Bandiera palestinese sui Drus per denunciare il genocidio a Gaza

Sabato 16 e domenica 17 agosto un collettivo anonimo di climber e alpinisti ha appeso una gigantesca bandiera palestinese sulla parete ovest delle Les Drus, sopra Chamonix, nel massiccio del Monte Bianco. Nel suo comunicato stampa, il collettivo Alpinisti per Gaza ha dichiarato di aver agito "per sensibilizzare l'opinione pubblica sul genocidio in corso a Gaza e l'inerzia dei governi occidentali di fronte ai crimini commessi dal governo di Benjamin Netanyahu". La bandiera è stata successivamente rimossa dal Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne.
Il collettivo ha spiegato: "Noi alpinisti ci rifiutiamo di lasciare che il mondo dello sport e dell'outdoor rimanga in silenzio di fronte ad un genocidio. Lo sport è sempre stato una leva politica, e usare questo mezzo di espressione per trasmettere un messaggio umanista ci è sembrato ovvio. Inizialmente prevista per rimanere esposta per tre giorni, le autorità hanno dispiegato mezzi significativi per tentare di rimuoverla in elicottero da questa ripida parete difficilmente raggiungibile. La sproporzionata mobilitazione delle forze di polizia per toglierla – esattamente come la repressione delle bandiere palestinesi durante il Tour de France – solleva una domanda: un simbolo di speranza per un popolo oppresso è diventato un reato?"
Il collettivo ha accusato i governi occidentali di "prudenza diplomatica che sfiora la complicità" e li ha esortati a "porre fine al genocidio palestinese esercitando forti pressioni politiche, economiche e diplomatiche su Israele". Inoltre, ha chiesto ai governi occidentali di "lavorare concretamente per stabilire una soluzione a due Stati, che sia attuabile e sicura, per la pacifica coesistenza di entrambe le nazioni" e di applicare "i mandati di arresto emessi dalla CPI contro i criminali di guerra Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant". Infine, ha sollecitato "le federazioni sportive internazionali a far gareggiare gli atleti israeliani sotto una bandiera neutrale, affinché lo sport non sia più vetrina di un governo genocida – esattamente come è stato imposto agli atleti russi".
Il collettivo ha concluso: "Noi alpinisti abbiamo scelto le montagne per portare questo grido visibile al mondo. Appendere questa bandiera è un monito: nessun muro, per quanto alto, può nascondere la verità: un popolo viene sterminato davanti agli occhi del mondo".