Raperonzolo, sul Sass de la Crusc la nuova via di misto di Simon Messner e Manuel Baumgartner

Sul Sass de la Crusc, nelle Dolomiti, gli alpinisti sudtirolesi Simon Messner e Manuel Baumgartner hanno aperto Raperonzolo, una nuova via di ghiaccio e misto gradata complessivamente WI6+, M7+.
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Simon Messner impegnato nell'apertura di Raperonzolo sul Sass de la Crusc nelle Dolomiti il 18/12/2019 con Manuel Baumgartner
Manuel Baumgartner

L’imponente bastionata del Sass de la Crusc troneggia magistralmente sopra la Val Badia e sulla sua immensa parete ovest sono state scritte importante pagine dell’alpinismo mondiale. Una fra tutte, il Pilastro di Mezzo con la sua famosa "Placca Messner", aperta da Reinhold Messner con suo fratello Günther nel luglio del 1968. Adesso la stessa montagna ospita una difficile via invernale aperta da uno dei figli del "Re degli ottomila", Simon Messner, insieme alla fortissima guida alpina Manuel Baumgartner. La nuova linea supera un’effimera colata di ghiaccio situata sul lato sinistro della parete posta tra la cima principale del Sass dla Crusc, il Sasso Cavallo e Cima Dieci. I primi due tiri erano già stati tentati da Baumgartner insieme a suo cugino Martin nell’inverno del 2018, ma a causa del ghiaccio poco formato i due sono dovuti tornare indietro. Il 18 dicembre 2019 invece Messner e Baumgartner sono riusciti ad aggiungere altri due tiri per completare Rapunzel, Raperonzolo, e non sorprende che la loro via rifletta la rigida etica d’apertura della maggior parte di vie di roccia presenti su questa parete. Da notare che Simon su questa montagna ha già aperto diverse vie di roccia, citiamo per esempio Sisyphos, la variante diretta al Pilastro di Mezzo e D'l Zübr Interrail, e che la bellissima Rapunzel potrebbe essere la prima via salita in piolet traction sul Sass de la Crusc.


RAPUNZEL di Simon Messner

La parete ovest del Sass de la Crusc in Val Badia in Südtirolo è un pezzo speciale di roccia. Non soltanto perché questo "muro di pietra” ospita vie di stampo alpinistico incredibilmente belle, ma anche perché il Sass de la Crusc riveste un'importanza particolare nella storia dell’alpinismo. Sopratutto per chi pratica un alpinismo onesto.

Il Sass de la Crusc ha sempre esercitato un certo fascino su di me e su Manuel, anche a causa della sua storia alpinistica. Da quando nel 1953 Georges Livanos - noto anche come Il Greco - ha tracciato la sua impressionante via attraverso il "Ciaval" (il cavallo, come i Ladini chiamano la cima principale), negli anni successivi sono state aggiunte sempre più vie. Grandi nomi come Livanos, Mayerl, Precht, Schiestl, Gargitter, Hainz, Auer... tutti hanno lasciato il loro segno qui. Da segnalare anche il Pilastro di Mezzo con la famigerata placca Messner, aperta da mio padre con suo fratello Günther. All’epoca questa breve e liscia sezione era stata gradata VI+, oggi nella maggior parte delle guide viene indicato come VII+ o VIII. Con scarpe rigide, per l’epoca semplicemente un capolavoro. È sorprendente e allo stesso tempo grandioso che fino ad oggi la parete sia rimasta (quasi) priva di spit. La ovest del Sass de la Crusc è quindi ancora un "posto dell’estremo", l'arrampicata plaisir mi sembra comunque ben diversa. Per i motivi menzionati il Sass de la Crusc è - almeno per me - una delle più grandi pareti delle Dolomiti. Lasciamo questa parete com’è quindi: un posto per alpinisti e (quasi) senza spit... la prossima generazione ci sarà grata!

"Che linea di ghiaccio!" ho spesso pensato mentre dirigevo la mia macchina attraverso la Val Badia in inverno. Poi mi ricordavo di essere realistico: "Questa linea è sicuramente già stata salita - non può essere diversamente” mi dicevo, e riprendevo il mio viaggio. Poi è arrivato il dicembre del 2019 e una telefonata di Manuel: "Simon, se domani ti liberi dal lavoro, diamo un'occhiata al Sass de la Crusc." Naturalmente ho subito capito cosa Manuel avesse in mente e, anche se ero mezzo malato, ho detto di sì.

Alll’alba del 18 dicembre 2019 siamo saliti con zaini pesanti e con l'aiuto dei nostri sci fino all'ospizio del Sass de la Crusc, abbiamo seguito il sentiero 15B sotto la parete fino a raggiungere l’evidente rampa dove abbiamo lasciato gli sci. Nel resto del Sudtirolo il tempo non era buono, pioveva persino in alcuni punti, ma qui in Val Badia siamo stati fortunati. C’era la nebbia, ma non c'erano precipitazioni. Ci siamo alternati a battere la traccia fino alla base della via, superando terreno facile ma soggetto a valanghe quando c’è pericolo valanghe. Manuel era stato qui con suo cugino Martin Baumgartner alla fine novembre 2018, quando i due erano riusciti a salire i primi due tiri di ghiaccio. Toccava quindi questa volta a me (e ne ero certamente contento) salire questi due tiri (WI5). In cambio, Manuel avrebbe salito la parte centrale e quindi la sezione chiave della via.

Manuel mi ha seguito rapidamente e dopo alcuni minuti di "pausa forzata", perché non riusciva più a sentire le dita, ha proseguito immediatamente. Si è allungato per bene sopra la cengia ed è riuscito a trovare un buon gancio per la sua piccozza, mi ha osservato concentrato ma sorridente, poi ha iniziato a salire. Un po' più in alto, appendendosi alle piccozze, è riuscito a piazzare un buon chiodo, mentre nel gancio sotto ha inserito un piccolo Camalot. Poi è salito, ha piazzato un nut (lasciato poi in parete), quindi ha raggiunto la candela che al primo tocco è volata giù dalla parete. Manuel si è riposato a questo punto, è riuscito a posizionare un Camalot non particolarmente buono, mentre un po’ più in alto ha piazzato un buon chiodo, poi senza fermarsi ha salito la sottile lingua di ghiaccio (WI6+) fino in sosta. Io l’ho seguito salendo tutto in libera, confermando anche il grado di M7+ o M8 (a causa del suo carattere alpinistico). Mi ricordo particolarmente un movimento molto lungo e in bilico a metà tiro. Questo è stato seguito da quasi 30 metri su ghiaccio di media difficoltà (WI5) fino alla suggestiva nicchia che ha segnato la fine della via. Che linea!

Non appena abbiamo visto la nicchia Manuel ed io eravamo sicuri che avremmo facilmente piazzato uno (o meglio due) solidi chiodi da roccia. Ma ci siamo sbagliati! Per quanto abbiamo cercato e tentato, abbiamo trovato soltanto posto per un chiodo ed una clessidra. Forse i futuri ripetitori saranno più fortunati e possono anche dare a Rapunzel una buona ultima sosta.

Dato che per motivi di peso avevamo soltanto una corda di 60 metri, ci siamo calati lungo la via di salita. Durante la discesa abbiamo ribattuto i nostri chiodi e ne abbiamo aggiunto uno buono sul tiro chiave, poi siamo scesi ai nostri sci e poi abbiamo sciato il pendio fino alla stazione a valle, dove avevamo parcheggiato una delle nostre macchine. Tutto è bene ciò che finisce bene.

Link: www.simon-messner.comFB Simon MessnerSalewa

SCHEDA: Raperonzolo, sul Sass de la Crusc, Dolomiti




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