Sul Cervino Marco Ghisio e Marco Sappa si aggiudicano la prima ripetizione e prima libera di L'Amitié

Il 26 agosto sul Cervino Marco Ghisio, arrampicando insieme a Marco Sappa, ha realizzato la prima ripetizione e la prima libera 'L'Amitié'. Situata sul pilastro Roberto Ferraris sulla parete sud del Cervino, la via era stata aperta nel 2021 da François Cazzanelli, Marco Farina e Francesco Ratti. Ecco il doppio racconto di quello che probabilmente è l'8a/+ più alto delle Alpi.
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Marco Ghisio e Marco Sappa, selfie di vetta dopo la prima ripetizione e prima libera di 'L'Amitié' sul Cervino
Marco Sappa

Il Cervino è una montagna affascinante e lo è sempre stato per tutte le generazioni di alpinisti, per quelli di Cervinia in particolare, che sicuramente hanno con lui un rapporto speciale. Sarà che, a differenza delle altre cime importanti delle Alpi Occidentali, lui è lì, da solo, a dominare incontrastato la vallata. Il triangolo dalla punta leggermente smussata visto da Cervinia assomiglia alla montagna che disegnano i bambini, ma anche osservandolo dagli altri lati, ogni parete risulta attraente; ancor di più se sai quali vie si snodano lungo le pareti e conosci la loro storia, da Carrel ai fratelli Schmid, fino a Bonatti.

Come sappiamo, la Gran Becca non è famosa principalmente per le sue vie su roccia, ma comunque sulla parete sud si dipana una serie di itinerari di arrampicata, alcuni più classici, altri aperti negli ultimi 20 anni in chiave moderna, da Gabarrou e Cazzanelli e soci, che conservano però un sapore di avventura. Poche informazioni, uso sapiente degli spit, roccia da ottima a dubbia e assenza di ressa.

Io avevo già percorso Padre Pio prega per tutti e ne conservavo un ottimo ricordo; mi sarebbe piaciuto tornare e anche Marco Sappa sembrava interessato, non essendoci mai stato. Abbiamo notato L’Amitié, aperta da François Cazzanelli, Francesco Ratti e Marco Farina nel 2021 e mai ripetuta, che sulla carta aveva il giusto carattere sportivo per divertirsi, anche se sapevamo di essere sul Cervino e non proprio in falesia.

Non è stato facile per me e Marco trovare il momento per la salita e le cose si sono complicate quando, individuate alcune finestre utili, il giorno prima di quello deciso una bella nevicata a bassa quota ha rovinato i piani. Siamo così arrivati a fine agosto un po’ delusi e un po’ arrabbiati, poiché l’estate stava finendo e ci vedevamo con poche speranze. L’ultimissima la riponevamo su martedì 26 agosto, anche se eravamo un po’ perplessi visto il meteo instabile dell’ultima settimana.

Così, siamo partiti in bici alla volta del Duca degli Abruzzi lunedì sera, per essere il più vicino possibile il giorno dopo e sfruttare al massimo le ore mattutine che promettevano il tempo migliore. Temevamo un po’ di finire in mezzo alle nuvole nel pomeriggio, come era successo a Franz anni prima, e che questo potesse compromettere l’arrampicata.

Alle 7.30 eravamo alla cengia di attacco con i primi raggi che colpivano la parete. Parto io e, come pattuito, tiro tutta la via fino alla base del tiro da liberare, il terzultimo. La prima parte segue una facile serie di placche e muretti per poi raddrizzarsi sempre di più, man mano che ti avvicini allo scudo, e un bel diedro di 7a dà il via alle danze. Tutto prosegue secondo i piani e alle 11 siamo alla base del tiro da liberare. Siamo a 3800 metri e un po’ il fiatone si fa sentire, almeno per me che sono sicuramente meno acclimatato, e il muro davanti a noi si prospetta come uno dei tiri duri più alti delle Alpi.

Il tiro, che presenta un duro boulder a metà, seguito da un tratto fisico traverso verso sinistra che porta in un diedro ancora un po’ ostico, si lascia domare con un paio di tentativi di Marco. Finalmente anche il Cervino ha il suo 8a! Due tiri ci separano dalla cima del pilastro, che raggiungiamo alle 13.30. Una via veramente entusiasmante, aerea, un’arrampicata fantastica e una chiodatura perfetta che permette di dare il massimo.

- Marco Ghisio, Vercelli

L'AMITIÉ FREE
Quest'estate cercavo una sfida che mi portasse fuori dalla mia zona di comfort. Abituato alle fessure perfette del Monte Bianco, non avevo idea di come mi sarei mosso sulla roccia del Cervino. Marco però c’era già stato e, in più, è particolarmente a suo agio su quel tipo di terreno. In questi anni abbiamo scalato molto insieme, mi fido di lui e c’è un’ottima intesa. È il compagno perfetto per un’esperienza del genere!

Il 26 agosto, dopo aver rimandato più volte, siamo andati a scoprire l'imponente parete sud del Cervino scalando L'Amitié, una via eccezionale e difficile del 2021 di François Cazzanelli, Francesco Ratti e Marco Farina. mDopo lo zoccolo la parete si raddrizza e la via si insinua in questi muri molto strapiombanti. Il terzultimo tiro era ancora da scalare in libera: parte subito in modo intenso fino a un duro boulder, poi traversa a sinistra e risale un lungo diedro impressionante e poco assicurabile.

Al primo tentativo ho provato i passi fino al traverso, più o meno i primi 20 metri del tiro. Ho intuito abbastanza velocemente tutti i movimenti e ho risolto in una volta il boulder, poi ho dato un’occhiata al lungo diedro successivo, più facile (7a/b) ma poco assicurabile, e ho capito che se fossi andato fino in cima, poi non avrei avuto le energie e la voglia di ritentare. Allora ho trovato una posizione in spaccata in cui riuscivo a mollare una mano e ho appeso il cordino da recupero e i friend, così da poter scalare la sequenza difficile il più leggero possibile e recuperarli dopo, scommettendo che sarei riuscito a scalare a-vista il diedro. Mi sono fatto calare in sosta, ho recuperato la corda e ho aspettato 10 minuti.

In questi anni ho imparato che se si vuole portare l’alta difficoltà in alta montagna, saper gestire le energie è fondamentale. Sapevo che a quasi 4000 metri probabilmente avevo solo un tentativo… ho provato e sono caduto alla fine del boulder. Sconfortato. Non ci riesco. Giù di nuovo.

Altri 10 minuti. Continuavo a pensare a quanto tempo ancora ci avremmo messo ad arrivare in cima e soprattutto a scendere. Cominciavo anche a sentirmi un po’ oppresso dall’ambiente severo. Reset, parole di conforto di Marco, mi ricarico velocemente, è già dieci minuti che riposo, va beh, provo!

Riparto, arrivo al blocco, lancio, preso! Ora non posso sbagliare, non ci voglio più tornare qui. Tallone, traverso, spaccata, respiro, recupero i friend, lotto. Salgo, soffio, sudo, sarà giusto di qua? Oddio l’ultimo rinvio quant’è lontano! Scivolo, no! Non adesso, lotto, soffio, SOSTA! Ce l’ho fatta!

Recupero Marco e, contento e determinato, scalo a-vista il successivo 7b. Manca solo un 6a e siamo in cima. Con il supporto fondamentale di Marco sono riuscito a salire in libera tutta la via! Finalmente il Cervino ha il suo 8 grado, un tiro davvero duro, complesso ed esigente a quasi 4000 metri.

È stata un'emozione incredibile riuscire a scalare il primo 8a del Cervino e probabilmente l'8a più alto di tutte le Alpi... Sicuramente una delle mie migliori esperienze come scalatore alpinista! Detto questo, entrambi ringraziamo e ci complimentiamo con François Cazzanelli, Francesco Ratti e Marco Farina per questa linea pazzesca.

- Marco Sappa, Courmayeur

Marco Sappa ringrazia Grivel, La Sportiva, Lazy Ghost per il prezioso supporto.




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