Fare la propria parte

Ora più che mai serve l'impegno di tutti. Restare a casa, fare la propria parte, è quello che si deve fare per il bene di tutti, per riconquistare la felicità e anche la libertà di ritornare in montagna.
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Kurt Walde nella bufera sulla cima del pilastro Sud del Nuptse (6902 m) - Himalaya del Nepal 1989
archivio Enrico Rosso

"Faccio la mia parte". Queste poche parole di una giovane anestesista impegnata sul devastante fronte di una delle tante terapie intensive italiane, fanno riflettere. Così semplici e insieme così definitive colpiscono dritte al cuore. Un po' come un provvidenziale raggio di sole che squarcia le nuvole e ti fa intravedere la giusta via. Perché in questo momento non c'è molto da discutere e non c'è molto da scegliere, occorre solo fare la propria parte. Anzi, è indispensabile che tutti facciamo il nostro meglio. Un po' come in parete quando le cose non vanno per il verso giusto. O quando dobbiamo scappare dalla montagna per salvarci.

Quante volte da alpinisti abbiamo vissuto queste esperienze? Quante volte abbiamo letto delle imprese che hanno impegnato in nostri grandi alpinisti e “miti” al limite? Da Walter Bonatti a René Desmaison. Da Chris Bonington a Joe Simpson. Da Reinhold Messner a Kurt Diemberger. La piccola grande storia dell'alpinismo è piena di queste vicende tragiche e al tempo stesso esemplari.

Ora è arrivato il tempo di mettere in pratica tutto quello che abbiamo imparato. Ora è il tempo di impegnarci per qualcosa che conta veramente per tutti.  In fin dei conti non è neanche così difficile. Alla maggior parte di noi è chiesto solamente di stare a casa. Niente, se si pensa ad un bivacco in parete in mezzo alla bufera. Nulla, come mi ha fatto notare un amico, in confronto ai due mesi consecutivi in portledge dei fratelli Gallego o i 32 giorni passati in parete da Sílvia Vidal. Assolutamente irrilevante, al confronto di quello che stanno facendo medici, infermieri e tutto il personale sanitario nei nostri ospedali. Ma anche di quello che stanno facendo tutti quelli che continuano a lavorare per garantirci i servizi essenziali. Perché anche i dipendenti dei supermercati sono degli eroi! L'abbiamo usata e sprecata così tante volte per le imprese alpinistiche che mai come ora questa parola, eroe, mi sembra appropriata per tutti questi nostri concittadini che stanno lottando per noi. Che stanno facendo la loro (immensa) parte.

Così, immagino che gli arrampicatori e gli alpinisti sapranno fare anche loro ciò che serve, come fanno in parete. Senza ripensamenti e aldilà delle remore affronteranno il problema, come sempre hanno fatto. Come da sempre sanno fare. Lottando contro la gravità, della vita e a volte della realtà stessa. Dando il meglio di loro stessi. Facendo fino in fondo la propria parte. Perché restare a casa adesso vuol dire difendere e riprendere la propria libertà futura. Vuol dire lottare per ritornare ad arrampicare e a scalare le montagne.

di Vinicio Stefanello




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