In Marmolada Nicolò Geremia e Mirco Grasso completano Chiaroveggenza

Sulla parete sud della Marmolada (Dolomiti) Nicolò Geremia e Mirco Grasso hanno completato la nuova via 'Chiaroveggenza'. I due alpinisti avevano aperto i primi 10 tiri fino alla cengia mediana nel 2019, poi quest'estate hanno aggiunto altri 10 tiri per completare la via fino in cima alla Punta Ombretta.
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Nicolò Geremia sul terz'ultimo di 'Chiaroveggenza' in Marmolada, Dolomiti, aperta insieme a Mirco Grasso tra il 2019 e il 2025
archivio Geremia / Grasso

Dopo sei anni di attese, infortuni e ritorni sotto parete, Nicolò Geremia e Mirco Grasso hanno completato Chiaroveggenza, una nuova via sulla parete sud della Marmolada, caratterizzata da difficoltà elevate, continuità tecnica e roccia di qualità sorprendente.

La via ha preso forma già all’inizio della stagione 2019, quando Geremia e Grasso, introdotti dall’amico comune Mauro Zannoni, guida alpina di Cortina, avevano programmato di ripetere un itinerario esistente. Le condizioni delle pareti, bagnate, li avevano però costretti a cercare alternative: Geremia ricordava una linea che aveva osservato l’anno precedente durante una salita su Excalibur (Paolo Cipriani, Maurizio Giordani, 1993), una colata grigia di roccia compatta e priva di linee con circa 100 metri di roccia asciutta a disposizione, e i due decisero di tentare l’apertura completando i primi due tiri.

Più tardi nello stesso anno, Geremia e Grasso tornarono per portare la via fino alla cengia mediana, punto in cui terminano la maggior parte delle vie presenti sulla parete sud della Marmolada, poiché oltre le difficoltà si abbassano e si perde l’interesse alpinistico. I due però rifletterono a lungo sull’idea di proseguire verso la parte alta. Nei successivi anni, la voglia di completare la parte alta della via rimase viva. Dopo aver osservato nuove aperture vicine, come Ultimo Tango di Much Mayr, Guido Unterwurzacher, Peter Mühlburger e Alex Blümel in onore di Hansjörg Auer, i due alpinisti hanno iniziato a progettare la prosecuzione della loro linea sulla parte sinistra del pilastro superiore, un settore fino ad allora rimasto in ombra e poco esplorato.

L’opera è stata portata a termine all’inizio dell’estate 2025, in cinque giornate di arrampicata. Tutti i tiri sono stati liberati, rivelando una roccia di qualità eccezionale, contrariamente alle previsioni iniziali basate sulle osservazioni di vie vicine. Chiaroveggenza è una via alpinistica e indipendente, con solo qualche spit alle soste e in totale tre di progressione, per uno sviluppo complessivo di quasi mille metri. Presenta sedici tiri sopra l’VIII grado, con punte fino al IX+, difficoltà obbligate di VIII+/IX- e alcuni tratti più facili in prossimità della cengia. Attualmente manca la prima libera dal basso.

Il nome della via, Chiaroveggenza, nacque da un episodio particolare: la sera prima di aprire un tiro decisivo, Geremia fece un sogno in cui vedeva Grasso collegare buchi lontani su una placca liscia, mentre lui, più basso, non riusciva a seguirlo. Il giorno successivo si trovarono davanti esattamente quella parete con quelle condizioni, e il sogno sembrò diventare realtà.

"Tornammo a valle increduli, e raccontando la storia a Giorgio, il pizzaiolo di Caprile, fu lui a dire: ‘Beh, allora si chiamerà Chiaroveggenza’. Non potevamo scegliere nome più adatto: tutto di quella via sembrava già scritto, solo che non lo sapevamo ancora" commenta Geremia

Il progetto rappresenta un'altro tassello importante nell’alpinismo contemporaneo della Marmolada, celebrando non solo l’abilità tecnica, ma anche la perseveranza e la creatività di due giovani alpinisti che hanno trasformato una salita in un’opera di grande valore. 

"È un progetto che ci ha tenuti impegnati per anni, tra meteo, infortuni e tentativi rimandati. Vederlo finalmente completo fa un certo effetto. La linea è alpinistica e indipendente, con solo qualche spit alle soste e pochissimi di progressione: l’essenza è tutta nell’arrampicata. Sono sedici tiri sopra l’VIII, con punte fino al IX+, su una roccia stupenda, continua, mai banale. Forse una delle vie più impegnative della parete, ma anche una delle più belle che abbia mai salito" il commento finale di Grasso.




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