Aurai, l’avventura invernale di Peter Moser sulla catena del Lagorai - Cima d’Asta

È online Aurai, il film di AKU che racconta l’avventura della guida alpina trentina Peter Moser che lo scorso inverno ha concatenato oltre 200 cime sopra i 2000 metri della catena Lagorai-Cima d’Asta.
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Peter Moser sulla Cima d'Asta durante il progetto di tutte le 200 cime del selvaggio Lagorai in inverno
Roberto De Pellegrin

Nel mese di febbraio 2020 Peter Moser, guida alpina della Valsugana, ha unito in un lungo cammino oltre 200 cime sopra i 2000 metri della catena montuosa Lagorai-Cima d’Asta. Un progetto di alto livello tecnico che ha legato salite in stile alpino classico con percorsi scialpinistici molti dei quali inediti. Una grande avventura che è andata oltre la sola performance sportiva, per diventare un vero "viaggio esplorativo" dentro la natura e dentro sé stessi, in piena armonia con lo spirito AKU. Nel cortometraggio Peter Moser racconta com’è nata questa avventura e il suo essere montanaro e alpinista.

PETER MOSER E IL LAGORAI
Peter Moser è come il Lagorai: discreto, poco visibile, selvaggio e dolce nello stesso tempo, lontano dalla ribalta del grande alpinismo. Qui Peter è di casa. Figlio di agricoltori è cresciuto in un maso in Valsugana, il Lagorai lo ha nel cuore fin da bambino e così nella sua mente è maturata l’idea di unire tutte le cime del Lagorai che superassero i 2000 metri e di percorrerle d’inverno, mettendo a frutto la propria esperienza di alpinista a 360 gradi.
La catena montuosa del Lagorai-Cima d’Asta è tra le più estese del Trentino, sono oltre 70 km, da Panarotta al Passo Rolle e le cime che superano i 2000 metri sono oltre 200. Un progetto ambizioso e impegnativo, per molti bravi alpinisti può essere l’obiettivo di una vita. Peter lo ha portato a termine nel febbraio del 2020 in una quindici giorni, affrontando giornalmente diverse decine di chilometri con oltre 6000 metri di dislivello.

IL PROGETTO NELLE PAROLE DI PETER MOSER
"In questa esperienza mi sono scrollato di dosso per l’ennesima volta ogni regola e ogni schema mentale, sono tornato nel mio habitat con la scusa di rimanerci il più possibile da solo. Mi ha accompagnato unicamente la neve sotto i piedi, il vento tra i capelli, lo sguardo rivolto all’orizzonte e nelle orecchie solo il rumore del mio respiro. Ho scelto di affrontare questo percorso mettendo tutto quello che fa parte di me e del mio alpinismo: leggero, veloce e da solo, scegliendo i versanti tecnicamente più belli ed impegnativi. Non ho pianificato troppo, ho voluto affrontare giorno dopo giorno le innumerevoli cime, scegliendo solo un punto di partenza senza sapere dove sarei arrivato la sera. Per muovermi mi son affidato solo al mio istinto, nessuna carta, nessuna tecnologia o orologio ad aiutarmi. Semplicemente il mio sguardo e i miei occhi a guidarmi verso una cima dopo l’altra. Gran parte del percorso si è svolto su creste anche fortemente esposte che andavano ben oltre i classici itinerari di alpinismo e scialpinismo, spesso con l’incognita di non riuscire a passare. Non è stata un’impresa, ma una grandiosa avventura: camminando, scalando, sciando ho visto camosci, aquile, galli cedroni e lupi, mi son sentito ancor una volta di far parte di questo ambiente e ne ho gioito. E tutto questo va ben oltre la pura performance sportiva."

"Nella mia attività di guida alpina ho conosciuto molte montagne, ma ogni volta torno volentieri nel Lagorai. Qui trovo sempre una tranquillità, un’aria diversa rispetto ad altre valli. Il turismo ha solo sfiorato queste montagne forgiate dai contadini, che profumano ancora di agricoltura, di malghe e di vacche al pascolo. Sono montagne diverse, non ci sono impianti sciistici, solo una strada le attraversa e viene chiusa d’inverno, non c’è il turismo di massa e così sono rimaste vive e autentiche, non sono ancora un luna park, una proposta turistica da consegnare ai turisti a Ferragosto. Io qui ci lavoro, non solo come guida alpina, faccio anche il contadino, ho un maso, coltivo la terra, taglio il bosco, vivo la montagna da montanaro, da sportivo, da persona che ci è nata e qui morirà."

LE PRINCIPALI TAPPE
1 – in Valsugana da Panarotta, tutte le cime tra la Valsugana e la Val dei Mocheni;
2 – in Val Calamento da Malga Baessa e Cima Ziolera (2478 m), tutta la zona del Monte Croce (2490 m), Monte Cadino (2420 m), Monte Fregasoga (2447 m), Cimon di Tres (2292 m);
3 – in Val Campelle dal Ponte di Conseria, tutte le cime da Cima Lagorai (2585 m) fino alla Pala del Becco (2422 m);
4 – in Val Campelle dal Ponte di Conseria, al Passo Cinque Croci (2018 m), Cima Nassere (2253 m), Cima Orsera (2471 m), Monte Cimo;
5 – in Val Malene, tutte le cime della zona del Cimon di Rava (2436 m);
6 – in Val Malene da Malga Sorgazza, tutte le Cime di Segura (2413 m);
7 – in Val Malene da Malga Sorgazza, tutte le cime di Cima d’Asta (2847 m);
8 – dal Passo Broccon al Palon della Cavallara (2201 m), Col dela Crose (2423), Cima Spiadon (2312 m);
9 – da Predazzo al Passo Rolle;
10 – dalla Val Veneggia, tutte le cime della zona Cima Juribello e Cima Juribrutto (2697 m);
11 – in Valle del Vanoi dal lago di Calaita, tutte le cime zona Folga (2436 m) e Tognola (2185 m);
12 – in Valle del Vanoi da Refavaie, a Valmaggiore fino a forcella Lagorai;
13 – in Val Cadino da Ponte delle Stue, tutte le cime zona Cimon di Val Moena (2488 m) fino al Cermis.

PETER MOSER
Peter Moser è guida alpina e atleta della montagna con un profilo poliedrico, in grado di esprimersi ad alti livelli in ogni contesto alpinistico. La sua prima ascensione a 12 anni sulle Torri del Vajolet con lo zio e poi è un susseguirsi di decine e decine di ascensioni dapprima sulle grandi vie classiche delle Dolomiti e delle Alpi Occidentali poi sugli itinerari più impegnativi e ambiziosi. Diventa guida alpina giovanissimo, a soli vent’anni, poco dopo è chiamato a far parte come atleta del Gruppo militare Alta Montagna del Centro Sportivo dell’Esercito, un’esperienza di cinque anni che gli consente di accrescere la propria formazione atletica e alpinistica, oltre che nell’arrampicata sportiva e nello scialpinismo, la sua grande passione, praticata fin da giovanissimo a livello agonistico. Nel suo curriculum spaziano ripetizioni di itinerari sportivi anche superiori all’8c, salite alle grandi Nord, centinaia di vie in Dolomiti e in tutta la catena delle Alpi, numerose prime aperture sia su roccia che su ghiaccio.

Peter Moser ringrazia: www.aku.it

(¹) Il nome Lagorai sembra derivi da aurai che significa "spazio erboso attorno alle acque", in riferimento ai numerosi specchi d'acqua di origine glaciale e torrenti sparsi su tutto il gruppo.




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