Nord del Pelmo in inverno. Una storia solo per condottieri

Ivo Ferrari ripercorre la ripetizione invernale della Nord del Pelmo da parte di Soro Dorotei insieme a Renato Panciera e Giuliano De Marchi. Una storia d'alpinismo e un'invernale tra le più memorabili.
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Monte Pelmo (Dolomiti)
archivio www.summitpost.org
1983 - 2015. Mi sono fermato tante volte ad osservarla la parete Nord del Pelmo. Una di quelle volte... Fermo la macchina, scendo, devo scendere, qualcosa mi obbliga ad uscire fuori nel freddo dell’inverno, dal caldo dell’abitacolo posso solo immaginare ma non capire. Davanti qualcosa di meravigliosamente immenso, tetro e gelido, una parete storica fotogenica e bianca, bianchissima!

Nella storia dell’alpinismo invernale, la Nord è di Renato Casarotto in solitudine sulla Simon-Rossi, cinque gelidi giorni e un’immagine che lo ritrae con un enorme zaino alla base delle parete poco prima di partire... Nella storia dell’alpinismo invernale c’è una salita fantastica bella e genuina, una salita che il tempo ricorda a mala pena, nessuna immagine divenuta famosa, pochi scritti e pochissime parole. Una salita da considerare come una delle più grandiose ripetizioni nella stagione meno favorevole. Tre uomini, tre alpinisti preparati, un “condottiero” vero, l’unico italiano ad avere salito la parete sud dell’Annapurna: Soro Dorotei! (ndr: prima ripetizione, con Benoît Chamoux, della via Bonington).

Sono fermo appoggiato alla macchina, le mani in tasca e la testa riparata da un pesante cappello di lana, sono fermo al lato della strada... non riesco nemmeno ad avere voglia di scattare qualche foto, l’occhio è rapito ed io l’ho seguito nei sogni. Mi piacerebbe parlare con Soro di quella invernale, l’ho desiderato un sacco di volte, ma non sono un uomo coraggioso e rimango nascosto dalla mia timidezza, mi piacerebbe sentire le sue parole.

L’alpinismo invernale cambia con gli inverni, cambia con i versanti, con l’attrezzatura, l’alpinismo d’inverno sulla Nord del Pelmo, non è più cambiato, si è fermato in quei giorni gelidi e corti di tanti anni fa, dove un “condottiero” condusse fino in cima i suoi compagni.

Alessandro Masucci così descrive quella meravigliosa salita per 'Le Dolomiti Bellunesi': “... Credo che soltanto i giornali locali ne abbiano dato allora qualche sobria notizia. A distanza di un quarto di secolo questo loro “exploit” forse merita di essere riconsiderato, se non altro perché i venti gradi sottozero sulla Nord del Pelmo d’inverno, non sono meno rigidi di quelli che si misurano sulla Nord del Cervino, o dell’Eiger o delle Jorasses. Si gettarono in quell’avventura prima Soro e Renato (Panciera ndr) da soli, risalendo e attrezzando il primo tratto di parete, fin quasi alla cengia Steger. Giuliano (De Marchi ndr) si aggregò in un secondo tempo. La parte bassa era tutta incrostata di neve umida, ghiacciata, cosicché il capo cordata Soro dovette risalire con i ramponi ai piedi. Benché i pesi fossero meglio distribuiti nella cordata di tre persone, impiegarono altri due giorni (26 e 27 gennaio) per trasferirsi con tutto il bagaglio all’estremità sinistra della cengia Steger. Qui bivaccarono per la terza volta, avendo trascorso le prime due notti in una caverna alla base della parete. Il giorno 28 fu speso per il tratto mediano della via, cioè altri 300 metri fino alla cengia alta, alla base del rosso camino bloccato. Dopo un quarto bivacco sulla cengia, il giorno 29 Soro condusse in vetta la cordata senza tentennamenti e a mani nude, perché, mi ha detto, “su quella difficoltà non si può arrampicare con i guanti”. Sull’ultimo molto ripido terzo di parete, stranamente le condizioni si presentarono diverse, avendo il vento dei 3000 metri spazzato dalla roccia la neve farinosa. Soro poté cosi togliersi i ramponi che aveva tenuto fino a quel momento. Dalla vetta scesero in fretta per il Vallon, ed evitarono in fine di percorrere la cengia di Ball, troppo lunga, calandosi dall’inizio di questa per la sottostante parete a corde doppie. Arrivarono cosi alla base del Pelmo prima che annottasse per la quinta volta."

Risalgo in macchina, il riscaldamento è al massimo, le catene sulle gomme mi danno sicurezza, parto verso casa, ho visto una parete unica, solo per “guerrieri” veri, solo per “condottieri”.

Grazie a Soro, Renato e Giuliano, io mi fermo spesso a guardare la parete d’inverno, la vostra invernale io la porto nel cuore.

di Ivo Ferrari

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