immaginandoci il mondo selvaggio pascolare attorno al Doblò mentre noi ignari ronfiamo!

La mattina mentre il caffè diffonde un profumino di casa attorno, facciamo colazione mentre cominciano a cadere le prime gocce di pioggia. Cielo plumbeo, chiuso ovunque, ma si sale lo stesso su per un sentiero muschioso e invaso da felci e infestanti tra l’odore della terra bagnata e di fiori primaverili. La voglia di salire c’è, siamo emozionati mentre vestiamo orgogliosi l’abbigliamento, le scarpe, gli zaini e l’attrezzatura di chi ha creduto in noi.

La torre è sopra di noi e diventa maestosa ogni passo che facciamo... ci ripariamo sotto un enorme tetto di roccia preparandoci a una lunga attesa fatta di ore di freddo, umido e voglia di ritornare nel sacco a pelo. Poi verso le 12 decidiamo di acchiappare una breve schiarita e tentare un tiro "così... giusto per vedere com’è la roccia e quanto tengano le scarpette sul serpentino bagnato!"

Da un tiro siamo passati a due e così via fino in cima con i nuvoloni sempre lì ad insidiarci... via normale di Castiglioni, via non banale, di ampio respiro e di passaggi aerei ed emozionanti. Per me, lontana dall’arrampicata su roccia da 7 anni, difficile salita, fatta di rabbia dapprima e poi di abbattimento.... dove il fisico sta migliorando, la testa fatica a superare certe paure che un tempo non avrei mai avuto... ma i compagni servono anche a questo no? A farti capire che "certe cime non si raggiungono che assieme".

E allora emozionati appendiamo la bandiera del Nepal e scriviamo sul libro di vetta per non dimenticarci il perché scaliamo, per chi scaliamo... per non dimenticare e per far sì che chi vuole possa contribuire al nostro progetto a Jharlang!

Una persona un giorno mi ha detto che "il bene si fa in silenzio, tutto il resto è palcoscenico!" Beh... non sono d’accordo... il bene si FA, punto! Senza mezze misure, senza SE e senza MA... in qualunque modo si abbia voglia di farlo! Alla prossima torre allora! Stay tuned!

di Annalisa Fioretti

Per aiutare l'iniziativa in aiuto del Nepal di Il Nodo Infinito ONLUS e Annalisa Fioretti questo è l'IBAN:
IBAN: IT09K0845332760000000190806


Annalisa Fioretti, nata a Milano nel 1977, medico, mamma e alpinista non professionista, dal 2003 si divide tra la famiglia, il lavoro e le spedizioni in Himalaya e Karakorum. Nel 2011 mentre scala il Gasherbrum II (8035m) partecipa a due soccorsi a 6200m, portando in salvo un pakistano colpito da edema polmonare d’alta quota e un inglese caduto in un crepaccio. Nel 2012 in Pakistan per scalare il Gasherbrum I (8068m) e cercare il corpo dell’amico Gerfried Göschl, incontra Greg Mortenson e la piccola Sakina, bimba con una severa cardiopatia, che riesce, grazie a una cordata di solidarietà, a portare in Italia per essere operata. Nel 2013 raggiunge gli 8450m del Kangchenjunga (8586m) senza ossigeno e riesce a portare salvi al campo base quattro persone in difficoltà sopra i 7500m. Nel 2015 mentre si trova al CB Everest per scalare il Lhotse (8516m) viene colpita dalla valanga staccatasi dal Pumori a seguito del terremoto di 7.8 gradi della scala Richter. Gestisce per ore assieme a un collega straniero la maxi emergenza al CB. I giorni successivi arriva a Kathmandu dove si ferma assieme a due amici in villaggi sperduti e non ancora raggiunti da nessuna organizzazione umanitaria, visitando centinaia di persone in pochi giorni. da allora si è prodigata in innumerevoli iniziative a favore del Nepal.





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