La Trilogia della Palazza D'Oltrepiave. Di Luca Vallata

La guida alpina Luca Vallata racconta l'apertura della Trilogia della Palazza D'Oltrepiave, ovvero tre vie aperte con Davide Cassol, Fabio De Cesero, Giacomo De Menech e Tommaso De Pellegrini alla Palazza nelle Dolomiti Friulane: 'È sei de Sanc', 'Il Giardino del Mago' e 'In direzione ostinata e contraria'.
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La Palazza, Dolomiti d’Oltrepiave: sul quarto tiro di 'In direzione ostinata e contraria' (Fabio De Cesero, Luca Vallata 27/06/2025)
archivio Luca Vallata

La Palazza d’Oltrepiave è un magico luogo sospeso. “D’Oltrepiave” perché non è la Palazza dei Monti del Sole e sta nelle Dolomiti d’Oltrepiave. “Dolomiti D’Oltrepiave” (e non Cis-plavensi?), perché con questa scelta il geografo, o chi per lui, ha tenuto a comunicare implicitamente che le vere Dolomiti non stanno da questa parte del fiume; oggi, per non lederne la maestà, e per ringalluzzire l’orgoglio regionalista, sono più che altro chiamate Dolomiti Friulane. A me personalmente l’appellativo “d’Oltrepiave” piace di più, ha un che di reietto e mi evoca un sapore da terre selvagge.

Il massiccio della Palazza sta sulla prima linea dopo il confine. Il rilievo più alto, quello settentrionale è la cima vera e propria della Palazza; la secondaria, divisa dalla prima da un intaglio, è chiamata Cima Buscada, anche se l’oronimo è un’invenzione recente dei cartografi (per gli ertani tutto il massiccio è semplicemente Palazza). Ad est bellissimi piani inclinati erbosi scivolano nella Val Zemola, sul versante di Erto. Da questa parte c’era la vecchia cava, ora riadattata a rifugio. Estraeva rosso ammonitico, la roccia, rossa appunto, che colora in certi tratti gli ultimi metri della parete occidentale.

Ad ovest della lunga linea di cresta che va, da sud a nord, dal Valon de Buscada alla cima della Palazza, pareti ripidissime precipitano prima su una piccola cengia magica che si chiama Zengin, poi su una più grossa (giustamente chiamata Zengion) e in seguito giù giù, per più di mille metri, fino al Piave (sui cartelli stradali, fiume sacro alla Patria). Non complicheremo troppo il discorso ammettendo che, nonostante la parete faccia parte certo delle Dolomiti Friulane, questa non sia composta da vera dolomia (che nei paraggi si trova quasi soltanto sul Duranno)...

La parete aveva nella storia registrato il passaggio di sole due cordate, che avevano aperto: la Dalla Rosa-Sacchet (Diego Dalla Rosa e Dario Sacchet, 16 agosto 1980) e la Degan-Collot (Enrico Collot e Sisto Degan, 2 agosto 1981). Dopo gli eoni solitari trascorsi dalla nascita di quelle rocce, due cordate hanno salito la stessa parete nel giro di due stagioni, senza influenza reciproca. Uno strano caso di SMIA, Scoperta Multipla Indipendente Alpinistica. A queste si sommano due vie nella zona dello spigolo nord: una prima sempre di Sisto Degan (Sisto Degan, Dino Agnolin, Enrico Collot, 16 settembre 1979) e poi una di Mauro Corona (Mauro Corona, Flavio Appi e W. De Franceschi, 13 settembre 1980).

Io e gli abituali compagni di malefatte (Davide Cassol, Giacomo De Menech, Fabio De Cesero e Tommaso De Pellegrini) abbiamo avuto la possibilità di tracciare, nel corso delle ultime quattro stagioni, la nostra personale trilogia della Palazza. Lo stile adottato è quello tradizionale, ovvero quello dei chiodi e del bivacco alla base della parete (sul Zengin) con quello che serve di vino e salsicce da arrostire sul posto (sotto ai Landre pieni di fossili).

E’ sei de Sanc (370m, VIII- e A2), sale la parete centrale, tra la Degan e la Dalla Rosa. È stata salita con Giacomo De Menech e Tommaso De Pellegrini il 20 e 21 luglio 2022. Alterna sezioni solidissime, ad altre invece piuttosto friabili.

Il Giardino del Mago (300m, VII+ e A2), nella parete di destra, oltre lo spigolo. Salita in due tentativi: il primo con Giacomo De Menech e Tommaso De Pellegrini, il 24 giugno 2023; il secondo con Davide Cassol, il 7 luglio 2023. Prima via d’accesso al mitico Giardino del Mago (questo è il nome della più alta delle due cenge alberate presenti nel settore destro della parete), dove, come dice il Banco del Mutuo Soccorso «C'è chi ride, chi geme, chi cavalca farfalle. Chi conosce i futuri, chi comanda le stelle come un re».

Infine, In direzione ostinata e contraria (200m, VI e A2), nella parete di sinistra. Con Fabio De Cesero, il 27 giugno 2025, dopo un precedente tentativo assieme. Una via alquanto stramba: si alza di 150 metri e traversa a destra di 100. Però è secondo noi l’unico percorso su roccia buona che permette di cavarsela nel mare di grandi strapiombi friabili. È stata salita su esortazione di Mauro Corona. Il nostro sciamano spiritato assicurava di sapere che la placca finale sarebbe stata salibile. A noi, dopo il primo tentativo, questo proprio non sembrava. Al secondo, quando, aggirando uno spigoletto, Fabio si è trovato davanti una altrimenti invisibile fessurina fatale, abbiamo avuto finalmente conferma della fondatezza della profezia.

Che esistano nell’Oltrepiave pareti così è un piccolo miracolo. Di questi tempi, dove i cowboy “c'hanno davvero preso tutto!” (come direbbero gli Offlaga Disco Pax), agli indiani sono rimasti solo i pascoli più magri, nei luoghi più remoti e con la roccia più friabile. Ma il poter vivere avventure di questo tipo e così vicino a casa è un dono inestimabile. Non abbiamo forza contrattuale e gli altri sono di più (tant’è che siamo noi quelli nelle riserve), tuttavia: facciamo del nostro meglio perché almeno queste restino intatte.

- Luca Vallata, Erto

Info: www.samatari.it

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