Sottoguda, il canyon incantato

Gianluca Bellin, Maurizio Pretto e Ezio Marlier nell'incredibile regno delle fate di ghiaccio: "Sottoguda è il canyon delle contraddizioni: sul fondo c'è la vita normale, poi appena attacchi le picche sei in montagna, tra un tè, una chiacchierata e una tirata di braccia tutti trovano la propria dimensione, forse è questo che lo rende unico."
Alpine Ice Tour

Gianluca Bellin, Maurizio Pretto e Ezio Marlier nell'incredibile regno delle fate di ghiaccio: "Sottoguda è il canyon delle contraddizioni: sul fondo c'è la vita normale, poi appena attacchi le picche sei in montagna, tra un tè, una chiacchierata e una tirata di braccia tutti trovano la propria dimensione, forse è questo che lo rende unico."

Martedì 2 gennaio 2006

Ore 5.30 sveglia, colazione veloce carico i ferri in macchina, guido per circa due ore e mentre sono per strada penso: che palle! Per noi ghiacciatori veneti di pianura Sottoguda è il posto più comodo, sì perché gli altri siti si trovano ad oltre due ore di macchina alle quali poi si aggiunge un'altra oretta di avvicinamento: quanta fatica per dare quattro picozzate a un pezzo d'acqua ghiacciata!

Arrivo e becco Ezio che deve ancora fare colazione (comodo lui!): ciao Mascio (maiale in dialetto veneto) come va?! Sono contento, è da sei mesi che non lo vedo, con lui e kekka ci siamo salutati in aeroporto a Milano, di ritorno dalla spedizione in Pakistan. Anche lui sembra felice di vedermi e, tanto per entrare in argomento, mi mostra l'ultima impressionante cascata salita il giorno prima a Gondo (sarà la cinquantesima cascata da quando ha iniziato il tour e ancora gli si illuminano gli occhi).

Dopo un po' ci raggiunge Maurizio da Valdagno e partiamo per fare l'avvicinamento, che, per chi non lo sapesse, consiste nel percorrere una vecchia strada in leggera salita che si incunea in un impressionante canyon con pareti alte un centinaio di metri, a destra e a sinistra lingue di ghiaccio scendono a piombo per gettarsi nel torrente sottostante (vera rottura di scatole). Questo è uno di quei posti che hanno fatto la storia del ghiaccio in Italia e molte delle sue cascate sono un valido punto di riferimento comparativo per le gradazioni.

Ci dirigiamo verso Excalibur, bellissima è in gran forma, ma soprattutto libera, ci prepariamo e parto per il primo tiro, trentacinque metri con tratti a novanta quasi tutta in aggancio, non faccio fatica, ma scalare con uno dei maestri dell'ice-climbing mi da un po' di ansia: è come fare un esame (infatti mi sento agile come un gatto di piombo). Il secondo tiro lo fa Maurizio, il terzo Ezio al quale consiglio di usare una pagaia dato che cola parecchia acqua.

Scendiamo salutiamo un'altra cordata che si appresta a salire e ci dirigiamo verso quello che è considerato il tiro più spettacolare di Sottoguda: La Cattedrale ramo sinistro. Parto per il primo tiro, salgo goloso e, stavolta, più rilassato, sosta: “Ok Ezio concediamo a te l'onore di salire il prossimo tiro” (si dice sempre così quando si vuol far salire al compagno di cordata il tiro più rognoso).

Ezio prende una manciatina di chiodi e parte, ne posiziona quattro in sessanta metri di muro a novanta e comincia a recuperarci. Uao!!! Che figata! E che condizioni! Sotto di noi la valle è un bazar di sciatori che fanno il tour della Grande Guerra, bimbi con le slitte, gente che cerca di insegnare ad altri la scalata su ghiaccio, turisti impellicciati e noi qui appesi sulle esili candelette. Scendiamo scambiamo due chiacchiere con un po' di gente, poi Ezio ci propone la Spada nella Roccia! “Certo che sì” gli rispondiamo, ma è occupata (che culo!) e finiamo la giornata in bar.

Sottoguda è il canyon delle contraddizioni: sul fondo c'è la vita normale, poi appena attacchi le picche sei in montagna, tra un tè, una chiacchierata e una tirata di braccia tutti trovano la propria dimensione, forse è questo che lo rende unico. Buon viaggio Mascio.

Gianluca Bellin


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