San Vito Lo Capo: l'incidente a Stefan Rass e l'appello per una donazione. Di Elio Bonfanti

Il 16 novembre a San Vito Lo Capo l'austriaco Stefan Rass è rimasto vittima di un terribile incidente e ora si trova in coma indotto a Salisburgo. Pubblichiamo l'appello per aiutare economicamente la giovane famiglia e anche un breve testo di Elio Bonfanti che ha aiutato ad assistere Stefan subito dopo l'incidente.
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Stefan Rass con sua moglie Maria e i loro figli
archivio Rass
Come molti sapranno, il 16 novembre 2014 la guida alpina austriaca Stefan Rass è rimasto vittima di un grave incidente mentre arrampicava a San Vito Lo Capo. Dopo le prime cure a Palermo è stato trasportato in ospedale a Salisburgo dove attualmente si trova in coma indotto. Gli amici di Stefan, inclusa la conosciutissima climber tedesca Ines Papert, hanno lanciato un appello chiedendo alla comunità dei climbers di aiutare la moglie e i due giovani figli di 3 e 1 anno con donazioni. Pubblichiamo il testo dell'appello di seguito, facendolo seguire dal racconto e da alcune considerazione di Elio Bonfanti che ha assistito Stefan subito dopo l'incidente.


L'APPELLO DEGLI AMICI DI STEFAN RASS *

Cari amici!
Il 16 novembre in Sicilia è caduto Stefan Rass (Austria), senza alcuna sua colpa, da 25m fino a terra insieme ad un masso sul quale era ancorata la sosta. La corda ha rallentato la caduta. Il fatto che sia sopravvissuto è un miracolo.
Attualmente si trova in coma indotto in un ospedale di Salisburgo con un grave trauma cranico-cerebrale. Fare previsioni di ulteriori sviluppi risulta molto difficile.
Speriamo e preghiamo per lui, che possa presto ritornare dalla sua giovane famiglia, e sentire prima o poi nuovamente la roccia sotto le dita. Ma nel prossimo futuro Stef non potrà esercitare la sua professione di guida alpina.
Ognuno di noi potrebbe trovarsi in una situazione simile, e a nessuno piace stare a guardare e non far nulla. Ecco perché vogliamo dare l'opportunità anche a voi di aiutare Stef, sua moglie Maria e i loro figli, Amelie (3 anni) e Noah (1 anno).
Sul seguente conto per le donazioni è benvenuto qualsiasi importo.

Spendenkonto Rass
IBAN AT32 3502 0000 0051 5676
BIC RVSAAT2S020
Raiffeisenbank Großgmain
Salzburger Str. 53 5084, Großgmain, Austria

Vorremo utilizzare 15% del contributo per ringraziare Daniele Arena, il proprietario del negozio di materiale di arrampicata di San Vito, per la sua estrema pazienza e il suo importante aiuto in loco. Con questo supporto effettuerà l'urgente verifica e manutenzione delle vie, affinché non si ripeta qualcosa di simile.
La Sicilia è una splendida zona per l'arrampicata che forse tutti vorrebbero visitare. Però già prima dell'incidente eravamo dell'opinione che, sia per quanto riguarda il materiale utilizzato per la spittatura sia per quanto riguarda la pulizia delle vie, il lavoro dei chiodatori fosse spesso stato insufficiente.
Tutto quello che potete dare, è benvenuto, ogni centesimo aiuterà

Vi ringraziano i suoi amici Felix Frieder e Ines Papert

* AGGIORNAMENTO DEL 30/11/2014
Cari amici,
vi ringraziamo molto per il vostro aiuto e per il vostro sentito interessamento riguardo l'incidente occorso a Stefan Rass. Poiché ci sono stati espressi dubbi relativamente alla proposta di destinare il 15% della raccolta fondi a Daniele in Sicilia, vorremmo spiegare in breve: Daniele è stato determinante nel rapido trasporto di Stefan e ha dato un aiuto fondamentale in loco. Inoltre, lavora moltissimo per la manutenzione delle vie d'arrampicata in Sicilia. In segno di ringraziamento la famiglia intende mostrare personalmente la sua gratitudine a Daniele. Contrariamente alla prima comunicazione, la vostra donazione sarà devoluta ora al 100% a Stef, Kathi, Amelie (3) e Noah (1). Le condizioni di Stef sono attualmente ancora critiche e, purtroppo, non è possibile fare alcuna previsione sul futuro. Vi ringraziamo di cuore. La vostra partecipazione dà alla famiglia di Stef forza e fiducia.



UN GIORNO IMPERFETTO
di Elio Bonfanti

Ero lì a due passi non potevo tirarmi indietro ma farsi avanti è sempre più difficile.
Lunedi 17 novembre la giornata perfetta, una delle tante che a San Vito si possono trovare. Sole, mare e roccia a perdita d’occhio. Attacco un tiro di riscaldamento ma sono teso, i movimenti sono come frenati e nessuna presa mi sembra quella buona. La parete strapiomba leggermente e sto cavolo di 6b mi succhia un mucchio di energie in più di quelle che dovrei spendere. Gli strapiombetti si susseguono e nessuno mi sembra ormai più solido e sicuro da poter tirare con una mano o da appoggiarvi un piede. Finalmente raggiungo la sosta ed anche questa mi sembra posizionata su una prua che mi sembra di dubbia tenuta. La mia compagna piange a dirotto e si rifiuta di salire, così con le solite acrobazie mi tocca smontare il tiro e rimanere per qualche lunghissimo minuto appeso nel vuoto ad un solo ancoraggio. Pian piano il suolo si avvicina e l’ansia lascia il posto al piacere di essere in un posto unico al mondo. Poi guardo bene a terra ed alcuni blocchi anche di grosse dimensioni e freschi di distacco giacciono all’attacco dei tiri. Decido quindi di spostarmi di un centinaio di metri in una zona più compatta ed il nome di una via dedicata ad una ragazza è preceduto da un sinistro arrivederci. Guardo bene ed un altro enorme blocco è alla base, forse muto testimone di un qualche fatto accaduto tempo prima. Sarà la sindrome da crollo o da incidente ma oggi proprio non riesco a scrollarmi di dosso un'altra giornata di San Vito questa però imperfetta, molto ma molto imperfetta.

Ieri il 16 novembre dopo aver salito il primo tiro di un capolavoro della natura “Parole al vento” sul Pizzo Monaco, sono dovuto scendere perché non avevo portato del materiale da integrare sui tiri, così a malincuore raggiungo gli amici alla falesia dietro il Campeggio. Il tempo di parcheggiare l’auto ed una donna straniera correndo mi implora di allertare il soccorso, nei suoi occhi la paura, la desolazione e lo sconforto. Una porzione di parete con la sosta in essa conficcata si era staccata trasportando verso terra il carico umano che vi si era assicurato. Stefan Rass era li a terra, inerme, compresso da un blocco di grandi proporzioni. La corda muta testimone dell’accaduto era ancora rinviata sull’ultimo moschettonaggio di questo tiro di 8a. La folle corsa, i vigili urbani, i carabinieri, le prime concitate fasi del soccorso dove nessuno (io per primo) sa mai bene cosa fare e l’ansia che sale dentro per il destino di questo ragazzo che dopo un ora è ancora lì. Finalmente il 118, le prime vere cure, il trasporto dalla base della parete verso l’elicottero che ancora tarda ma che poi come una liberazione arriva, carica il ragazzo lo stabilizza e lo porta in ospedale a Palermo.

Un altro incidente, uno come tanti altri d’altronde. Molto cinicamente sappiamo che chi arrampica lo fa sotto la propria responsabilità e Stefan essendo anche guida alpina lo sa benissimo che il rischio è sempre dietro l’angolo. Ma alcune voci mi dicono che a San Vito questo è il settimo incidente dell’anno e francamente mi pare troppo. Forse nessuno di questi incidenti è accomunato dalla stessa matrice ma davvero credo che ora sia un imperativo da parte dell’amministrazione comunale di gestire questo fenomeno in un modo razionale. Basterebbe copiare quello che viene fatto in altre parti del mondo se possibile migliorandolo. In un precedente articolo sulla sicurezza in falesia avevo sollevato l’attenzione sulla situazione della zona, ed anche Michel Piola con una lettera aperta ha recentemente sollevato il problema. Ormai la frequentazione di questi luoghi è diventata altissima e nessuno di noi può e deve rimanere muto di fronte al reiterarsi di fatti del genere. Non c'è nessun luogo al mondo che sia sicuro per chi pratica questa attività ma davvero non dobbiamo dimenticare che molte volte un minuto è sufficiente a salvare una vita.

Gli amici di Stefan Rass hanno aperto una sottoscrizione a favore della sua famiglia ed una percentuale delle cifre raccolte saranno inviate ad un referente fiduciario di San Vito il quale impiegherà queste somme nella manutenzione di alcuni itinerari di arrampicata.


Note:
www
FB Ines Papert



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