San Vito lo Capo... punto e accapo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato dai rappresentanti delle due associazioni (Rocce di Sicilia organizzatrice del San Vito Climbing Festival e YMCA Climbing House negozio e luogo di ritrovo per climber, bikers e trekkers) che insieme operano per la promozione e valorizzazione del territorio di San Vito Lo Capo e della provincia di Trapani.
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Salinella, San Vito lo Capo
Elio Bonfanti
San Vito Lo Capo, una delle mete d’arrampicata più gettonata degli ultimi anni. Famosa per il suo festival, illustrata dalle maggiori riviste e siti internet di settore, osannata per la quantità di roccia, dalla bellezza paesaggistica e per il suo contesto naturale. Migliaia di climbers da tutta Europa ogni anno visitano questa località. Tanti i top climbers ma anche tantissimi appassionati in compagnia di amici o con le famiglie. Si è sempre parlato di un piccolo paradiso per i climbers, luogo ideale dove trascorrere una vacanza d’arrampicata.
Eppure nelle ultime settimane, un paio di articoli ed una lettera "aperta" hanno gettato ombre sulla nostra San Vito Lo Capo. Dopo tante parole spese da più parti e dopo quello che è successo, ci sembra doveroso raccontare in prima persona, da chi vive ed opera già da tanti anni a San Vito Lo Capo, la situazione e fare il punto sul reale stato dell’arte di questo bellissimo angolo di Sicilia, senza sminuire i problemi reali ma anche senza esagerare in giudizi catastrofici, che stanno diffondendo un "terrorismo" psicologico che non fa bene a nessuno.
Prima di iniziare la descrizione della situazione però, ci sembra doveroso esprimere il nostro più grande dispiacere per l’infortunio subito da Stefan, e siamo felici e sollevati nell’apprendere che si è svegliato dal coma. I migliori auguri per la sua convalescenza.

LA NASCITA DI SAN VITO LO CAPO
I tanti settori attrezzati e le oltre mille vie a San Vito, come nella maggior parte dei posti in Italia o forse del mondo, sono nati grazie al lavoro spontaneo di chiodatori, che per passione hanno investito tempo, denaro e fatica, ma al contrario di altre parti d’Italia, dove i locals hanno sviluppato la loro zona, qui molti settori sono nati velocemente per mano, (troppe!), dei tanti climbers, Italiani e stranieri che hanno voluto lasciare un loro segno. Se da una parte questo ha contribuito a far crescere molto velocemente il numero dei settori e delle vie (oggi se ne contano circa mille), è anche vero che si assiste ad una notevole differenza di stile di chiodatura tra un settore ed un altro. E alla parola stile vogliamo dare il senso più ampio, dal materiale usato, alla distanza tra gli ancoraggi, alla scelta del tratto di parete e della pulizia o disgaggio dello stesso.

I CHIODATORI
La sequenza di passi che porta alla realizzazione di un settore d’arrampicata (individuazione, pulizia del sentiero d’accesso, accurato disgaggio, tipologia di materiale e distanza tra le protezioni) ha creato altre problematiche. Purtroppo dobbiamo constatare che non tutti hanno la massima cura nell’aspetto che riguarda il controllo e il minuzioso disgaggio dei massi pericolanti. E’ anche vero però che una via chiodata e ripulita cinque o sei anni fa può presentarsi oggi in condizioni abbastanza diverse, a causa ad esempio delle infiltrazioni di acqua piovana o delle radici che spingono e spaccano la roccia.

LA CORROSIONE IN AMBIENTE MARINO
Il capitolo materiale, già affrontato in articoli stampa convegni e lunghe discussioni, ha un peso notevole sulla qualità della chiodatura delle vie di San Vito. Il grosso problema della corrosione dell’inox in ambiente marino si è evidenziato negli anni in cui San Vito nel frattempo veniva chiodata, senza ancora quell’attenzione necessaria sul tema inox. Il materiale fin qui utilizzato nella stragrande maggioranza delle protezioni (acciaio inox 304 o presunto tale) non si è rivelato all’altezza. Un caso a parte riguarda il materiale utilizzato dai fratelli Titt della Bolt Product che hanno attrezzato centinaia di vie con acciaio Duplex il quale, sebbene non piaccia a molti per forma e spessore (le famose code di porco e le protezioni intermedie sottili per intenderci), fin qui non ha dato alcun problema di resistenza alla corrosione. Purtroppo la vicinanza del mare, la particolare esposizione di alcune zone ed altri fattori legati alla tipologia della roccia, compromettono fortemente la durata e la resistenza del normale acciaio inox. L’esperienza sul campo in questi anni, fix rotti o fortemente ossidati, ci ha portato a prendere le distanze con alcuni tipi di ancoraggi, e quindi con le vie chiodate con questi.

LA CRONACA RECENTE
Innanzitutto smentiamo la notizia contenuta nell’articolo di Elio Bonfanti pubblicato da Planet Mountain secondo il quale solo quest’anno ci sarebbero stati sette incidenti dovuti alla precaria sicurezza delle pareti e delle protezioni. E’ vero, alcuni incidenti ci sono stati, negli ultimi anni, ma di questi una buona parte sono riconducibili all’imperizia dei climber coinvolti che hanno commesso errori "tecnici" gravi. In due casi invece si è verificata la rottura di appigli o porzioni di roccia che hanno ferito delle persone. Anche se non vorremmo mai che accadesse, purtroppo è quasi "fisiologico" un certo numero di casi di rottura di appigli e porzioni di roccia quando si parla di un comprensorio di mille vie e con un alta frequentazione.
Altro discorso è l’evento raccontato nella lettera aperta di Michel Piola che ha coinvolto una cordata francese sulla via "La collina dei conigli" al Monte Monaco, con la rottura di un fix di una sosta durante la discesa in doppia. Fortunatamente la tragedia è stata solo sfiorata grazie alla tenuta del secondo fix.
Nella lettera sopracitata Michel Piola addirittura lancia un appello alle autorità affinché venga interdetta l’arrampicata in tutta l’area di San Vito. Tanto di rispetto a chi ha migliaia di vie al suo attivo, ma sarebbe auspicabile che grida d’allarme di tale portata arrivino solo dopo un attenta analisi e verifica di "tutto San Vito", confrontandosi e comunicando con chi il territorio e con chi realmente ci vive e in qualche modo cerca di gestirlo.

QUELLO CHE SI DEVE FARE
Detto ciò, noi siamo i primi a constatare quante criticità si rilevano, alcune (criticità) incidono fortemente sulla sicurezza di alcune itinerari e necessitano di un totale restyling, in altre vie basta solo una verifica di routine.

A nostro avviso, dai sopralluoghi effettuati e dalle segnalazione ricevute dei climbers, gli interventi urgenti sui quali intervenire sono i seguenti:

- Settori, o buona parte di essi, da richiodare. Da ritenere non sicuri fino a lavoro ultimato

a) Cattedrale nel Deserto (Le prime 10 vie sono state già richiodate nel 2013, ma tutte le vie della parte centrale e destra del settore sono da richiodare, circa 25)
b) Lost Word (13 vie)
c) Grotta dei Santi (9 vie)

- Tutte le vie con un solo punto di sosta
(la maggior parte dislocate sulla scogliera di Salinella tra Torre Isulidda e il campeggio). Su circa 250 vie in questa porzione di parete una buona metà presenta un solo punto di sosta, o una sosta inadeguata.

- Vie da richiodare negli altri settori
- Sono da richiodare, perché non ritenute sicure, tutte le vie chiodate con i vecchi ancoraggi con acciaio inox 304, e tutti quegli ancoraggi con evidenti segni di corrosione. (ad esempio diverse vie a Nuova Ossesione, Crown tra i principali settori).
Per contro molte delle vie a Salinella, dove cambieremo e sostituiremo le soste già nei prossimi giorni, sono chiodate con acciao inox duplex che sembra dare buoni risultati contro la corrosione da salsedine.

INTERVENTI ESEGUITI
E’ importante ricordare che ogni anno, dal 2009 ad oggi in occasione del festival, l’associazione Rocce di Sicilia si occupa di verificare lo stato delle vie dove si svolge la Climbing Marathon. Tale verifica comporta un lungo e faticoso lavoro di controllo e disgaggio ove necessario, ed inoltre la sostituzione degli ancoraggi corrosi.
Ma i veri lavori di manutenzione delle vie d’arrampicata sono nati già nel 2013, in occasione della Bolting edition, dove grazie al contributo dell‘AOTS Associazione Operatori Turistici SanVitesi e dei campeggi El Bahira e La Pineta, sono stati acquistati fix e soste in acciaio inox 316L per lavorare su 50 vie. Sono state richiodate 42 vie (tra i settori cattedrale nel Deserto, Bunker e Canalino) ed inoltre è stato attrezzato il settore Valanga con 8 itinerari, come settore scuola di chiodatura in collaborazione con le Guide Alpine Massimo Faletti e Stefano Perrone.
Inoltre, nella primavera scorsa per i preparativi del Festival, sono state verificate, pulite e disgaggiate, circa sessanta vie da Portella delle vacche fino oltre al bunker.

INTERVENTI NELL’IMMEDIATO FUTURO
Grazie all’apertura della Climbing House a San Vito Lo Capo si è creato un importante punto di riferimento per gli arrampicatori, ma anche per lo sviluppo dell’arrampicata stessa. Infatti fin dalla sua inaugurazione è stato creata una raccolta fondi per la richiodatura delle vie. Ad oggi, grazie al contributo volontario dei numerosi climbers venuti a San Vito, sono stati raccolti oltre duemila euro, già utilizzati per l’acquisto di ancoraggi e soste FIXE in acciaio inox 316 L marino. Partirà a breve la richiodatura di tutto il settore Lost Word, e saranno messe in sicurezza tutte le soste sulla scogliera di salinella da Torre Isulidda al campeggi El Bahira.
Un plauso va a la guida alpina valdostana Matteo Giglio subito messosi subito a disposizione per la richiodatura della sua splendida "La collina dei conigli" a Monte Monaco che ha subito l’attacco della salsedine. Già il lavoro è stato iniziato e la via sarà richiodata interamente con fittoni resinati in acciaio 316L marino ovviamente. Entro la fine dell’anno tutta la via sarà completata.
Inoltre in collaborazione con gli Operatori Turistici Sanvitesi è stato lanciato il progetto "Adotta una via – Titanium Project". E’ una proposta ambiziosa ed onerosa, ma come ci hanno dichiarato gli stessi rappresentati SanVitesi, "Vogliamo puntare al massimo". Il progetto, semplice nella sua formula, da la possibilità a chiunque di adottare una via già esistente. Il contributo richiesto consente il completo restyling della via adottata, dalla sosta di calata agli ancoraggi intermedi. Il tutto ovviamente in titanio, che attualmente è l’unico materiale che garantisce una resistenza illimitata alla corrosione. Un fondamentale contributo per la sicurezza di chi arrampica e per preservare quanto più a lungo possibile il patrimonio di vie di San Vito Lo Capo. Per il Titanium Project si inizieranno a richiodare le vie di Cattedrale nel deserto, che sembrano tra le più soggette al tipo di corrosione prima esposto.
In prima linea per i lavori su corda Daniele ed Ivan della Climbing House. Ovviamente il lavoro è tanto e quindi il contributo volontario di mani esperte sarà ben accettato.

Programmi futuri
- Verrà adottato un regolamento con le linee guida per le future chiodature nell’area.
- Verrà aperto un conto corrente per le donazioni di chiunque abbia a cuore la questione e voglia dare un contributo economico alla raccolta dei fondi necessari per l’acquisto del materiale.
- Verrà stesa una convenzione con alcune strutture ricettive per offrire ospitalità gratuita a chi volesse dare un aiuto per la richiodatura delle vie.
- Tutte le vie e i settori controllati e verificati saranno inseriti in un elenco facilmente consultabile in rete nei siti del festival (www.sanvitoclimbingfestival.it), e della YMCA Climbing House (www.ymcaclimbingsanvito.it)

Massimo Cappuccio (Associazione Rocce di Sicilia)
Peppe Gallo (Associazione Rocce di Sicilia)
Daniele Arena (Ass. YMCA Climbing House San Vito lo Capo)
Ivan Savoi (Ass. YMCA Climbing House San Vito lo Capo)




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