In ricordo di Pavle Kozjek

Ieri 11 settembre Pavle Kozjek è stato ufficialmente dichiarato morto. Per ricordarlo, mercoledì prossimo alle 18.00, a Ljubljana si terrà una commemorazione in suo onore al Parlamento Sloveno.
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Pavle Kozjek (Slo) Piolet d'or 2006 del pubblico per per la nuova via in solitaria e in meno di 15 ore sulla parete sud-est del Cho Oyu (8201 metri) in Nepal.
Giulio Malfer
Purtroppo è arrivata anche l'ormai inevitabile nota ufficiale: ieri 11 settembre Pavle Kozjek - il forte ed amato alpinista sloveno che il 25 agosto scorso era stato dato per disperso durante un tentativo sull'inviolata parete Nord della Muztagh Tower nel Karakorum e di cui non è stata ritrovata alcuna traccia - è stato dichiarato morto. Con Pavle l'alpinismo perde non solo uno dei suoi esponenti più rappresentativi, ma anche un uomo che ha saputo praticare la sua passione estrema senza mai dimenticare il suo lato umano e i valori di solidarietà e amicizia. Per ricordarlo, mercoledì prossimo alle 18.00, a Ljubljana si terrà una commemorazione in suo onore al Parlamento Sloveno.

Ecco come lo ricorda il suo amico e compagno di tante scalate Urban Golob.


PAVLE KOZJEK (1959 - 2008) di Urban Golob
Mi ricordo la prima volta che sono andato ad arrampicare alla Roman Wall a Ljubljana, la palestra outdoor frequentatissima durante gli anni ottanta. C'era una bici gialla fuori, non distante c'era uno che arrampicava su prese piccolissime - semplicemente non toccava quelle più grandi che erano essenziali per noi principianti. Quell'arrampicatore aveva qualcosa di speciale. Da lontano ammiravo come danzava su tutte le sezioni difficili del traverso. Dopo questo primo incontro ho rivisto Pavle parecchie volte nella mia frequentazione della scuola di alpinismo del club principale di Ljubljana. Anche se era abbastanza silenzioso, durante gli incontri con gli alpinisti Pavle riempiva la stanza con la sua personalità. All'epoca sapevo quello che aveva già fatto, ma da principiante non comprendevo in pieno il valore delle sue audaci salite. Quasi non osavo nemmeno salutarlo. Anche nei miei sogni più remoti non credevo che un giorno ci saremmo legati assieme alla stessa corda.

Ma alcuni anni fa è successo proprio questo. E da quel momento abbiamo arrampicato assieme molte volte, sia in montagna sia in falesia. Assieme abbiamo fatto anche due spedizioni. In un'intervista Pavle ha detto che gli piaceva arrampicare con quelli che interpretano la montagna come lui. Quando l'ho letto mi sentivo onorato in qualche maniera di far parte dei suoi compagni di arrampicata - ed amici. Un giorno ho incontrato il famoso alpinista Greg Child. Abbiamo parlato molto e quando abbiamo nominato dei compagni di arrampicata e sopratutto di spedizioni, lui ha detto che si ricordava gli amici per quanto si divertiva in loro compagnia, non per quello che erano riusciti a salire o per quanto erano bravi all'epoca. Potrei dire la stessa cosa della mia amicizia con Pavle.

Ma nel caso di Pavle semplicemente non si può ignorare la lista impressionante di salite in tutto il mondo, da quelle sulle sue Alpi Slovene fino alle Ande peruviane, il Karakorum e l' Himalaya. Tra queste: l'Everest senza ossigeno supplementare, due cime di 8000 metri (Broad Peak e G II, nel 1986) in soli 5 giorni, un bivacco invernale a 8000m sui pendii del Dhaulagiri senza attrezzatura, una nuova via sul Cho Oyu in sole 15 ore e numerose veloci prime salite in solitaria nelle Ande Peruviane. Molti alpinisti sloveni considerano come sue massime realizzazioni le sue numerose salite estreme (in realtà sia salite sia discese) nelle Alpi Slovene, su roccia fragile o almeno molto dubbiosa.

Con questa impressionate carriera verticale, Pavle avrebbe facilmente potuto essere un alpinista professionista a tempo pieno ma una volta mi ha detto chiaramente che questo non gli interessava per niente. Ha aggiunto che l'arrampicata era stata il suo chiodo fisso da studente in collegio, ma che ora gli piaceva il suo lavoro (sviluppava M.SC software e dirigeva l'Istituto Sloveno di Statistica) e che la sua famiglia era la sua prima scelta (sua moglie è un famoso medico e tri-atleta, sua figlia un'eccellente nuotatrice). In qualche maniera Pavle riusciva anche a trovare il tempo per correre, e ha partecipato a molte maratone che regolarmente chiudeva in meno di 3 ore. I weekend erano dunque quasi l'unica opportunità a sua disposizione per arrampicare… ma ciò nonostante le sue salite erano ai massimi livelli. Una volta Marko Prezelj l'ha descritto dicendo: “Pavle riesce a trovare l'equilibrio tra un approccio commerciale e un approccio d'arrampicatore con dignità.” A questo proposito Pavle aveva le idee chiare: “Non mi piace vendermi a qualsiasi prezzo, ma non ho nulla in contrario a comunicare la qualità delle mie salite.”

Anche se era una persona silenziosa, Pavle era un alpinista di fama internazionale. Era rispettato per le sue salite visionarie ma anche per il suo approccio umano. Aiutare altri gli veniva naturale. Pavle era la persona che ha pubblicato le foto della uccisione al Nenpa La due anni fa, quando una suora è stata uccisa dall'esercito cinese. Questa la riflessione di Pavle: “… sono dell'opinione che l'arrampicata senza umanità e etica non ha nulla a che fare con l'arrampicata - queste due cose sono essenziale e rendono diversa l'arrampicata.”

Pavle ed io avevamo dei progetti in comune per il futuro. Quest'anno a causa del tempo cattivo non siamo riusciti ad arrampicare nelle Dolomiti, abbiamo anche fallito nel nostro tentativo di aprire una via nuova sulla parete NO del Prisojnik (Alpi Giulie) perché abbiamo dimenticato i nostri chiodi in macchina, ma ciò nonostante siamo riusciti a ripetere la sua prima via aperta in assoluto (nel 1980) sulla breve ma ripida parete del Kogel nelle Alpi del Kamnik.

So che non potrò più ascoltare le storie delle sue prime salite, i racconti delle feste selvagge all'inizio degli anni ottanta e i momenti dalla sua infanzia nella piccola fattoria vicino a Ljubljana. So anche che non potremmo più realizzare i nostri sogni d'arrampicata. Ma sono certo che un giorno ci legheremo alla stessa corda, in un altro momento e in un altro luogo.




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