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Via Gotica, L4
Fotografia di Archivio Odissea Naturavventura
primi passi sulla L7
Fotografia di Archivio Odissea Naturavventura
Sulla faticosa L2
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INFORMAZIONI / informazioni e collegamenti:

Via Gotica sul Cornetto di Salarno per Rivadossi e Mauri

di

Matteo Rivadossi e Giorgio Mauri lo scorso settembre (il 3, 10 e 16-17 con un bivacco), hanno effettuato la prima salita di Gotica, una direttissima attraverso le placche più compatte della monumentale parete sud della Quota 2900 del Cornetto di Salarno, Val Salarno, Gruppo dell'Adamello.

Su queste lavagne di granito perfetto, sempre leggermente appoggiate, caratteristica è l’aderenza spesso alternata a tratti verticali in fessura e a piccoli strapiombi. Ben 700 i metri di sviluppo, 15 le lunghezze, difficoltà fino all’VIII+/IX- con un obbligatorio di VII+. I primi ripetitori, Andrea Guerzoni e Andrea Facchetti, confermano la bellezza e l’impegno della via, suggerendo complessivamente il grado IX.

Da segnalare che Gotica è stata salita ma anche attrezzata dal basso in arrampicata libera ad eccezione di 6 “piedi” in A0 finalizzati solamente a piazzare alcuni spit altrimenti impossibili: 2 staffando un anello di fettuccia su cliff naturale e 4 appoggiati su placchette di spit sottostanti. Proprio il posizionamento di tutti gli spit a mano (ben 58 di cui 23 alle soste), spesso in equilibrio sui piedi e molto lontani dalle protezioni, ha significato ovviamente un lavoro immane. Ma risponde alla precisa scelta di rispettare lo stile ed il contesto storico della Val Salarno e dei suoi primi valorizzatori. La prova che, ormai quasi trent’anni dopo, a mano si può fare ancora moltissimo. La maniera migliore per dissuadere eventuali futuri frequentatori dal trapano facile. Anzi, un accorato appello: no ai fix in Val Salarno, per favore! Nemmeno per rinchiodare!


VIA GOTICA, 17 SETTEMBRE 2011
di Matteo “Pota” Rivadossi

L’ultima dolcissima doppia. Poi togliersi l’imbrago dalla carne e appoggiare i piedi nudi sull’erba spinosa della Cengia dei Camosci diventa per un attimo la gioia più grande. Un urlo che irrompe nel silenzio solenne della Val Salarno assordandone l’umile primato di sito meno celebrato dall’immaginario arrampicatorio. Bevo. Sì, finalmente possiamo bere e urlare.

Le nebbie scure del brutto tempo si chiudano pure alle nostre spalle. Ormai Gotica è lassù, a destra. Una cattedrale perfetta, un romanzo avvincente. Una linea di confine sulla Montagna di Nessuno. Il segreto per vincere il ricatto di tante aspettative è stato lasciarsi ammaliare dalla fatica. Dalla paura di volare accendendosi come fiammiferi. Metri e passi senza ritorno. Poi finalmente un fungo da rimontare in adrenalina. No, è svaso! Al volo l’ennesimo cambio piedi su niente nel tremito incontrollabile mentre disperato cercavo i primi 2 millimetri di spit per scaricare il polpacci impazziti. Minuti dilatati poi, finalmente, un altro omaggio ai ripetitori grati annunciato dalla mia testa china sulla roccia. Già, mentre piangevo davvero per talloni e gli alluci pestati, dal monocolo del rifugio tutto questo sarà sembrato addirittura un misterioso rituale. Ora è un sorriso in una cartolina da una vetta razionalmente inutile se non fosse ormai idealizzata.

Ricordo di un viaggio perfetto. Testardo come l’amico Giorgio alla sua prima apertura. Ma quel bivacco indimenticabile di stanotte varrà bene la bevuta che ci regaleremo tra poco al rifugio, vero Gio? Dove complimenti, calici e sorrisi s’intrecceranno per diventare aneddoti. Come due ore più tardi, grazie ai superpoteri del brindisi, il rientro psichedelico verso la diga nella pioggia controvento… Quando gli zaini da 100 litri diventeranno inspiegabilmente leggeri e quei tre giorni come i più belli della nostra vita.

Un piacere profondo e totale che continuerà l’indomani a casa disegnando quella traccia tra placche impossibili. A 17 anni dall’apertura di Dottor Gore-Tex e Mr. Pile, una via capace di farmi rivivere quel sogno. Quando io e Giuliano salivamo con una sola mezza corda da 9 mm, senza casco, tremando a 10 metri dall’ultima lametta: come ombre su uno specchio di VII+ strizzando piantaspit in mano e le chiappe nei pantacollant a stelline. Ciò che i ripetitori definirono “la via più difficile dell’Adamello” allora era stata solo una promessa personale al maestro “Bibo” Damioli che quattro anni prima (era il 1990), guardando sopra la S7, mi confidò beffardo di lasciare volentieri quel mondo verticale ad una nuova generazione… Eh sì. Dal Dottore-mostro, dedicato proprio al dualismo di noi speleologi, nacquero così una decina di vie capaci di raccontare la nostra maniera di esplorare l’estetica e la solitudine di queste pareti ancora oggi evitate dal “provincialissimo” alpinismo bresciano.

Gotica è l’ultimo cippo lungo quella stessa linea di confine. Tra lo stile onesto di chi ha scoperto la valle pedalando da sosta a sosta senza mettere niente o quasi e i maliziosi dubbi di chi, quelle placche, non le ha mai viste nemmeno luccicare. Tra chi si è immaginato di salire dritto dove i più forti hanno pendolato e chi, invece, finge di non essere abbastanza anziano per preferire la saggezza all’invidia. Gotica è tra loro.


- SCHEDA VIA GOTICA


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