Girls in Action: la spedizione in Pakistan si conclude con un grande successo

Si è concluso da pochi giorni in Pakistan il progetto Girls in Action, il corso avanzato di alpinismo organizzato da Mountain Wilderness e rivolto a giovani donne tra i 17 e i 23 anni provenienti dallo Swat e dal Chitral. Sedici giornate intense di formazione nella suggestiva Hunza Valley, tra ghiacciai, pareti di roccia e sentieri di alta quota.
Il progetto nasce dall’impegno dell’instancabile Betto Pinelli, novant’anni appena compiuti, che da decenni si dedica a iniziative di salvaguardia delle montagne del Pakistan, riuscendo quest’anno a rendere possibile anche la partecipazione delle ragazze dello Swat, una delle aree più conservatrici del Paese.
Il corso è stato diretto da Francesco Cappellari, accademico del CAI, con il supporto operativo delle istruttrici Sarah Haase, Sara Pozzetti, Erminia Devoti, Lorenza Pratali e Francesca Zennaro, che hanno guidato le partecipanti con competenza, energia e passione. A documentare ogni momento è stato il filmmaker Carlo Ferro, presente lungo tutto il percorso.
Le vere protagoniste sono state però le 23 ragazze partecipanti, che hanno affrontato attività di arrampicata, progressione su ghiacciaio e orientamento su terreni montani, con entusiasmo, determinazione e coraggio.
Accanto alla tecnica, grande spazio è stato dedicato anche ai temi della tutela ambientale e salvaguardia del territorio, in un Paese che, come tanti del sud-est asiatico, troppo spesso guarda alle montagne solo come fonte di business, ignorando il devastante impatto dell’uomo su di esse.
La montagna si è rivelata un linguaggio universale: un luogo neutro, in cui si è spogliati da ogni velo e ci si mette a nudo. Un luogo in cui etnia, età o rango sociale non contano, con il solo desiderio di mettersi alla prova e di scoprire sé stessi. La montagna è stata lo strumento che ha unito le ragazze, permettendo loro di riscoprire quello spirito bambino troppo a lungo soffocato da una cultura che spesso limita, impone ruoli prestabiliti e non lascia spazio ai sogni personali.
In Pakistan, e soprattutto nello Swat, le restrizioni restano pesanti: molte donne non possono guidare, praticare sport, né scegliere liberamente il proprio futuro, escono solo accompagnate da un uomo e, spesso, hanno come unico orizzonte il matrimonio combinato e la maternità. Progetti come quello di Mountain Wilderness diventano strumenti fondamentali di emancipazione, capaci di aprire nuove prospettive e futuri diversi.
La conferma della riuscita di questo progetto è arrivata dai loro sorrisi, nati da una libertà nuova e inaspettata. Questo è stato il dono più autentico e la più grande soddisfazione, comprese le lacrime e gli abbracci di chi ci diceva di non voler tornare a una realtà difficile da sopportare.
L’augurio è che queste ragazze continuino a sognare e lottare per i propri sogni con la stessa vitalità ed entusiasmo che hanno espresso durante tutti i giorni del corso. L’impegno da parte delle autorità locali è quello di fondare un club alpino con donne capaci di perseguire i propri obiettivi, guidare e salvaguardare il proprio territorio montano.
Ed è questa l’eredità più preziosa di “Girls in Action”: non soltanto l’esperienza di due settimane in montagna, ma la consapevolezza che ogni passo può aprire nuove strade. Che un sorriso può diventare resistenza. E che la libertà, una volta assaporata, non si dimentica più.
Un ringraziamento speciale agli sponsor: HDry, Scarpa, Ferrino, Club Alpino Accademico Italiano, Fondazione Sella, Epitech Group, Mountain Partnership, ISMEO e i tanti sostenitori privati per il supporto al progetto.