Dolomiti di Brenta Skyline per Silvestro Franchini

Il racconto di Silvestro Franchini che il 5 luglio 2017 in solitaria ed in completa autonomia ha concatenato nelle Dolomiti di Brenta le cime comprese tra il Crozzon di Brenta fino alla Cima Grostè. La ‘Skyline del Brenta’, già percorsa in passato con diverse varianti da alpinisti come Bruno Detassis, Cesare Maestri, Ermanno Salvaterra e Franco Nicolini, ha richiesto 16 ore di arrampicata per oltre 4000 metri di salite più relative discese, durante le quali il 30enne dell’alpinista trentino ha anche preso un temporale che l’ha costretto ad adattare i suoi piani.
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Dolomiti di Brenta Skyline: Silvestro Franchini sul Crozzon di Brenta alle 7:21 del 05/07/2017 dopo aver salito la Via delle Guide
Silvestro Franchini

Ogni volta che mi affaccio alle finestre della casa dei miei genitori vengo rapito dalla bellezza dell'orizzonte. Da quella linea imperfetta, disegnata dal profilo del Brenta centrale, che separa le montagne dal cielo. La voglia di salirle tutte è tanta, infatti, durante la stagione, non ho mai perso l'occasione di arrampicare le cime più vicine ai rifugi, ove lasciavo ristorare i miei clienti.

Mi rendo così conto che in poco tempo, da solo, senza corda ne scarpette ne magnesio riesco a salire e scendere in modo rapido e sicuro tante cime, e quindi l'idea di dedicare una giornata a salirle tutte di seguito prende piede.

Scopro che in passato altri alpinisti hanno coltivato un sogno simile al mio: Bruno Detassis, Cesare Maestri, Ermanno Salvaterra e Franco Nicolini. Molti di loro hanno concatenato più cime nello stesso giorno. Si tratta di scalate eccezionali, difficili da paragonare. Ma è proprio questo il bello dell'alpinismo: ognuno è libero di salire le montagne col suo stile, di tracciare le linee che vuole e di apportare le varianti che ritiene migliori. È giusto così: siamo uomini liberi, apparteniamo a generazioni diverse e coltiviamo sogni diversi.

Il 5 luglio attacco la Via delle Guide quando è già bello chiaro, questa è la quarta volta che la salgo, la prima con mio fratello 11 anni fa, anche all'epoca abbiamo aspettato tanto tempo prima di decidere di salirla, ci metteva molta soggezione, nelle altre occasioni l'ultima due anni fa con il mio amico e cliente Elvio.

Arrampico con facilità, è la parte che ricordo più piacevole dell'intera giornata, anche se la salita mi sembra lunga, in cima il cronometro segna 1h42, bene, avevo in programma di salirla in 2 ore. Attraverso veloce verso la Tosa, fessura Detassis sulla Cima Margherita che ho percorso un mese fa e che ricordo abbastanza bene, lo spigolo Fabbro e lo spigolo della Madonnina entrambi bellissimi gli ho percorsi parecchi anni fa.

Alla Bocca di Brenta il week-end scorso durante un trekking ho nascosto una lattina che bevo molto volentieri, a parte questo aiuto ho nel mio zainetto tutti i viveri che mi serviranno, affronterò il mio "giro" in completa autonomia.

Mi fermo al "bar Catullo" (una fontanella sulle Bocchette Centrali che prende il nome da Catullo Detassis, che l'ha costruita) per riempire le mie borracce e passo sotto il Campanil Basso dove vedo delle cordate, non voglio salire il Campanile perché non svetta all'orizzonte ed ho molto rispetto per questa guglia, si merita più tempo.

Salgo il Campanil Alto, una delle viste che preferisco, vedi Crozzon, Tosa, Margherita, tutte le cime che ho già salito, non mi sembra quasi vero, sembra che il tempo si sia fermato e questo giorno duri più di un giorno normale, mi sento far parte di queste montagne, perfettamente integrato nell'ambiente che ho intorno.

Salgo gli Sfulmini, salita mai fatta prima dentro la nebbia poi la bellissima Torre di Brenta da sud, non mi sembra III° penso proprio di aver sbagliato itinerario.

La scalata della Diretta Detassis sulla Cima degli Armi sarà una delle più impegnative, la valuterei VI° l'affronto senza zaino, la via normale passa all'attacco della via. Sulla via Agostini alla cima Molveno me lo attacco ad una fettuccia che porto a tracolla per passare attraverso il camino finale che trovo bagnato.

Sono indeciso se fare la lunga e facile via normale da sud alla Cima Brenta o attraversare sulle Bocchette Alte per poi scalare lo Spigolo Castiglioni, scelgo quest'ultima opzione.

Proprio il cielo che mi ha fatto sognare, in questo momento sembra ribellarsi, sono quasi le 17, tuoni in lontananza, turbini paurosi e in un attimo inizia a piovere, appena prima di essere troppo bagnato trovo un buco che mi riparerà da grandine, lampi e tuoni per quasi due ore. Indosso tutti i vestiti che ho, uso il telefono per passare il tempo. Non ci credo che un temporale rovini il sogno del mio concatenamento, non ho nessuna voglia di ripetere a breve la lunga giornata, telefono al Rifugio Tucket per sentire se il temporale là è passato. Alberto mi invita a scendere per cena e la tentazione di farlo è tanta.

Il cielo si schiarisce e sforzandomi riprendo la scalata, sono le 18.59 quando scatto la foto in cima Brenta, arrampico con i guanti e ci sono 15 centimetri di grandine che ricoprono le cenge. Arrivo a Bocca di Tucket e proseguo verso l'alto, mi sento stupido ad impartire al mio corpo queste sofferenze. Non so perché ma non mi accontento a salire Cima Sella dal sentiero Benini, ma salgo dritto da sud sotto delle cascate di acqua, da sotto mi sembra più corta che fare il giro da nord.

Dopo Cima Falkner ho in programma di attraversare direttamente passando dal Campanile e dal Campaniletto dei Camosci, attraversata che conosco bene avendola percorsa di recente. Rinuncio a causa della grandine che ricopre i punti deboli delle pareti e rende scivolosa la progressione, piano piano si sta facendo buio e non voglio rischiare di finire tutte le mie energie.

Salgo lo Spigolo Sud di Cima Grostè, la via è bagnata ma gli appigli nella fessura sono sempre grandi e mi sento sicuro, quando vedo la croce il cielo è rosso. Ho sognato spesso questo momento ma non avrei mai immaginato che mi avrebbe emozionato il paesaggio che ho visto tantissime altre volte, mi si apre il cuore, tutto prende senso, mando un messaggio alle persone che so mi stanno pensando e sono in pensiero per me.

Sono contento della salita che ho fatto, non mi sembra vero di aver avuto la forza per salire tante cime assieme, ho anche dato un nome allo stile che ho scelto per la scalata: stile animale minimale.

Mi sono mosso in autonomia per 16 ore con l'attrezzatura che di solito si porta per una corsa in montagna scalando fino al VI°- per più di 4000m di salite più relative discese.

Sono contento anche di aver preso il temporale, mi ha messo in difficoltà e ho dovuto riadattare i miei piani, ha arricchito l' esperienza giornaliera, mi sento fiero di aver rinunciato a due cime che avevo in programma.

In futuro altri alpinisti ripercorreranno la linea di queste splendide montagne, aggiungeranno delle cime, ne eviteranno altre, sceglieranno delle vie più difficili, in altri casi più semplici, ognuno avrà la sfida che cerca.

Sono soddisfatto, in pace con me stesso, non penso di rifare più una cosa così, è bello spostare più in là i limiti ma bisogna imporsene altri se si vuole invecchiare.

Silvestro Franchini guida alpina

Vie percorse:
Via delle Guide Crozzon di Brenta V+ 800m
Attraversata Crozzon - Cima Tosa
Fessura Detassis Cima Margherita V 280m discesa via normale II
Spigolo Fabbro Cima Brenta Bassa 250m IV discesa via normale
Spigolo della Madonnina Cima Brenta Alta 400m V discesa via normale
Via normale Campanile Alto 140 m III , discesa dalla stessa
Traversata Sfulmini 140m circa III
Parete sud Torre di Brenta 300m IV discesa verso normale da nord
Diretta Detassis Cima degli Armi 220m VI- discesa via normale
Via Agostini Cima Molveno 200m IV discesa via normale
Cima Brenta via normale discesa dalla stessa
Cima Sella parete sud 270m III discesa verso nord
Cima Falkner via normale discesa dalla stessa
Spigolo sud Cima Grostè 140m V





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