Alessandro Zeni, In Bilico sopra la Val Canali in Dolomiti

Il report del climber Alessandro Zeni che il 29 settembre si è portata a casa la prima ripetizione di In Bilico, la difficile e bellissima via d'arrampicata liberata da Maurizio Manolo Zanolla nella omonima falesia in Val Canali Dolomiti. Nella stessa giornata Riccardo Scarian e Davide Deflorian hanno ripetuto, rispettivamente, le vie Oidualca e Pappagorgia.
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Alessandro Zeni ripete la via In Bilico, Primiero, Dolomiti
archivio Alessandro Zeni
Alessandro Zeni non è un nome che bazzica spesso su queste pagine, ma il forte climber di Feltre, e atleta del Centro Sportivo Esercito, ha un talento per l’arrampicata alla pari forse soltanto con la sua grande passione per questo sport. A dire il vero è stato Manolo, già nel 2012, ad avvertirci della bravura del giovane Zeni che adesso, proprio in una di quelle bellissime e difficilissime falesie del Mago nel Primiero, ha ripetuto la più complicata di quella liscia lastra, In Bilico, liberata da Manolo nel 2011. Una danza armoniosa, su uno specchio posto in delicato equilibrio sopra la Val Canali, ripetuta dal 24enne Zeni nella stessa giornata in cui gli amici Riccardo Scarian e Davide Deflorian si sono tolti delle belle soddisfazioni effettuando, rispettivamente, la seconda ripetizione di Oidualca e conquistando la terza ripetizione di Pappagorgia.


IN BILICO IN VAL CANALI
di Alessandro Zeni

Ogni storia ha un suo inizio e uno stato d’animo che spinge ognuno di noi ad andare a ricercare qualcosa che ci faccia in qualche modo crescere e migliorare.

La storia di questa mia avventura inizia circa un anno fa. Annoiato dalla monotonia di un’estate piovosa che sembrava non giungere mai, prese il sopravvento il mio temperamento da sperimentatore. Così, in una soleggiata giornata di ottobre decisi di abbandonare la monotonia e rimettermi a contatto con gli elementi, lasciare quelle fredde palestre fatte di frenesia e rumore per ricercare un luogo più tranquillo dove divertirmi e assaporare quelle giornate autunnali.

E’ così che quel giorno propongo a mio fratello una camminata lassù, nella sperduta falesia del Bilico chiodata da Manolo nel 2007. Stillava il suono ispiratore del vento tra gli aghi degli abeti e una moltitudine di uccelli saltellava tra le loro fronde, quando con passo lento iniziammo la lunga salita verso questo luogo inospitale e selvaggio. Alla fine di quel bosco di conifere inizia un instabile ghiaione costeggiato da macchie di mughi dai fusti contorti e prostrati ma pieni di vita e vigore. I rami flessibili di queste piante fanno da monito per coloro che vi si affacciano su questi luoghi a testimonianza della vita tribolata che devono sopportare per poter vivere in questi terreni aspri.

Era ormai da tempo che nessuno metteva piede lassù e non c’era più traccia alcuna del sentiero per risalire quell’angusta pietraia. E’ così che arrivò la prima sconfitta, ancora prima di cominciare! Salimmo per un ghiaione instabile per vie nuove. Avanzavamo con fatica mentre il Bilico, come un castello medioevale inespugnabile, ci guardava dall’alto quasi a deridere i nostri passi goffi e lenti, le scivolate e la fatica. All’imbrunire, con il graduale stemperarsi del giorno nell’oscurità, quel ghiaione ci lasciò passare ma ormai era già ora di ridiscendere. Quella parete color crema fatta di complesse, fluenti e giocose linee subito mi travolse. Un incredibile gioco di colori dipingeva il viso di questa enorme lavagna di pietra alla fine di una giornata che come sabbia ci scivolò tra le mani all’arrivo delle ombre della notte.

Divenne inverno e poi primavera, il desiderio di ritornare lassù come ghiaccio si conservava e rimaneva vivo in me. Era davvero difficile trovare qualcuno motivato a salire fin lassù, tutte le vie estremamente difficili, uno stile dimenticato fatto di placche lisce ed equilibri e la lunga sgambata, hanno sempre tenuto il Bilico lontano da tutto e da tutti.

Finché tutto arrivò quasi per caso.. Era luglio quando un giorno decisi di andare ad allenarmi in palestra a Campitello dove ritrovai dopo tempo l’amico Davide. Non so per quale motivo gli parlai di questo posto sperduto dove la sera il sole riflette i suoi ultimi raggi. Spontaneamente lo invitai a salire se ne avesse avuto la giusta motivazione tra quelle rocce. Spesso però le parole si perdono tra le promesse del tempo, ma non per Davide! Non passarono che due giorni che con stupore mi disse che stava arrivando per andare lassù al Bilico!

Passai la prima giornata con l’amico facendo la prima ripetizione della "via più facile" di quel masso El Junca. Subito presi confidenza con quel muro e quel vuoto all’inizio inquietante, cominciò a risuonare lontano nella mia mente tanto erano belli quei movimenti e quella danza armoniosa. Quando mi ritrovavo appeso sembrava che niente più potesse distogliere la mia attenzione.

Dopo quella prima salita con entusiasmo raccontai di ciò che avevo provato lassù all’amico Sky, di come mi ero innamorato di quel luogo e della bella giornata passata. Fu così che in un baleno, come le scandole di un tetto si passano l’acqua, il mio entusiasmo contagiò l’animo avventuriero dell’amico che nelle uscite successive si unì alla banda.

Le giornate passarono in fretta in quel luogo e quando le gare me lo permettevano, salivo e danzavo, cadevo e ripartivo spinto dall’energia positiva che quel piccolo gruppo di amici nato dalla passione che ci univa riusciva a darmi. In poco tempo riuscii a fare la prima ripetizione di Pappagorgia (8a+) , poi con qualche tentativo in più anche Oidualca (8b) mi lasciò passare.

L’estate crebbe veloce e cadde nell’autunno come un frutto maturo, i raggi del sole si inclinavano e il loro calore più tenue favoriva al massimo questo stile di scalata, fatto di equilibri e piccoli appigli. E’ così che alcuni giorni fa provai per la prima volta In Bilico, quella via che Manolo aveva classificato 8b/c, la regina delle quatto vie che salgono lungo il viso di questa lastra di pietra in bilico sul mondo. Fin da subito entrai in simbiosi con i suoi movimenti, tutto sembra fluire veloce. Lo stile richiedeva però una bella presenza di dita così, dopo soli tre tentativi, la giornata giunse al termine.

Arrivò poi il grande giorno, che per me fu il 29 settembre. Un sole opaco faceva brillare le foglie dei mughi come vetrini colorati mentre uno stormo di rondini di montagna sciamava come api tra le rocce arrivando ad accarezzare con la punta delle piume la via che mi apprestavo a salire e poi di nuovo giù, in picchiata verso valle rincorrendo il vento tra turbinii e virate improvvise. Il fiume Canali in basso luccicava facendo sentire i suoi gorgoglii lontani e quasi impercettibili, colorando come un filo d’argento il fondo della Val Canali. Dopo un primo giro sulla via ricercai equilibri, ritrovai la sintonia dei movimenti che in un attimo sbocciarono come un germoglio al sole. Era ora di iniziare, ogni tassello era al proprio posto. Non avevo nessuna paura di sbagliare, era arrivato il mio momento.

Partii deciso e determinato, ricercando forza e grazia ad ogni movimento. Corpo e mente rispondevano perfettamente e con il tifo degli amici che mi riempiva della giusta carica ed energia, in un attimo mi ritrovai fuori dal passaggio più difficile, posizionato a circa metà lunghezza con gli occhi puntati lassù a quel bordo sempre così lontano e distante. Continuo la salita di questo specchio d’acqua, combattendo paure e fatiche nella speranza di non perdere quell’equilibrio a lungo ricercato e allo stesso tempo sfuggente. Tutto si consuma in pochi istanti e senza nemmeno crederci mi ritrovo alla catena di quest’ultimo rebus firmato Manolo, aggiudicandomi la prima ripetizione di In Bilico.

Lo stesso giorno Davide porta a termine una combattuta terza ripetizione di Pappagorgia e Sky conquista la catena di Oidualca compiendo così la seconda ripetizione. Una bella compagnia quella che si è formata quasi per caso lassù, che ci ha visto combattere, ridere e divertirci e che vorrei ringraziare per le belle giornate passate a spellarci le dita assieme.

Dedico questa mia ultima salita a tutte le persone che si trovano in un momento di instabilità, in bilico. Con la speranza che riescano a ritrovare l’equilibrio giusto per rimettersi in piedi, combattere, resistere e ripartire conquistando così quel bordo sicuro, stabile che dona loro la tranquillità e la sicurezza che stanno cercando nel lungo cammino della vita.

Alessandro Zeni


22/11/2011 - Il Baule, il Bilico, le nuove vie e l'arrampicata di Manolo
Maurizio Manolo Zanolla e le sue nuove proposte in due piccole e sperdute falesie, il Baule e il Bilico, per un'arrampicata diversa e lontana dalle solite prospettive.


Note:
www
FB Alessandro Zeni



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