L'arrampicata nelle Calanques: l'autorizzazione dopo il divieto

Nel giro di 48 ore l'arrampicata nel paradiso dell'arrampicata francese les Calanques in Francia è stata proibita e poi nuovamente consentita. Gianluca Boldetti, moniteur d’escalade, analizza i motivi e la situazione attuale.
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Les Calanques, Francia
Davide Necchi

L’arrampicata nelle Calanques di Marsiglia, zona storicamente piuttosto amata dagli arrampicatori italiani, è stata recentemente, nel giro di 48 ore, vietata e poi riautorizzata. Non è detto che in Italia le ragioni di tali decisioni siano conosciute: scrivo questo articolo per cercare di fare chiarezza spiegando i meccanismi sottostanti.

Alla base: la responsabilità del proprietario dei terreni
Tutto il "sistema" di gestione delle falesie in Francia nasce da una particolare attenzione al principio giuridico di responsabilità del proprietario di un terreno. Vige il principio della "responsabilità senza colpa" del proprietario, ad esempio: se su un terreno esiste un vecchio muretto a secco in rovina e tale muro vi crolla addosso fortuitamente durante una escursione, sarà l’assicurazione del proprietario del muretto ad indennizzarvi.

Negli anni 80, in piena esplosione dell’arrampicata in falesia, la Federazione Arrampicata Sportiva Francese (FFME) propose una soluzione ai proprietari che temevano di doversi far carico di qualunque incidente d’arrampicata non direttamente imputabile ai praticanti. Tale soluzione consisteva nella firma di un contratto, chiamato convenzione, col quale la responsabilità veniva trasferita alla federazione, la quale si impegnava pure a far rispettare delle norme di sicurezza da essa stessa redatte (nota: la FFME è ufficialmente incaricata dal ministero dello sport francese di gestire l’arrampicata. Tali "norme" erano in qualche sorta parte di tale incombenza).

La federazione disse pure, in tempi più recenti: quando le "norme" federali di attrezzatura non sono applicate, l’arrampicatore si muove in un "terreno di avventura" e bisognerebbe quindi dedurne che accetta certi rischi (relativi al cedimento di ancoraggi, alla roccia "evolutiva", etc) ; in falesia invece, l’arrampicata è "uno sport come un altro" per il quale il concetto di "accettazione del rischio" non è pertinente. Non è ben chiaro se tale distinzione "terrebbe" davanti ad un giudice: non esiste al momento un precedente giuridico... precedente che esiste, purtroppo, per i siti d’arrampicata sportiva.

L’affaire Vingrau

Nel 2010 una guida alpina e sua moglie stavano arrampicando in una falesia convenzionata a Vingrau, nei Pirenei, quando la guida ha staccato una lama instabile di notevoli dimensioni, con conseguenze tragiche: fratture multiple per entrambi, e amputazione di un braccio per l’assicuratrice. Il gioco delle assicurazioni ha portato di conseguenza ad una condanna in sede civile per "responsabilità senza colpa" della FFME, con conseguente risarcimento record e innalzamento del premio assicurativo per i tesserati, previsto per il 2021. Tale "caso" è un precedente giuridico inedito e pesante...

La fine delle convenzioni
L’assicuratore ha proposto due soluzioni alla federazione: un innalzamento di 7 euro/anno con il mantenimento delle convenzioni, con prospettiva di un ulteriore innalzamento in caso di altre condanne, e di 3 euro/anno con il loro smantellamento. Il CDA della federazione ha deciso quasi all’unanimità in favore della seconda soluzione.

Il divieto nelle Calanques e il futuro

Le Calanques sono di proprietà del "département" (provincia) delle Bouches du Rhone, e dell’ufficio nazionale delle foreste. Entrambi gli enti hanno deciso in un primo tempo, in seguito al ritiro della convenzione, di vietare l’arrampicata in tutta la zona, in quanto soluzione giuridicamente più sicura. In seguito ad una notevole sollevazione popolare, in particolare a mezzo internet, i due enti e la FFME hanno fatto una mezza marcia indietro: arrampicata ri-autorizzata, ma le Calanques sono state dichiarate dalla federazione "terreno di avventura" ed in tal modo si spera che in caso di incidente venga riconosciuta la famosa "accettazione del rischio".

Più in generale, il quadro giuridico relativo all’arrampicata in Francia attraversa un periodo di evoluzione e incertezza, e casi simili potrebbero ripetersi. Diverse soluzioni potrebbero scaturirne: alcuni parlano di un “permesso di arrampicata” obbligatorio (il cui pagamento finanzierebbe l’assicurazione per tutti), altri fanno lobbying in parlamento perché il principio della "responsabilità senza colpa" venga stralciato dal codice civile per tutti gli sport outdoor, altri ancora sperano sia lo Stato a farsi direttamente carico dello sviluppo delle falesie in quanto strumento turistico, senza passare per l’intermediario federale, il che avrebbe anche vantaggi giuridici.

Affaire à suivre...

Gianluca Boldetti 
Originario di Varese, arrampico dal 1996 e mi sono trasferito in Francia nel 2008. Dal 2012 la mia unica professione è quella di "moniteur d’escalade", figura inesistente in Italia: insegno arrampicata in sala d’arrampicata ma pure in falesia, vie lunghe e pure in trad. Attualmente vivo e lavoro ad Annecy, in Alta Savoia. Per saperne di più, visitate il mio sito: ggrimpe.com




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