P.ta Serauta (Marmolada): Starsky & Hutch di Larcher e Giupponi

Starsky & Hutch, 7b+ obbligatorio, 7c+ max, è la nuova via aperta e poi 'liberata' da Rolando Larcher e Luca Giupponi sulla parete Sud-Est della Punta Serauta (Marmolada - Dolomiti).

Starsky & Hutch è la nuova via aperta e poi "liberata" da Rolando Larcher e Luca Giupponi sulla parete Sud-Est della Punta Serauta (Marmolada - Dolomiti). Dieci lunghezze per uno sviluppo complessivo di 400 metri, difficoltà obbligatorie di 7b+ e difficoltà massima di 7c+. I due l'hanno aperta con il solito, ormai sperimentato, "stile Larcher": spit molto misurati e obbligatorio molto impegnativo).Per Luca Giupponi, atleta della nazionale di arrampicata sportiva, si è trattato della prima esperienza come "apritore", per Rolando dell'ennesimo viaggio di una ricerca della difficoltà in parete che lo vede da anni in prima linea.


STARSKY & HUTCH, Punta Serauta, by Rolando Larcher

"Consideravo Punta Serauta, almeno sino fino a questa estate, esclusivamente nella sua meravigliosa veste invernale. La circunavigavo ripetutamente in senso orario, scendendone euforico con lo snowboard il lato nord/ovest, ricoperto dalla mitica polvere della "bellunese", per poi risalirne ansimante il lato sud/est in funivia. Nella cabina appannata, continuavo a pulire i vetri, tentando di sbirciare, tra uno sci ed un berretto, le invitanti placche solari. La curiosità mi rimase e nell'estate 2002, grazie alle indicazioni di Heinz Mariacher, già apritore di un paio di vie lungo questa parete, riuscii ad arrivare all'attacco dopo una lotta titanica con i mughi. Il sole da tempo era tramontato, ma mi bastò una breve occhiata per decidere che, questa cima, sarebbe stata il progetto per l'estate 2003.

Arriviamo quindi, all'estate appena trascorsa. Migliorato l'avvicinamento con una corda fissa, sono all'attacco con Andrea Tomasi. La parete principale centralmente è libera, così posso tranquillamente scegliere e sognare una linea ambiziosa che forse mi porterà in cima. Stimo la parete sui 400m, i primi 100m sono delle bellissime facili placche a rigole, dopo si raddrizza per un tiro per poi diventare strapiombante per un bel tratto, sicuramente il più scabroso ed obbligato. Nell'eventualità che riuscissi a passare, rimangono ancora circa 200m, lungo una prua elegantissima. Partiamo entusiasti e con due tiri lunghi superiamo le placche iniziali, poi con un terzo più impegnativo, scalo il "mezzo euro" ed arrivo agli strapiombi, con una magnifica cengia per sosta. Per oggi basta così, con tre lunghezze da 60m siamo arrivati al dunque, meglio scendere e tornare con il massimo della freschezza.

Ritorno con Luca Giupponi, in arte Gippo, desideroso più che mai di fare la sua prima esperienza d'apertura. Risalite le statiche, spreco ancora una volta il cavallo di razza, mettendolo alla sicura. Ma sarà sicuramente cosa breve, sull'incognito strapiombo che mi aspetta, le braccia mi cederanno rapidamente e Gippo avrà il suo battesimo del fuoco. E' da quando sono sceso che mi carico per questo tratto ed ora è venuto il momento di affrontarlo. La prima parte va, ma poi, ciò che da sotto con il binocolo sembravano dei buchi, non sono altro che delle macchie di muschio nero ed il resto è levigato in un modo scoraggiante. Lotto in tutte le direzioni per due ore, ma poi mi devo arrendere ed è inutile anche farmi dare il cambio da Gippo, sarebbero energie sprecate. Non è una questione di forze, è che non ci sono appigli. Siamo sconfortati e non ci rimane che tornare alla base. Questo fa parte del gioco, o si passa in arrampicata libera, altrimenti non ha senso proseguire in artificiale, vanificando 20 anni di preparazione. Osando certe linee, alla ricerca degli obbligatori, bisogna sempre mettere in conto un'eventuale ritirata. Però abbandonare non è mai cosa piacevole, e dopo 200m brucia ancor più!

Abbiamo ancora mezza giornata e ammazziamo la delusione con l'azione. Giù tutto, lasciamo comunque attrezzati i tiri fatti e ci spostiamo a sinistra di 100m attaccando la linea di riserva. Linea meno ardita, ma certamente più adatta in partenza alla prima esperienza di Gippo. Riusciamo ad aprire due bei tiri e riportarci alla base della solita fascia strapiombante. Ora però sembra più abbordabile e fiduciosi ritorniamo a casa. Gippo è entusiasta del suo primo tiro aperto e non vede l'ora di ripetere l'esperienza e, col benestare di Andrea, decidiamo di completare la salita assieme. A breve siamo nuovamente all'opera, siamo timorosi di una nuova scornata, ma le cose filano lisce e superiamo lo strapiombo che ci apre le porte per la parte alta. Poi, con altri due tiri, concludiamo anche questa faticosa giornata.

Adesso con un po' di fortuna, calcoliamo che si potrebbe terminare la via con solo un'altra uscita, pertanto decidiamo di dormire al Passo Fedaia per poter partire prestissimo. La sorte non è dalla nostra e piove fino alle otto del mattino. Tergiversiamo sul da farsi e, con un tempo incerto, alle 10.00 partiamo dalla macchina, è tardissimo, ma almeno il sole prende il sopravvento sulle nuvole. Oramai è certo che non la finiremo oggi, ma siamo alla fine di agosto e temiamo che questa meravigliosa estate si possa concludere bruscamente, pertanto anche un sol tiro nuovo aperto ha grande importanza. Risaliamo i quasi 300 m di statica e cominciamo subito ad aprire. Dalla tabella di marcia il primo tiro spetta a me: parto deciso e velocemente lo risolvo, sarà già un bel 7b+ lungo una sessantina di metri.

Dopo tocca Gippo, attacca il pilastro finale e, dopo 40m, non senza qualche bel volo, supera brillantemente una placca rognosa. Salgo da secondo ed in sosta mi complimento con lui per il suo primo tiro impegnativo, sarà sul 7b+ come il precedente. Una difficoltà non banale da aprire perché, pur avendo nelle braccia un alto potenziale, l'esperienza, la freddezza e la caparbietà sono cose altrettanto necessarie e difficilmente improvvisabili. L'ora è tarda e dobbiamo prendere una decisione. Scendere per poi risalire, tenendo presente che la statica è terminata 60 metri sotto dove siamo. Aprire il tratto mancante valutabile sui 2 tiri, per poi portare giù tutto, spaccarci la schiena e poi dover ritornare per la rotpunkt? Oppure lasciare qui il saccone con il trapano ed il materiale, scendere togliendo tutte le statiche e ritornare con il doppio impegno di liberare sino a qua per poi aprire il tratto mancante, all'apparenza molto scabroso e liberarlo nell'immediato? Siamo un po' stufi del su e giù e Gippo non ha un buon feeling con i jumar, pertanto optiamo per la seconda ipotesi. La soluzione più azzardata, che forse ci fa risparmiare una giornata di fatiche, ma che compromette con lo stress dell'apertura, quella della rotpunkt, forse la cosa più bella di queste esperienze.

Arriviamo ai primi di settembre e quindi alla resa dei conti. Attacchiamo presto, la giornata è splendida e cominciamo a liberare un po' di tiri. Il primo scabroso è il terzo, mi viene subito e proseguiamo velocemente con gli altri due più tranquilli. Il sesto ed il settimo si fanno sentire e con questo sole, anche i piedi cominciano ad ululare. Fino ad ora è andato tutto bene ora mi spetta aprire l'ultimo tiro impegnativo. Mi sento ancora energetico, e mi lancio su questo scudo strapiombante solcato da una fessurina. Mi ci vogliono quasi due ore per venirne a capo, ma quando arrivo in sosta sono entusiasta. Sino a prima avevamo trovato solo del 7a come obbligatorio, ma in questo ultimo tiro mi è riuscita una sezione di sicuro 7b+. Ma non è ancora ora per festeggiare, Gippo mi cala subito perché devo fare la rotpunkt. Dunque prendo un po' di fiato e riparto. Salgo cattivo, ma le ore ed i metri nelle braccia si fanno sentire. Passo al limite con un lancio l'obbligatorio, ora manca solo un pezzo di continuità, ma sono "alla frutta" e non so se reggo fino in sosta. Se mollo, non ho più la forza per rifare l'obbligatorio e vanificherei gli sforzi fatti sin qua. Così racimolo le ultime energie, probabilmente più mentali che fisiche e stringendo i denti mi butto in sosta. E' andata bene, non avrei scommesso nulla su me stesso, ma talvolta anche la fortuna fa la sua parte.

Ora manca ancora un tiro, ma è facile ed è solo una formalità per coronare questa splendida salita. Lanciamo le corde doppie per scendere ed arriviamo alla macchina con le frontali. Anche oggi le nostre 12 ore abbondanti di aria ce le siamo fatte. Adesso manca ancora una fatica, pensare ad un nome per la nuova via appena nata. In questi anni ho aperto e battezzato tante vie, ma mai assieme ad un amico-collega poliziotto. Così mi vengono in mente un paio di nomi, il primo è "Piedi piatti", nome che avrebbe un reale doppio significato, quando si arriva in cima. Il secondo è "Starsky & Hutch". La maggioranza ha votato per il secondo."

Buone salite a tutti,

Rolando Larcher

Si ringrazia The North Face, La Sportiva e Kong per il supporto tecnico

Via "Starsky & Hutch"
Punta Serauta 2962m
parete Sud-Est

prima salita: Rolando Larcher, Luca Giupponi (5-25/08 e 4/09/2003)
liberata: il 4/09/2003
difficoltà obbligatorio: 7b+
10 tiri: 6b+; 6b; 7c; 6c+/7a; 6c; 7b+; 7b+; 7c+; 6c; IV°
Sviluppo:  400m
Materiale: 10 rinvii
Accesso: Parcheggiare a P.so Fedaia 2057m vicino alla seggiovia. Attraversare la pista per M.ga Ciapela e scendere diagonalmente per circa 50m. Prendere il sentiero in salita, sotto dei risalti rocciosi, che porta in 15' all'attacco della ferrata "Eterna" al Serauta. 100m sotto la partenza (grosso bollo rosso) ad un ometto traversare in obliquo a sx per facile placca, e iniziare l'aggiramento della P.ta Serauta. Arrivare ad una spalla erbosa, proseguire orizzontalmente e superare il 1° facile canyon. Continuare sul cengione fino al 2° canyon che si supera agevolmente (anche se fa impressione). Si scende per erba e roccette, si attraversa il nevaio e si risale un canalino con corda fissa. Proseguire alzandosi leggermente (per evitare un 3° 6c+ canyon) e subito dopo passare sul versante opposto del Serauta. Continuare a costeggiare in senso orario, per tracce di camosci, fino ad arrivare al vallone di Antermoia in vista del 2° troncone della funivia. Alzarsi obliquamente, ometti, prima per ripidi prati, poi su balze e ghiaioni sospesi. Continuare a sx fin dove la parete appoggiata termina con un gran diedro-tetto.
La Via attacca in cima ad un ghiaione sospeso in un facile diedro-canale a 2400m di quota (1h e 20' da P.so Fedaia)
NB 150 prima si trova l'attacco del 1° tentativo






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