Cerro Torre e la via dei Ragni, il sogno si avvera anche per Saccaro e Picco

Il racconto e il video delle guide alpine Edoardo Saccaro e Pietro Picco sulla loro salita del Cerro Torre in Patagonia effettuata a febbraio lungo la celebre via dei Ragni.
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Edoardo Saccaro e Pietro Picco al Colle della Speranza durante la loro ripetizione della Via dei Ragni, Cerro Torre in Patagonia, febbraio 2020
archivio Edoardo Saccaro

La nostra avventura inizia con un corto messaggio WhatsApp: "Peter dal 5 al 9 arriva la ventana! Ci sei?" È Andrea Migliano che mi scrive dal Cile, ha comprato una macchina lì e da due mesi viaggia e arrampica in giro per la Patagonia in compagnia di Domenico Totani. Tutti e tre ci siamo conosciuti ai corsi per diventare guida alpina. L’anno scorso con Andrea siamo stati a El Chalten, il villaggio ai piedi del Cerro Torre e Fitz Roy e abbiamo fatto un assaggio di salite patagoniche: Aguja Poincenot, St Exupéry e Guillamet. Rispetto a scalare nelle Alpi gli avvicinamenti sono lunghi, quasi tutte le vie richiedono almeno un bivacco.

L’arrampicata è spettacolare ma non troppo differente da quello a cui siamo abituati. Ha molta importanza invece la meteo, specialmente il vento è l’elemento che determina la riuscita e spesso anche l’impegno di una salita. Una salita che invece è diversa dalle nostre è la via dei Ragni al Cerro Torre, chi l’ha fatta racconta di un avvicinamento eterno, tunnel di ghiaccio e enormi funghi di neve. L’anno scorso con Andrea ci abbiamo provato ma il vento ci ha respinto  prima ancora di vedere la montagna.

Quest’anno la situazione è ben diversa e ad inizio febbraio sono a Courmayeur nel pieno della stagione dello sci. Leggo il messaggio di Andrea, la ventana è quella la finestra di bel tempo e poco vento che tutti in Patagonia sognano. È sabato pomeriggio, ho diversi impegni con clienti per i prossimi giorni ma la tentazione di partire è forte! Manca il socio però! Chiamo Edoardo che la settimana prima è stato alla Nord dell’Eiger, magari ha voglia di venire in Patagonia. Ci sta! È ancora più matto di me! Per gli impegni di lavoro spieghiamo la situazione ad Alex, il Presidente della Società Guide Alpine di Courmayeur di cui facciamo parte entrambi e, avuto il benestare entusiasta, prenotiamo i biglietti! Partenza domani pomeriggio,però la mattina si scia perché è troppo tardi per disdire con i clienti! E appena atterriamo si parte per il Torre...

di Pietro Picco 

CERRO TORRE, LA CUMBRE CI RIEMPE IL CUORE di Edoardo Saccaro

E così lunedì ci troviamo nella "Pampa" Argentina a El Chalten e incontriamo Andrea e Domenico, i nostri compagni in questa avventura. Prepariamo lo zaino in maniera discretamente confusionale alle 1.00 del mattino, aggiungendo materiale mai visto od utilizzato: fittoni, corpi morti, le famose "alitas" (le "ali" da aggiungere alle piccozze per affrontare il fungo di ghiaccio finale) nonché ciaspole, tende e il necessario per i bivacchi.

L’avvicinamento è lungo e degli oltre 40 km in programma ne percorriamo 26 che ci portano al gigantesco ghiacciaio dello "Hielo Continental", la distesa ghiacciata di oltre 200 km che sembra correre all’infinito. Ripartiamo dal Passo Marconi alle 4 del mattino successivo e percorriamo gli ultimi 14 km che ci separano dal Circo de Los Altares; finalmente lo vediamo: il Cerro Torre! Da qui, finalmente, inizia la scalata.

Le condizioni sono buone e riusciamo ad arrivare in cima all’Elmo, superando il primo dei famosi funghi di neve che tanto caratterizzano questa salita. Qui incontriamo una cordata franco-tedesca-austriaca composta da Christophe Ogier, Mathieu Perrussel e Jean Baptiste Tapie, Raphaela Haug, Laura Tiefenthaler e Fabian Buhl, con la quale divideremo fatiche e gioie nei prossimi giorni. Il bivacco è qualcosa di spettacolare con la nostra tendina piazzata su questo nido d’aquila ghiacciato. Il pensiero comune: "Comunque vada essere arrivati fino a questo punto vale il viaggio."

Partiamo giovedì con le prime luci del giorno perché da qui la salita si fa difficile: superiamo le prime lunghezze di misto dove ci sembra di essere su una goulotte del nostro Monte Bianco, prima di arrivare alla base della headwall, il tiro di ghiaccio e neve che invece di familiare ha ben poco. Sembra di essere in un altra dimensione nel momento in cui la via ci costringe in 2 stretti camini di ghiaccio tanto da dover togliere gli zaini per poter passare e arrivare alla base del fungo finale. Qui ci armiamo di pazienza. I nostri amici francesi hanno attaccato per primi questa lunghezza e danno battaglia fino allo stremo delle forze. Ora arriva la fatidica domanda: "chi parte?"

Da qui tocca a noi! Siamo intimoriti dal compito ma ci rendiamo conto di essere privilegiati ad avere questa opportunità! Con uno stile a metà tra quello del bruco e di una talpa scaliamo e scaviamo l’altra metà della lunghezza e finalmente siamo in vetta! Il Cerro Torre 2020 è un po’ anche delle Guide Alpine di Courmayeur! La felicità e la soddisfazione cancellano per un attimo la stanchezza. Sappiamo di essere solo a metà strada ed iniziamo ad attrezzare le calate che ci portano via tempo ed energie. Siamo di ritorno "all’Elmo" che sono le 2 del mattino, bagnati e sotto una leggera nevicata che ammutolisce tutto l’ambiente. 

Venerdì, il nostro quarto giorno, il risveglio è un poco affollato, ma a noi non resta che l’ultimo tratto di discesa. Sono almeno 6 le cordate che si son fermate a dormire sotto l’Elmo. Gli passiamo a fianco con la tranquillità di chi ha già fatto. La discesa procede senza intoppi insieme alla cordata di altri italiani (Nicola Castagna, Francesco Leonardi, Filippo Mosca e Marco Pellegrini, guide alpine del Trentino) con i quali facciamo un ottimo lavoro di squadra. Il rientro sullo Hielo è al pomeriggio e il caldo ci costringe a usare le odiate ciaspole. Non ci sembrava di aver fatto tutta questa strada ma il pensiero della cumbre ci riempie il cuore. Invece a riempire la panza ci pensa un mega asado appena torniamo al Chalten!

di Edoardo Saccaro e Pietro Picco, www.guidecourmayeur.com




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