Mozzarellissima in Tognazza, nuova via d’arrampicata al Passo Rolle

Il report di Livio Carollo che, insieme ad Elia Bianchi, tra l’estate 2018 e la primavera del 2019 ha aperto la via d’arrampicata Mozzarellissima in Tognazza, Passo Rolle (TN), Dolomiti.
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Mozzarellissima in Tognazza (Passo Rolle): Giovanni Donà sul quinto tiro
Livio Carollo

Qualche anno fa, di ritorno dalla Est di Rocca Pendice, si discuteva del più e del meno procedendo in fila indiana sullo stretto sentiero che riporta al parcheggio. Era una di quelle giornate tiepide in cui si ritorna con l’ultima luce del giorno dopo aver consumato tutta la pelle a disposizione, ancora accaldati ma soddisfatti, con la testa libera che tanto il giorno dopo non si lavora, contenti di stare insieme e già proiettati con i pensieri al bar, alla birra, alle chiacchiere sui sogni e i progetti futuri.

"Sono spappolato vecchio, ho le braccia mozzarellissime" dichiara Elia improvvisamente, quasi con una nota di entusiasmo. Mi sembrava che quell’espressione condensasse magnificamente non solo l’appagante sensazione di aver ridotto i propri muscoli alla consistenza dei candidi latticini ma anche quel clima di sospesa serenità che una giornata in parete talvolta lascia dietro di sé e che vorremmo sempre ritrovare dopo ogni arrampicata. "La nostra prima via si chiamerà Mozzarellissima" dico io.

Nell’agosto del 2018 eravamo in cima alla Tognazza. Mozzarellissima era sotto di noi, o almeno così speravamo. Avevo arrampicato parecchio su quel porfido negli ultimi due/tre anni ripetendo una decina di vie classiche e sportive e me n’ero innamorato. Considerando tutto il contesto circostante, fatto di calcare e dolomia, l’arrampicata in quel luogo ha sempre avuto un che di esotico, affascinante e giocoso, distante dalla severità delle alte pareti dolomitiche, ma molto vicino alle fantasticate immagini di graniti lontani, di geometrie pulite, di placche e diedri perfetti. La roccia solida e aderente, l’avvicinamento veloce, il rientro comodo e piacevole e le birrette vicine completavano il quadro. La nostra via doveva nascere lì.

Avevo in mente un paio di zone dove sembrava esserci ancora spazio per una via indipendente, che non intralciasse i percorsi esistenti, e gli ultimi dubbi si dissiparono in un fine settimana di perlustrazioni con principesco campo base montato sulla cima della Tognazza.

Se ripenso a quei due giorni in parete i primi pensieri non vanno alle emozionanti calate nel vuoto, alle infinite risalite di corda o alla soddisfazione di vedere un progetto che finalmente prendeva forma; vedo invece tre tende, un materasso deluxe, un’ampia veranda sotto cui trovano posto una batteria di pentole, tre fornellini a gas con altrettante bombole, due caschi di banane, un chilo di pomodori datterini, ancora frutta e verdura, un’ampia selezione di risotti in busta, pacchi di biscotti e marmellate, ovviamente vino e acqua, tanta acqua… una quantità insensata d’acqua e chissà quante altre diavolerie, tutte rigorosamente accumunate dal fatto di non rispondere ad alcun criterio di necessità, né di buon senso.

Non so quale ingenuo entusiasmo ci avesse suggerito di portare in quota tante comodità ma ricordo bene che svanì istantaneamente entro i primissimi metri di dislivello. La salita alla Tognazza dal Passo Rolle è di modestissimo impegno ma la ricordo ancora, in quell’occasione, come un inferno.

Di sicuro non ci è mancato niente per rinfrancare spirito e corpo, da questo punto di vista Elia alla logistica è una garanzia: risottino, ombrette, nanna, sveglia, caffè, colazione… e via ad affacciarci fiduciosi su quei 200 metri di porfido. Una statica ad una quindicina di metri dal Gran Diedro, qualche calata e pochi passi d’arrampicata abbozzati per verificare che una linea fosse effettivamente percorribile tra gli strapiombi che troneggiano sulla liscia lavagna di sinistra. Non era ancora ben chiaro come… ma si passava! E quel tiro, dopo la placca, sembrava fichissimo! Di contro le difficoltà erano di gran lunga maggiori di quelle che avremmo voluto affrontare per una prima apertura e l’idea, già timida nella mia testa, di una chiodatura dal basso traslocava velocemente, sollecitata da un solido istinto di sopravvivenza.

L’istinto di sopravvivenza di Elia, evidentemente meno granitico, suggeriva altrimenti. Seguì una breve discussione:
Elia: "Non si può chiodare dall’alto, vecchio!"
Io: "Ma hai visto là sotto?! Come fai a proteggerti?"
Elia: "Ci sono i cliff, no?!"
Io: "Veeechio tu sei fuori? Ci ammazziamo!"
Elia: "Enrico dice che a chiodare dall’alto si rischia di fare porcate"
Io: "È una follia"
Elia: "Secondo me dovremmo provare"
Io: "È fuori discussione, non esiste"

Fu così che in una bella giornata di fine settembre ci ritrovammo alla base della parete, col naso all’insù, due cliff appesi all’imbrago, poca voglia di usarli e una linea invisibile che si srotolava sopra le nostre teste.

Mozzarellissima è stata completata di lì a pochi mesi (complice tempesta Vaia che ci ha impedito di chiudere il progetto in autunno) in qualche giorno di chiodatura e molte ore di pulizia per liberare le fessure dall’erba più tenace che mai si sia vista!

Ne è uscita una bella via, di arrampicata varia e sostenuta. La chiodatura a fix è sicura ma distanziata e richiede spesso l’integrazione con protezioni rapide. Nel complesso è qualcosa che forse mancava su questa parete dove, accanto alle vie classiche, negli ultimi anni si sono aggiunte soprattutto diverse linee sportive e di stampo plaisir.
Chi apprezza un po’ di pepe in più si divertirà!

Ringraziamo Montagna Viva Climbing Team per il sostegno e il materiale messo a disposizione.

SCHEDA: Mozzarellissima, Tognazza, Passo Rolle




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