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Il Sassolungo in Dolomiti. Da sinistra a destra: Punta Grohmann, Punta delle Cinque Dita e Spallone del Sassolungo
Fotografia di Francesco Tremolada
Sulla cresta sommitale del Sassolungo, Dolomiti
Fotografia di Francesco Tremolada
Scendendo dalla Forcella del Dente del Sassolungo, Dolomiti
Fotografia di Francesco Tremolada
Il Sassolungo e il Sasspiatto in Dolomiti
Fotografia di Francesco Tremolada

Dolomiti: l'altro Sassolungo

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Come si fa a raccontare il Sassolungo senza parlare del Sassolungo? Forse parlando della Punta delle Cinque Dita, la Punta Grohmann, la Torre Innerkofler, il Dente, il Sasso Piatto... Per l'estate 2017, cinque puntate dedicate a questo gigante delle Dolomiti.

"Sono solo sassi" disse la ragazza, mentre il suo moroso aveva occhi solo per la montagna. Sì, sono solo sassi. Un po’ cresciuti, forse, ma sempre pietra sono. Trattasi di minerali, di materia amorfa e per definizione senza vita. Ma lui, il moroso, è un arrampicatore e, ai suoi occhi, quelle rocce non sono per nulla inanimate. Se non sono loro a parlargli, sicuramente è lui che parla a loro, nei bei sogni come negli incubi. Da sempre ha questo potere l’uomo: dare un’anima alle cose che lo circondano, dar voce agli animali e, appunto, anche alle rocce. Magari lo fa a sproposito, ma è giusto nella sua natura pensare quello che gli sta attorno a sua immagine e somiglianza, forse perché così ne ha meno paura…

Come si fa a raccontare il Sassolungo senza parlare del Sassolungo? Si può forse avere la visione della realtà (dell’insieme) eliminandone un pezzo? Ora agli alpinisti, e a quelli più addentro alla toponomastica dolomitica, la cosa è chiara: c’è il gigantesco Sassolungo, che dà il nome al Gruppo, poi, una dopo l’altra, ci sono la Punta delle Cinque dita, la Punta Grohmann, la Torre Innerkofler, il Dente, il Sasso Piatto e, presa un po’ nel mezzo del semicerchio, la Cima Dantersass. Però, se ci si caccia più all’interno, tra quel dedalo di pareti, torrioni, campanili, denti, obelischi, siluri, pardon salami pietrificati e via discorrendo, l’elenco s’allunga. Ci sono il Pollice, l’Indice, l’Anulare e tutte le altre dita della mano, fino al Dito di Dio che ovviamente è in sovrappiù. C’è la prima Torre del Sassopiatto, seguita da tutte le altre. C’è il sorprendente di cui sopra Salame, e anche la Torre Lisa, il Campanile Wessely, quello di Venere e la Punta Rosmarie… Insomma, si potrebbe continuare per molto fino a citare uno per uno, con tanto di nome e cognome, tutti i singoli massi della più grande metropoli di pietra delle Dolomiti: la Città dei Sassi che sta ai piedi del… Sassolungo.

Appunto, ancora il Sassolungo. E’ lui il re. Il simbolo della meno estesa e, allo stesso tempo, tra le più impressionanti barriere delle Dolomiti. E’ lui che, sbucando da ripide praterie, incombe sulla Val Gardena con la sua magnifica, immensa e turrita muraglia. Com’è lui che per primo s’infiamma per dare la sveglia a Campitello e alla Val di Fassa intera. Pure da Passo Sella, la sua onnipresente roccaforte giganteggia e attira la vista. In realtà da lì, dal Sella, a cavallo tra levante e settentrione, tra Fassa e Val Gardena, la visione mostra il famosissimo trittico formato da Punta Gromhan, Cinque dita e naturalmente dal possente Sassolungo. Come del resto da ovest, alla mole del gigante, si contrappone l’immenso piano inclinato del Sassopiatto. Magia delle Dolomiti di mostrarsi sempre diverse. E particolarità del Sassolungo che mette assieme, racchiuse nello spazio di poche ore di cammino, decine di pareti e strutture rocciose diverse.

Mettiamola così: se qui un tempo c’era il mare (e non c’è dubbio che ci fosse) il tutto doveva apparire come la classica montagna dell’isola del tesoro contornata da un enorme labirinto d’infiniti e alti scogli, disposti a semicerchio per proteggere un personale e nascosto mare. Ecco, è proprio in questo "altro" Sassolungo, fatto di guglie, picchi, pareti, sassi e denti spesso dimenticati, o meglio confusi e accorpati al fratello maggiore, che ci addentreremo. Non perché il gigante sia antipatico, nonostante quella sua aria di scontrosa cupezza; ma perché il divo è già di per sé così importante, quasi ingombrante nella sua mole, che forse per un momento si può ben lasciare da parte per esplorare le infinite divagazioni di rocce e torri che gli stanno attorno, lo sostengono e in fondo lo fanno essere quel che è.

di Vinicio Stefanello

pubblicato su Alp Grandi Montagne #31 Sassolungo

>> Vai alla seconda puntata, Punta delle Cinque Dita

L'ALTRO SASSOLUNGO
Capitolo 1: Introduzione
Capitolo 2: Punta delle cinque dita

Capitolo 3: Punta Grohmann

Capitolo 4: Torre Innerkofler

Capitolo 5: Dente e Sassopiatto

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