Alessandro Zeni, intervista dopo il suo 9b di Cryptography a Saint Loup

Intervista ad Alessandro Zeni che il 11/01/2020 nella falesia di Saint Loup, in Svizzera, ha liberato Cryptography, una combinazione delle vie Bain de Sang e Bimbaluna. Con il grado suggerito di 9b, è da considerarsi una delle placche più difficili al mondo.
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Alessandro Zeni sul 9b di Cryptography a Saint Loup in Svizzera. La difficoltà di Cryptography sta proprio nel fatto che andando da sinistra verso destra, il riposo totale a metà di Bain de Sang viene annullato. Il passaggio di collegamento non è affatto facile e consiste in un grande allungo a destra verso il monodito che ti proietta direttamente sul chiave di Bimbaluna. La prima parte di Bain de Sang era stata gradata da Fred Nicole 8b/c se presa singolarmente, viene aggiunto il traverso con grado boulder di circa 7B e poi a seguire il boulder di Bimbaluna, il tutto senza avere nel mezzo dei veri e propri riposi
Stefano Jeantet

Andiamo subito al dunque: è di due giorni fa la notizia che il 11 gennaio 2020 Alessandro Zeni ha liberato Cryptography, il collegamento delle due famose vie di placca dei fratelli Nicole, Bain de Sang e Bimbaluna a Saint Loup in Svizzera. Per questo collegamento il 28enne ha indicato il grado altissimo di 9b, suggerendo che si potrebbe trattare di una delle vie di placca (e non solo) più difficili al mondo. Alla pari quindi, per restare nel campo dell'arrampicata in “placca”, con Disbelief a Acephale in Canada, liberata da Adam Ondra nel 2018. Ecco l'intervista.

Partiamo dall’inizio, Bain de Sang… Liberata da Fred Nicole nel 1993, uno dei primi 9a al mondo, il primo 9a femminile tra l’altro, ed uno stile che è assolutamente il tuo…
E’ qualcosa di incredibile pensare che queste vie siano state concepite a così tanti anni di distanza, Fred e François Nicole sono stati dei veri precursori, innegabili artisti e due grandissimi climbers! Non a caso ho scelto Bain de Sang come prima via di grado 9a che avrei voluto salire. Una via storica in placca, il primo 9a femminile da parte di Josune Bereziartu, un cocktail perfetto per far viaggiare la mia fantasia.

In questa via si racchiudeva la storia di una generazione, un modo di concepire la scalata diverso da quello che oggi va più in voga. Una linea che vista dal basso sembra quasi facile perché perfettamente verticale, ma ti rendi conto quanto sia piena di insidie quando stacchi i piedi da terra.

Ammetto che la prima volta in cui sono andato a Saint Loup con l'amico Riccardo Scarian nel 2015 non ci avevo capito un gran che... Ci sono voluti altri due anni prima di costruirmi quelle esperienze necessarie per affrontare una via come questa. Tornato a gennaio 2017 mi accorsi subito che era cambiato qualcosa e finalmente riuscivo a tenere delle prese che fino a quel momento consideravo solamente appoggi! Salire Bain de Sang era stato un bel trampolino di lancio per tutte le mie scalate future, sia in falesia che in montagna.

Poi un anno più tardi, nel 2017, sei tornato a Saint Loup per metterti alla prova con il secondo monumento alla placca, Bimbaluna di François Nicole…
Sì, era dicembre quando tornai a Saint Loup sempre accompagnato dall’amico Sky. Lui aveva già risolto Bain de Sang nel 2006 e ora ci stavamo mettendo alla prova su Bimbaluna. Già solo nel vedendo Sky nei suoi tentativi negli anni precedenti mi ero reso conto che era una via del tutto differente a Bain de Sang, la difficoltà si concentrava in un boulder di appena 6 movimenti e gradato singolarmente con un grado 8B/+ FB. Quando iniziai a provarla mi sentii subito a mio agio su queste prese estremamente piccole e taglienti e con i preziosissimi consigli tecnici dell’amico Sky riuscii a ripeterla in modo molto veloce e quasi inaspettato.

È stata in quella occasione con Riccardo che hai capito che non avevi ancora trovato il tuo limite, e che hai iniziato a sognare qualcosa di folle, giusto?
Il bello della vita è proprio questo. Porsi un obbiettivo e quando finalmente lo raggiungi alzare ancora un pochino l’asticella. Sappiamo tutti che non si potrà alzare all’infinito ma è proprio il bello di vivere quello di voler cercare sempre i propri limiti, ad ogni livello e per ogni età. Ora trovo enormi soddisfazioni in questo, tra quarant’anni probabilmente sarò ugualmente felice nel riuscire anche solo a ripetere una via che ora faccio per riscaldamento. La vita è fatta di stagioni, ciò che è certo è che correrò sempre al massimo finché ne avrò le forze. E’ proprio questa sete di ricerca che mi ha spinto a provare questo collegamento che all’inizio pensavo fosse fuori portata.

Allora quanto folle era quell'idea di collegare quelle due vie?
Iniziai a provarla subito dopo la salita di Bimbaluna. Appena ci misi le mani mi resi subito conto che non erano i singoli movimenti a rendere tanto difficile una salita di questo genere ma piuttosto il riuscire a mantenere un livello di forza nelle dita tale da poter eseguire il boulder chiave di Bimbaluna dopo tutta la prima parte di Bain de Sang. Dopo quel primo tentativo capii che quel boulder, preso singolarmente, avrei dovuto farlo con un bel po' di margine. Facile a dirsi, più difficile a farsi. Per costruire quella forza ci sono voluti quasi due anni!

Quindi in pratica si tratta del passaggio chiave di Bain, seguito dal collegamento che porta a quello chiave di Bimba, giusto?
Sì, il collegamento va a prendere i passaggi chiave di entrambe le vie. La difficoltà di Cryptography sta proprio nel fatto che andando da sinistra verso destra, il riposo totale a metà di Bain de Sang viene annullato. Il passaggio di collegamento non è affatto facile e consiste in un grande allungo a destra verso il monodito che ti proietta direttamente sul chiave di Bimbaluna. La prima parte di Bain de Sang era stata gradata da Fred Nicole 8b/c se presa singolarmente, viene aggiunto il traverso con grado boulder di circa 7B e poi a seguire il boulder di Bimbaluna, il tutto senza avere nel mezzo dei veri e propri riposi.

Sia su Bain de Sang che su Bimba Luna avevi dei riposi che ti permettevano di affrontare i passaggi chiave ben riposati, su Cryptography questi riposi così buoni non ci sono. Penso sia questa la vera difficoltà. Un altro fattore che rende questa salita difficile è l’impossibilità di riuscire a smagnesare tranne che in alcuni punti, unita al fatto che le prese sono talmente piccole e taglienti da non permetterti molti tentativi nel corso di una giornata.

Hai parlato di due anni di allenamenti. Come ti sei preparato allora per questa via?
Ho fatto molto trave, essenziale per aumentare la forza specifica sulle dita, uniti ad allenamenti al system e Pan Güllich. Chiaro che questo era solo l’allenamento a secco. La parte fondamentale è stata quella di trovare delle vie davvero difficili sul quale trasformare tutto questo lavoro, il mio principale laboratorio è stata la falesia del Bilico in Val Canali.

Quanto conta la forza su una placca di questo genere?

Pur trattandosi di placca è sbagliato credere che la forza fisica non sia necessaria e tutto si riduca a un giusto movimento di piedi, specialmente la prima parte di Bain de Sang, con le sue spallate, è estremamente fisica per essere una placca! I fattori più importanti sono molteplici: forza di dita, saper scalare bene, autocontrollo, sfruttare al meglio le proprie energie cercando i giusti equilibri e non per ultimo... la fortuna! Se non ci sono le condizioni giuste su una placca verticale, molto più che in strapiombo, semplicemente non passi ed è impossibile compensare la cosa con la sola forza fisica e l’allenamento.

Quanti tentativi e viaggi hai dovuto intraprendere specificamente per questa via?
Ogni viaggio stavamo all’incirca 5 giorni a Saint Loup, non saprei di preciso quanti viaggi abbiamo fatto avanti e indietro ma penso all’incirca 12 volte in tutto dal 2017 per salire Bain de Sang, Bimbaluna e Cryptography. La cosa che penso sia davvero meravigliosa è che non abbiamo mai perso la motivazione per tornare. Cosa non affatto scontata su vie come questa in cui a volte cadi davvero ad un soffio dalla riuscita, come era successo su Bimba Luna a Sky nel 2017!

Se non sbaglio, avevi anche dato un nome alla via già prima di liberarla, giusto?
Sì, avevo dato un nome alla via ancor prima della salita, questo per cercare di invogliare qualcuno ad andare a provarla se mai non ci fossi riuscito (all’inizio non credevo molto di potercela fare) perché quest’idea pensavo fosse qualcosa che valesse davvero la pena di essere portata a termine, se non io, qualcun altro di più bravo.

Ci parli di quel 11 gennaio allora? Com’è andata?
Sapevo di essere pronto ma non me lo aspettavo così in fretta! Ero appena uscito da un infortunio ad un dito e per questo devo ringraziare moltissimo la mia ragazza Ilenia che, da brava fisioterapista, ha saputo risistemarmi in tempo record con una bella serie di sedute di Tecar terapia. Il primo riscontro l'ho avuto quando con lei sono andato a gennaio per la prima volta nella falesia di Cornalba e in appena 3 tentativi sono riuscito nella salita della storica via C’era una volta in America 8c, sbagliandola già al secondo tentativo per davvero pochissimo e al terzo è stata quasi una passeggiata. Da lì ho capito che sarebbe stato l’anno buono per la Svizzera e così è stato.

Il giorno della salita le condizioni erano ottime così come le mie condizioni fisiche e mentali. Una di quelle giornate senza gravità in cui una via non ti sembra più nemmeno così difficile e metti tutto in discussione, ma poi ripensi a quanto ti ha fatto penare prima di arrivare a unire tutti i tasselli e ti convinci che tanto facile non deve essere.

Questo è proprio il bello della scalata in placca. Impieghi molto tempo ed energie per trovare anche solo un singolo movimento che già di per sé, la prima volta, ti sembra estremo. Ma quando un giorno risolvi la via la vedi fluire davanti a te velocissima e succede spesso che la fai con una semplicità che ti fa credere che tutto sia quasi troppo facile.

Per questo dopo il ritorno dalla Svizzera sono andato a provare un tiro che avevo lasciato incompiuto molti anni prima ossia Stramonio 8c/+ di Manolo, riuscendo a ripeterlo in giornata al terzo tentativo, ed è stata un’ulteriore conferma che ero in un periodo di forma strepitosa.

Prima parlavi della ricerca del tuo limite. Quanto secondo te eri al tuo limite in quel momento?
Nel momento in cui l’ho salita non sentivo di essere davvero al mio limite, questo perché avevo assimilato così bene quei movimenti da renderli quasi un gesto automatico. Il mio corpo sapeva esattamente come mettersi per risparmiare energie preziose, i piedi quanto potevano spingere su quei piccoli appoggi e come dovevo tenere quelle prese per evitare di sprecare energie e bucarmi i polpastrelli prima di arrivare al passo chiave.

Hai suggerito il grado 9b, una difficoltà altissima. Ci spieghi cosa ti fa pensare che possa essere 9b e come la confronti ad altre vie di questo stile che hai salito in passato?
La decisione sulla difficoltà di Cryptography è stata piuttosto sofferta. In questi casi è sempre difficile esporsi, specialmente quando si tratta di dare un grado al limite a livello mondiale su questo stile di scalata in cui non è possibile fare molti confronti proprio perché mancano i riferimenti. Ma non dare una difficoltà ad una via per paura di esporsi credo sia sempre sbagliato, l’unica cosa da fare è quella di essere il più onesti possibile con se stessi e con gli altri cercando dei paragoni il più possibile simili alla via in questione.

Personalmente ho faticato a convincermi che Cryptography potesse essere così difficile, ma in definitiva non ho potuto far altro che affidarmi alle difficoltà attribuite alle due vie in questione: Bain de sang gradata 9a e Bimba luna di grado 9a/+. Entrambe le vie sono state ripetute e confermate da climbers che ritengo abbiano molta esperienza in merito.

Se anche fosse che Bain de Sang venga valutata 8c+, Cryptography rimane un grado e mezzo più difficile. Per questo ho dato 9b a Cryptography, non poteva che essere altrimenti. Se così non fosse, si dovrebbero rivalutare sia Bain de Sang che Bimba Luna. Ma come al solito rimane solo una proposta, in attesa che ci sia qualche volenteroso climber disposto a provare a ripetere questa bella via che più che nel grado vive della storia di due grandi della scalata su placca: Fred e François Nicole.

Nel corso degli anni sei diventato uno specialista delle placche. Come mai? Cosa ti regalano le placche che magari non trovi in strapiombo?
L’evoluzione in questo senso è stato qualcosa di naturale, inizialmente più legata a un discorso di possibilità. Qui in Primiero abbiamo per lo più falesie verticali e tecniche. Poi con il tempo ho capito che questo campo da gioco mi regala davvero la libertà e le emozioni che da sempre cercavo. La sfida di ricercare l’appiglio più piccolo e la ricerca dell’equilibrio perfetto è qualcosa di davvero affascinante per me.

Ho avuto poi la fortuna di avere la possibilità di scalare con molti bravissimi scalatori come Enrico Bettega, Yuri Gadenz, Manolo e per finire il grande Riccardo Scarian, che più di tutti mi ha fatto scoprire questa bellissima dimensione dell’alta difficoltà in placca.

Sulle placche verticali riesco ad esprimermi decisamente meglio che in strapiombo, vuoi perché non mi sono mai dedicato molto a questo genere di scalata o vuoi anche per limitazioni fisiche che mi hanno portato al massimo a salire vie fino al grado di 8c+ in strapiombo.

Il bello della scalata è proprio la libertà di espressione e ammiro molto chi riesce a fare salite estremamente difficili su pareti strapiombanti, ma sono felice delle caratteristiche fisiche e tecniche che in tanti anni di allenamento sono riuscito ad acquisire e che personalmente non scambierei con altre doti.

Se ti va: come mai hai aspettato fino ad adesso a condividere la notizia di questa prima libera?
E’ stata una scelta legata principalmente al fatto che ha gennaio ho avuto il grande piacere di iniziare un nuovo rapporto di sponsorizzazione con la ditta che da sempre lavora a stretto contatto con le mie montagne di casa: la Karpos. In quel momento la decisione di far uscire una notizia di questa importanza avrebbe in qualche modo messo in secondo piano una delle due cose. Così abbiamo deciso di lanciare prima la notizia del mio passaggio con Karpos e poi fare una bella raccolta di foto e video su Cryptography per dare il giusto peso anche a questo bel momento. Poi il problema legato al Covid-19 ha allungato i tempi di un pochino..

Sono passati diversi mesi dalla libera. Conoscendoti, hai già qualche nuovo progetto in mente. Cosa stai cercando?
In questo momento sto cercando di aprire assieme all’amico Sky una nuova via multi-pitch in cui le difficoltà saranno davvero elevate. Senza assolutamente sminuire la scalata in falesia, per me il vero fine ultimo è proprio cercare di portare l’alta difficoltà in montagna in cui l’utilizzo dello spit viene giustificato dalla ricerca di lunghi run-out. In montagna tutto è più avventuroso e complesso, i panorami sono mozzafiato e le centinaia di metri sotto i piedi mi esaltano e mi fanno sentire vivo per davvero. Le sole giornate di apertura sono delle vere e proprie prove di autocontrollo, analisi dei rischi e incertezza di riuscita.

Poi con i miei compagni della Sezione Militare di Alta Montagna abbiamo un bel po' di progetti in mente: dalle Dolomiti a salite sul Monte Bianco e in Val di Mello. Infine con l’amico Andrea Cattarossi vorrei fare un po' di vie in Marmolada, Civetta e sulla Cima Scotoni. Tutto dipenderà dall’evoluzione di questo momento difficile per il nostro paese ma mi piace pensare che presto torneremo a una nuova normalità.

Alessandro ringrazia il C.S. Esercito e i suoi sponsor: KarposLa Sportiva, Grivel 




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