L'anno del nevone di Alberto Sciamplicotti

È uscito 'L'anno del nevone', il nuovo libro di Alberto Sciamplicotti per MonteRosa Edizioni: un giallo ambientato nel periodo fascista, che mescola perfettamente realtà e fiction e che figura nella terzina dei finalisti al premio Giallo Garda 2025. La recensione di Linda Cottino.
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L'anno del nevone di Alberto Sciamplicotti
MonteRosa Edizioni

Pietracamela, inverno 1929. Una nevicata che non si ricorda a memoria d’uomo. Una valanga che travolge due fortissimi alpinisti, Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti. Una bambina che viene trovata barbaramente uccisa. Tre alpinisti austriaci legati al gruppo dei “ragazzi di via Panisperna” che intendono ripercorrere le tracce dei due sfortunati abruzzesi. Un medico e un maresciallo che indagano per ricomporre un puzzle i cui pezzi sembrano troppo difficili da incastrare tra loro.

Di là dalla sintesi della quarta di copertina, quel che intriga dell’ultimo libro di Alberto Sciamplicotti – alpinista, scialpinista e viaggiatore, narratore per lo più di avventure esplorative vissute in prima persona – sono i mondi che convergono in questa storia, scritta seguendo i canoni del romanzo giallo. Proviamo dunque a cercare l’anima del libro.

Siamo in pieno fascismo, nell’inverno passato alla storia come “l’anno del nevone” – citato da Fellini in Amarcord e degno persino di una voce su Wikipedia. Quella che colpì l’Europa fu un’ondata di freddo eccezionale, che non risparmiò neppure l’Italia, dove si registrarono nevicate copiose anche in città di mare, mentre sulle montagne si accumularono fino a 14 metri di neve. Come si conviene per un thriller, ci guardiamo dal rivelare alcunché, quel che ci interessa mettere in luce è la straordinarietà dei fatti, delle coincidenze e dei personaggi che si incontrarono sul Gran Sasso in quel febbraio del ’29.

"L’idea è nata leggendo il libro di Pasquale Iannetti, 'L’ultima ascensione di Mario Cambi e Paolo Emilio Cicchetti'" spiega l’autore "dove si rivela che nello zaino di uno dei due alpinisti venne trovata una pistola. Lì nella mia mente è scoccata la scintilla e da lì sono partito per un lungo e laborioso, e man mano sempre più appassionante, lavoro di ricerca. È stato divertente ricostruire la Pietracamela del 1929 e alla fine sono riuscito persino a rintracciare il numero della tabaccheria del paese con la sua insegna dell’epoca: mi hanno aiutato molto le fotografie, e là dove non sono arrivati i documenti è intervenuta l’immaginazione. Alcuni tasselli si sono incastrati così bene, che la storia è andata avanti in un certo senso da sola".

A rendere speciale la vicenda è il coinvolgimento, nella ricerca dei due alpinisti rimasti intrappolati nella neve a poca distanza dalla salvezza, di alcuni protagonisti del mondo scientifico italiano, nella fattispecie romano, quello noto come “i ragazzi di via Panisperna”. Così nel racconto convivono, oltre a quello di paese, due mondi peculiari: l’alpinismo e la scienza.

Un intreccio evidente sin dalla copertina del libro, dov’è ritratta la squadra di soccorso che proveniva da Roma: i due uomini, soci della Sucai, sono due personaggi fondamentali della storia della scienza e della cultura italiana: Edoardo Amaldi (che guarda nell’obiettivo) e Giovanni Enriques (con gli sci). Detto per inciso, Enriques fu anima della casa editrice Zanichelli, il che spiega come mai l’editore pubblicò per anni, accanto al comparto scientifico e scolastico, importanti libri di montagna. Un altro tassello degli intrecci orchestrati da Sciamplicotti è la figura del medico, quell’Ernesto Sivitilli che nel 1923 fondò gli Aquilotti di Pietracamela, il gruppo alpinistico di eccellenza del Gran Sasso.

L’anno del nevone si rivela un cocktail intelligente e assai gustoso di eventi documentati e fiction, personaggi esistiti e altri di fantasia. Un giallo così ben riuscito che figura nella terzina dei finalisti al premio Giallo Garda 2025, la cui premiazione è attesa in questi giorni di ottobre.

- Linda Cottino, Torino




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