Grivel 200: l'alpinismo, i materiali, la tecnica e l'evoluzione

Seconda puntata dedicata all'Espace Grivel ovvero ai primi 200 anni della storia della Grivel e dell'alpinismo.
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Grivel e i materiali per alpinismo e arrampicata: Steve Haston pronto per l'arrampicata in fessura
Laurence Gouault

Magari, tra 3000 anni, quando verrà rinvenuto quel "coso" con quelle due semi-ruote dentellate qualcuno penserà ad un oggetto magico o di culto. Poi, notando che quelle ruote si allargano e si stringono, altri azzarderanno che forse si tratta di un gioco per bambini. D'altra parte chi potrà pensare ai friends nel 5018? Probabilmente l'arrampicata non si praticherà più da almeno 2 mila anni. Nessuno scalerà. Non ce n'è più bisogno. Da tempo ormai immemorabile l'uomo viaggia solo con il pensiero... altro che il teletrasporto immaginato dalla fantascienza del 2000. E siccome la cima dell'Everest o del Cerro Torre ormai sarà alla portata di tutti, l'avventura e l'esplorazione si "giocheranno" sulle galassie più lontane, come Andromeda o anche miliardi di anni luce più in là.

Così di quell'aggeggio, di quel friends, nessuno capirà la funzione. Nessuno saprà dire che negli anni '60 qualcuno inventò prima i dadi (o nuts) e poi appunto i friends per quella che fu conosciuta come clean climbing e poi anche arrampicata 'trad'. Perché penso a questo? Forse perché sto viaggiando da solo. Ma soprattutto perché mi frulla ancora per la testa la domanda di Gioachino Gobbi che a Courmayeur mi ha mostrato il suo Espace Grivel, la "camera delle meraviglie" dei primi 200 anni della Grivel e dell'alpinismo.

"Sono i prodotti che fanno evolvere la tecnica" mi ha chiesto a bruciapelo Gioachino "o è la nuova tecnica che ha richiesto nuovi prodotti?" Lui – al solito – provoca. E io – al solito – un po' lo seguo e un po' faccio il bastian contrario. D'altra parte è come se mi avesse chiesto se è nato prima l’uovo o la gallina... Ma appunto, anche se è chiaro che fra le due cose "Esiste una interazione e gli esempi sono molteplici" la domanda è di quelle che ti portano a cercar similitudini e riscontri. Quindi seguo il suo pensiero a cercar quei "molteplici esempi" che hanno accompagnato la storia dell'alpinismo. Inoltre ci sarebbe anche "quell'inseguimento"... Cioè per dirla con il quesito Gioachino: "200 anni di prodotti e 200 anni di alpinismo sono solo paralleli oppure esiste uno che scappa e l’altro che insegue? E chi insegue? E può esistere un vincitore?".

Alt, troppe domande. Almeno per me. Andiamo con ordine. Partiamo dall'inizio o quasi. C'è una time line nell'Espace Grivel che segue un po' questa evoluzione sincrona mettendola tra l'altro in relazione con le grandi scoperte dell'umanità, tipo il Dna per dire. Ma non allarghiamoci oltre misura. Quegli eventi fondamentali per l'umanità, spiega Gioachino, "Sono lì per mettere le cose in prospettiva". E va da sé che noi con il nostro alpinismo siamo infinitamente meno importanti e piccoli. Ma tant'è anche noi possiamo dire la nostra nella rincorsa tra tecnica e nuovi prodotti. Così mi pare di risentire Gioachino snocciolare le sue tappe fondamentali di una storia che si ripete (appunto si rincorre) fin dagli inizi.

Per esempio "Senza il moschettone non si sarebbero potute sviluppare le tecniche di assicurazione con la corda". Otto "Rambo" Herzog lo introdusse per l'arrampicata nel 1910, copiandolo dai Vigili del Fuoco. Fu una rivoluzione a dire il vero non proprio amata da personaggi (mitici) come Paul Preuss che la vedeva come una pratica "artificiale". Un po' come era vista l'arrampicata frontale con i ramponi a 12 punte dai puristi del ghiaccio tipo André Contamine , l'uomo dalle caviglie di gomma. Tutto ciò anche se "Senza i ramponi si sarebbe continuato a scavare i gradini di una scala per i clienti. Mentre senza i ramponi con le punte frontali non si sarebbero salite pareti come la Nord dell’Eiger".

Dunque mezzi tecnici nuovi servono per nuove tecniche che si spingono verso frontiere mai esplorate. Anche se trovano la resistenza "etica" di altri. Forse è con l'equilibrio tra queste posizioni e poi con il tempo per maturare il progresso che si crea il futuro. Anche il mantra di Giochino, e ovviamente la storia dell'alpinismo, sembrerebbe confermarlo. Infatti "Senza le viti da ghiaccio, l’assicurazione su ghiaccio sarebbe rimasta e sarebbe tutt'ora un sogno aleatorio". Ma anche "Senza i chiodi in acciaio armonico, riutilizzabili molte volte, non si sarebbero potute salire le Big Wall americane. E senza i dadi (e famiglia) non si sarebbe potuta sviluppare l’arrampicata pulita." E appunto "Senza le camme (friends) non si potrebbe sviluppare l’arrampicata trad."

Mi verrebbe da aggiungere che tutto questo non ci sarebbe stato se non ci fosse stato il chiodo ad espansione e l'arrampicata artificiale. Ma non vorrei farmi troppi nemici tra i duri e puri dell'alpinismo. "Mamma mia!" invece è la risposta di Gioachino all'ipotesi che non ci fossero state le suole Vibram. A cui aggiunge subito però, e altrettanto giustamente, che "Senza la suola in gomma cotta saremmo ancora attorno al 7a,b,c...". A questo punto mi verrebbe da precisare che la faccenda dei corsi e ricorsi storici c'è anche in alpinismo, non solo nella storia "maggiore". E non solo per i cicli e ri-cicli tra arrampicata "libera" (clean, trad ecc) e arrampicata "artificiale" ma anche per i materiali. Ad esempio il primo rampone ultraleggero fu presentato da Grivel nel 1933 su richiesta della Scuola Militare di Aosta per le pattuglie del Trofeo Mezzalama. Come dire che se anche in realtà nessuno insegue l'altro, sicuramente c'è ascolto reciproco e sinergia tra "nuova tecnica" e "nuovi prodotti". Anzi di più, forse è perché esiste un'enorme passione comune che unisce praticanti e fabbricanti (che molte volte coincidono) che c'è quest'unione d'intenti così forte.

A pensarci bene lo conferma anche l'affermazione finale di Gioachino: "Senza l’antizoccolo sui ramponi avremmo delle ecatombi estive". Questa è autentica partecipazione, verrebbe da dire. Una partecipazione che dura da 200 anni. A proposito nel 5018 se ritrovassero un "antizoccolo" per ramponi cosa penserebbero? Ma soprattutto, ci sarà la neve nel 5018? E che neve sarà?

di Vinicio Stefanello

Gioachino Gobbi
Nato a Courmayeur (Ao) il 24 Agosto 1945. Maturità Classica e laurea in Economia (vecchio corso). Da subito si dedica alla sua passione per i prodotti sportivi e diventa collaboratore di numerose aziende del settore dello sport. Nel decennio '80-90 si occuoa anche di pubblica amministrazione come assessore del Comune di Courmayeur. Nei primi anni '80 rilevò la Fratelli Grivel di Courmayeur. Questa era un'azienda di antiche tradizioni che dal 1818 fabbricava attrezzature per alpinisti, tipicamente piccozze e ramponi da ghiaccio. Gioachino Gobbi si oppose a che una tradizione del genere potesse morire a rilevò quindi l'azienda. Nel 2007 il gruppo Rossignol volle cedere la sua fabbrica di bastoni in Valle d'Aosta. Così all'inizio del 2008 la proprietà passò alla famiglia Gobbi, salvando una realtà molto importante nell'economia e nella vita sociale del territorio. E' aiutato dalla paziente Betta e ha due figli Oliviero, 40 anni e Caterine, 30, un nipote Carlo.


Info: www.grivel.com




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