Sul Monte Sirente (Appennino abruzzese) Luca Gasparini e Gianluigi Ranieri aprono Il Sognatore

Il report di Luca Gasparini sull'apertura della nuova via 'Il Sognatore' sulla parete del Peschio Pedone al Monte Sirente nell'Appennino abruzzese. La via di misto è stata aperta insieme a Gianluigi Ranieri.
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Il tracciato di 'Il Sognatore', Monte Sirente, Appennino Centrale (Luca Gasparini, Gianluigi Ranieri, 30/11/2025)
archivio Luca Gasparini

Un novembre così generoso di neve non lo si vedeva da anni qui, nel nostro Appennino. E perché non sfruttare queste belle giornate di alta pressione per andare a esplorare le montagne di casa con l’instancabile e insostituibile Gianluigi Ranieri, amico e compagno di tante avventure sulle Alpi?

Il Sirente è una montagna “bassa” solo sulla carta: in realtà è un massiccio ampio, selvaggio, capace di regalarti giornate così intense che forse neanche il Gran Sasso riesce sempre a eguagliare. Le sue pareti sono maledettamente belle, complesse sia per la roccia che per la logistica. Da lontano tutto sembra logico, leggibile; ma una volta dentro puoi perderti se non hai studiato con attenzione. È proprio quel mix perfetto per vivere una giornata di alpinismo come ai vecchi tempi.

Studio qualche possibile linea e comunico a Gianlu le mie intenzioni: “Andiamo a vedere cosa riusciamo a fare. La neve è tanta, quindi probabilmente sarà solo una passeggiata. Il ghiaccio non c’è ancora, è troppo presto. Però, se la parete ce lo consente, magari sfruttando la roccia riusciamo comunque a tracciare una linea di salita". E devo dire che la lettura è stata buona.

Iniziamo la nostra salita con quel misto di curiosità e rispetto che il Sirente impone. La linea che avevamo immaginato da lontano appare più complessa del previsto, ma anche più affascinante. E così iniziamo a salire davvero: un po’ roccia, un po’ neve dura, tanto misto cattivo, placche lisce dove risulta difficile proteggersi e passaggi in diedri strapiombanti dove, per fortuna, i friend ci fanno ben sperare che in qualche modo possiamo uscire. La parete ci accoglie e ci respinge, come sempre: ogni metro lo guadagni, ma ogni metro ripaga.

Alla fine, dopo ore di scalata, sbuchiamo sul crinale proprio mentre il tramonto fa capolino e la notte inizia ad avanzare. Pensavamo di aver finito e invece ci aspetta ancora una discesa complessa prima di poterci finalmente rilassare e bere un po’ di tè caldo lasciato alla base della parete.

Qualche errore di orientamento ce lo concediamo, la stanchezza si fa sentire ma alla fine riusciamo a tornare giù. Ci guardiamo e ridiamo come due ragazzini, perché capiamo davvero quanto la giornata sia stata piena, intensa, e come le emozioni ora stiano venendo tutte a galla.

È per questo che si va in montagna: per sentirsi vivi, liberi, piccoli e inspiegabilmente felici.

- Luca Gasparini, Roma

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