Meru South. Intervista a Simon Gietl dopo la prima salita di Goldfish con Mathieu Maynadier e Roger Schäli

Intervista a Simon Gietl dopo la prima salita di Goldfish su Meru South in India, effettuata in stile alpino dal 11 al 13 maggio 2023 con Mathieu Maynadier, Roger Schäli. Intervista della giornalista bulgara Tanya Ivanova.
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Simon Gietl, Mathieu Maynadier e Roger Schäli verso Meru South in India per aprire 'Goldfish' (800m, M6+ A1), maggio 2023
Daniel Hug / www.daniel-hug.com

A metà maggio l'alpinista sudtirolese Simon Gietl, il francese Mathieu Maynadier e lo svizzero Roger Schäli hanno aperto una nuova via in stile alpino sul Meru South in India. Salita dall'11 al 13 maggio 2023, la linea di 800m supera la parete est della montagna alta 6600 metri e raggiunge difficoltà fino a M6+ A1. La giornalista bulgara Tanya Ivanova ha intervistato Gietl per saperne di più.

Simon, come sei stato coinvolto in questo progetto, chi ti ha invitato e quando?
Roger mi aveva parlato molto della sua ultima spedizione Meru e mi aveva chiesto se ero interessato a unirmi a lui e Mathieu nella prossima avventura. Certo, è stato un grande onore per me essere invitato da loro, e sono stato molto felice di tornare in questo posto speciale dove ho scalato 5 anni fa. A quel tempo io e Vittorio Messini riuscimmo a salire una linea incantevole sullo Shivling.

Conoscevi già Roger Schäli, insieme avete aperto vie impressionanti come "Odyssee" sulla parete nord dell'Eiger, ma conoscevi bene Mathieu prima?
Con Mathieu, la prima volta che ci siamo incontrati, è stata a Delhi poco prima di iniziare.

Sei stato precedentemente interessato al Meru? E hai pensato di fare qualcosa come la solitaria di Valery Babanov del 2001? Ti conosciamo anche per le tue solitarie
Certo, avevo letto e sentito parlare di Мeru in passato, ma confesso che questa montagna non era un obiettivo che avevo in mente. In realtà ultimamente stavo pensando ad una spedizione in solitaria e ho già un'idea concreta in mente, ma non credo sia corretto parlare di piani prima di averli portati a termine. Comunque, dopo aver ricevuto l'invito a Meru, mi è stato chiaro che avrei colto l'opportunità di arrampicare con questi due grandi alpinisti. E certo, sono rimasto molto colpito dalla linea e dallo stile di Babanov.

Devi aver visto il film di Jimmy Chin sulla prima salita di Shark's Fin. Le tue aspettative sull'area e sulla vetta corrispondevano a ciò che hai visto quando eri lì?
Sì, certo che conosco questo film, le inquadrature sono superbe e sicuramente ti fanno venir voglia di venire in questa zona. La buona roccia, i ripidi fianchi di neve, l'isolamento e la garanzia di vivere un'avventura unica mi hanno convinto ad andarci.

Parlaci dell'idea originale del team: la linea, lo stile, i modi?
All'inizio abbiamo avuto un tempo molto variabile. Al mattino cielo azzurro, poi nuvoloso a mezzogiorno e nevoso nel pomeriggio. La sera di nuovo limpido. E’ stato così per quasi due settimane. Abbiamo parlato brevemente di un'altra linea per sfruttare meglio il tempo, ma poi abbiamo deciso di concentrarci verso l'obiettivo principale per il quale eravamo andati in India, ovvero la parete SE del Meru South. Lo stile era chiaro: una linea naturale in stile alpino senza spit!

Abbiamo visto alcuni filmati di droni. Mi sono sempre chiesta se queste macchine ronzanti interferissero con l'esperienza complessiva e sulla la tua concentrazione.
Sì, avevamo Daniel Hug con noi nel team, uno scalatore instancabile e molto motivato che ha catturato l'intera spedizione con le sue telecamere. Ci ha disturbato? Onestamente no. In primo luogo perché non eravamo costantemente seguiti dal drone, e in secondo luogo perché sei così impegnato a scalare che non lo senti nemmeno. Ma quelle che devo fare sono enormi congratulazioni a Daniel, che è riuscito a fare delle foto e dei video davvero impressionanti di questa salita.

Secondo il report iniziale di Roger, quest'anno sembravano esserci più pericoli del solito, come il "labirinto di crepacci", molta neve e un alto pericolo di valanghe. Vediamo lo stesso sulle vette più alte del pianeta. Quali sono state le tue tattiche per ridurre al minimo il rischio in tali circostanze? E come pensi che i cambiamenti in montagna (dovuti ai cambiamenti climatici) influenzeranno le salite in futuro?
Sì, è stato decisamente tutt'altro che facile e sicuro arrivare ai piedi della parete. Le continue nevicate unite al vento hanno reso molto più alto il pericolo di valanghe su questo infido ghiacciaio. Trovare un percorso sicuro non è stato facile ad essere onesti. Ma è necessario adattarsi alle circostanze e, ad un certo punto, accelerare, se ti viene data una possibilità. Cosa che per fortuna abbiamo avuto. Molto cambierà nei prossimi anni e devo dire che sono molto curioso di vedere come sarà tra 10 anni.

Tu e Roger avete aperto la via salendo tratti di roccia, ghiaccio ripido e con vento gelido mentre Mathieu si riprendeva dai problemi intestinali. Sembra piuttosto estenuante per voi tre, e probabilmente ci è voluto più tempo del previsto. Qual era il piano originale e come ha funzionato il lavoro di squadra?
Non è stato facile, soprattutto per Mathieu che si è ammalato nella giornata di bel tempo. Ha faticato molto fino al Campo 2 dove sapevamo che non sarebbe riuscito ad arrivare il giorno successivo. Inizialmente avevamo previsto due bivacchi per la salita, ma poiché la finestra di bel tempo era prevista solo per 2,5 giorni, abbiamo dovuto escogitare un nuovo piano. Roger e io abbiamo battuto la traccia fino alla barriera di roccia e abbiamo depositato il materiale in cengia prima di ridiscendere al Campo 2. Mathieu è riuscito a riprendersi bene quel giorno e così siamo partiti tutti e tre alle 3:00 del mattino, con l'idea che avremmo avuto bisogno di un solo bivacco grazie al lavoro svolto il giorno prima. Il piano ha funzionato perfettamente ed eravamo in vetta alle 9:00 del giorno successivo.

Voi 3 avete dormito in una tenda per due persone su uno spettacolare fungo di neve. Scusami per la domanda stupida ma - come ti sei sentito? Sei riuscito a recuperare le forze prima della spinta in vetta?
Sì, è vero, dove abbiamo piantato la nostra tenda era davvero un posto molto speciale. Siamo rimasti legati durante la notte in caso di emergenza, per esempio se il fungo fosse crollato. Personalmente sono molto fortunato perchè mi addormento velocemente e facilmente, invece Mathieu ha avuto problemi ad addormentarsi e Roger aveva un mal di testa che gli ha reso la notte difficile.

Puoi dirci di più su quel tiro nel tunnel di ghiaccio?
È stato uno dei migliori tiri che abbia mai salito ed era a 6500m. Il tunnel è lungo circa 10-15 m e fa una curva di 180°. Non puoi davvero descriverlo a parole, devi provarlo. Mathieu ha detto: "Questo tiro è per Simon, se lo merita!" È stato un gesto davvero gentile da parte sua e mi ha reso molto felice! Mi sono sentito onorato. GRAZIE ancora Meme!

Come è nato il nome della via e perché avete deciso di fare questo riferimento alla spedizione statunintense sulla parete nordovest?
Dopo la salita, i nostri pensieri si sono ovviamente concentrati sulla ricerca del giusto nome da dare alla linea. Tutti avevano idee diverse ma nessun nome è stato approvato da tutti fino a quando non ho fatto io il suggerimento con Goldfish. All'improvviso tutti erano entusiasti e l'abbiamo scelto. Uno dei motivi è stato sicuramente il tunnel, perché lassù mi sentivo un po' come un pesce rosso in un acquario!


Note: Tanya Ivanova è giornalista della radio nazionale bulgara da oltre 15 anni. Dal 2018 gestisce anche una rubrica settimanale sugli sport estremi e informa il pubblico in Bulgaria su ciò che sta accadendo nel mondo dell'alpinismo, dell'arrampicata su roccia, delle gare di arrampicata, delle maratone di ultra-trail e altro ancora. Ha registrato interviste con molti dei più importanti alpinisti, alpinisti, trail runner e atleti del mondo. Tanya è interessata all'arrampicata e le montagne sono la sua passione.



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