Pelmoon, nuova linea di ghiaccio e misto sulla Nord del Pelmo in Dolomiti

Il racconto di Enrico Geremia che in 2 giornate insieme suo fratello Daniele Geremia e Fabrizio della Rossa ha aperto Pelmoon, una via di ghiaccio e misto sulla Nord del Pelmo in Dolomiti.
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Pelmoon, Monte Pelmo, Dolomiti (Enrico Geremia, Fabrizio della Rossa, Daniele Geremia 07-08/01/2019)
Enrico Geremia, Daniele Geremia, Fabrizio della Rossa

Distrutti, sfiniti, l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è qualche litro di birra. Arriviamo all’auto e mai ci saremmo aspettati di trovare una spettatrice. Una ragazza che lavora alla Baita Flora Alpina in Val Fiorentina si congratula con noi e ci racconta che è dall’imbrunire che ci segue nelle nostre scorribande lungo la parete. E noi che pensavamo di essere in incognito?! Contentissimi di essere stati caldamente accolti la invitiamo a prendere una birra, ma lei declina per la sera successiva… comprensibile dato che sono solo le 11.

Io e Fabrizio ci mettiamo alla ricerca di un bar che fuori stagione risulta un’impresa epica. Quasi come aprire una via nuova sulla nord del Pelmo. Fortunatamente Silver ci viene in salvo foraggiandoci di panini birre e vinello. Con nostro stupore anche qui, come in molti altri posti nella valle (lo sapremo solo dopo facendo dei post su facebook) risultiamo le "star" della valle: "…due frontali sul Pelmo…ma eravate voi?" Eh si…qui di fronte ad una birra abbiamo modo di riflettere: "si eravamo proprio noi!"

Ci siamo lanciati su una linea incognita che avevo notato da Colle Santa Lucia nei pochi momenti di relax. Avevo fatto un sopralluogo che era servito a poco dato che dentro al canale iniziale non si riusciva a vedere la continuità della linea. Ad ogni modo abbiamo provato, speranzosi di trovare un buon passaggio che ci portasse alla linea di ghiaccio evidente sulla parte alta di parete. Io e mio fratello Daniele Geremia eravamo già "più o meno" d’accordo per iniziare l’avventura, ma il "LA" è arrivato dal mitico Fabrizio della Rossa.

Così siamo partiti per la spedizione ad inizio gennaio, sempre un po’ al nostro modo: trapano che non gira se non lo coccoli, spit ne abbiamo 5 anche se poi sono 3, qualche chiodo e qualche vite da ghiaccio che poi seminiamo lungo la via sperando cresca qualcosa per la volta successiva. Insomma di quel che c’è non manca nulla.

L’avvicinamento è come al solito la parte meno divertente ma purtroppo bisogna farla. In un’ora e mezza arriviamo all’attacco del canale nevoso, ci prepariamo, passiamo agevolmente qualche sezione di misto facile e ci portiamo verso il cuore della parete. Appena si apre la visuale compare la nostra linea. Non c’è nulla da dire, siamo proprio contenti che la linea sia tutta continua e collegata. Ora non ci resta che percorrerla.

Fabrizio e Daniele aprono dei tiri che sono il gioiello della linea: ghiaccio molto fine e precario con pochissime protezioni molto aleatorie….uno spettacolo! L’apertura richiede qualche ora e ormai non rimane più molto tempo, siamo all’imbrunire. Chiamiamo un amico in valle per capire dove ci troviamo ma non ci vede, siamo troppo bassi. Dalla foto capiamo che siamo ancora sotto la parte visibile. Non ci resta che scendere. Organizziamo le doppie e velocemente ripercorriamo i tiri a ritroso.

Nei giorni successivi rimane la voglia di rimettere le mani sulla parte più esaltante della via. Fra i vari impegni di lavoro (non molti durante questa stagione invernale) finalmente riusciamo a trovare una quadratura: mercoledì o giovedì potrebbero andare bene un po’ a tutti.

Sfortunatamente Daniele rimane "incastrato" nell’apertura di Zuita Patavina, una via nuova in Civetta. Martedì sera capisco che Daniele non sarebbe mai sceso in tempo e, a malincuore io e Fabrizio decidiamo di partire ugualmente per non perdere la buone condizioni. Rubo un po’ di materiale al fidato compagno di scalate Buzzi (Francesco de Cassan) che non mi lascia andare a casa se non dopo 3 litri di rosso.

Il giorno dopo alle 10 siamo nuovamente all’ultima sosta. Finalmente, dopo aver battuto traccia per circa 1000 metri fra avvicinamento e tiri facili iniziali percorsi in conserva, riprende il gioco: riprende l’avventura. I tiri che vengono a crearsi sono uno più bello e vario dell’altro: qualche passaggio di misto, un po’ di ghiaccio fine, alcuni funghi di neve da difficile rimonta, un po’ di "Alpine Ice" dove la picca da un po’ di sollievo e proprio ogni tanto qualche protezione. Apriamo ancora quattro tiri strepitosi su gradi non difficili ma psicologici dove le viti da ghiaccio entrano molto facili ed escono altrettanto.

La linea si divide in due e purtroppo per distrazione e stanchezza ci lasciamo ingannare prendendo il ramo di sinistra che ci porta fuori dalla linea di ghiaccio. Questo errore di costa parecchio tempo ma il fidato Fabrizio rimedia con un tiro di corda molto stravagante per tornare sulla linea originale. Faccio l’ultimo tiro delle difficoltà all’imbrunire e mi sto già slegando per organizzare le doppie quando arriva Fabrizio che mi sprona per arrivare in cima. Ci penso un po’ e, in effetti, comunque dobbiamo fare le doppie al buio. A questo punto vale la pena continuare. Scrivo alla moglie per tranquillizzarla, beviamo l’ultimo goccio di the e finiamo gli ultimi due tiri facili che ci portano ad incontrare la luna oltre la spalla del Pelmo: magia assoluta. Due tiri che, a ragione, Fabrizio ha voluto percorrere per completare l’opera, altrimenti sarebbe stato come un quadro senza firma. Una stretta di mano ed un abbraccio colmo di gioia per festeggiare lo stupore e la soddisfazione di essere riusciti nell’intento lascia spazio a tanta stanchezza che ci accompagnerà nel lungo rientro a valle. Grande Fabrizio e grazie della super compagnia e dell’avventura. Grazie Baloton per l’apertura delle danze.

di Enrico Geremia

Si ringrazia: Grivel,  Salewa , Wild Climb, Tutto Sport Longarone, Linea Verticale di Feltre per la fornitura del materiale, Garmont, Risk Protect


SCHEDA: Pelmoon, Monte Pelmo, Dolomiti




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