Tor des Geants 2017 dentro l'azione. Di Marco Spataro

Tor des Géants: le foto ed il report di Marco Spataro sull'estenuante gara di trail running che dal 10 al 17 settembre 2017 ha attraversato le grandi montagne della Valle d’Aosta.
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Tor des Géants 2017: atleti in salita nei pressi delle cascate del Ruitor
Marco Spataro

Sabato mattina preparo lo zaino e la sacca per tutta la settimana. Mancano meno di 24 ore alla partenza del Tor des Geants. Un grande sogno. Attraversare la valle d’Aosta da Courmayeur a Donnas. Proseguire poi via Gressoney e rientrare al punto di partenza. Lungo le due alte vie, la uno e la due, che gli escursionisti compiono normalmente in 10-14 giorni con tappe nei rifugi.

Attraversare le vallate laterali. Tra un colle e l’altro. Dure salite. Seguite da interminabili discese. Valloni incontaminati. Lungo la tratta di sentieri già utilizzata in passato. Visitare gli antichi alpeggi. Passare attraverso gli alti pascoli. Salire sulle creste più alte.

Ore del giorno e della notte da sfruttare al massimo. Albe e tramonti mozzafiato. Cercare di fermarsi poco. Camminare tanto. Correre il meno possibile. Evitare di strafare. E risparmiare le ginocchia.

Cercare di riposarsi di tanto in tanto. Per non imballare la “macchina". Sonni brevi ma necessari. Alimentarsi costantemente ma senza appesantirsi. Cercare di mantenere l’appetito. Senza strafare con integratori e barrette. Idratarsi molto. Per evitare i tanto dolorosi crampi. Insomma in breve trovare un equilibrio per affrontare questa settimana inumana!!!

Peso il materiale sulla bilancia. Difficile scegliere cosa prendere. Bisogna essere leggeri ma allo stesso tempo avere tutto. Bastoncini, pila frontale piccola, pila più grande, sovra pantaloni, una giacca pesante tipo piumino, una mantella da pioggia, un ombrello in caso di forte pioggia, guanti leggeri e pesanti, un cappello, fascetta occhiali… e tanti altri piccoli gadgets. Non ultimo un po’ di frutta secca qualche barretta. Scarponcini o scarpe da ginnastica? Zaino piccolissimo od un po’ più grande? Tante domande ed una sola risposta: caricarsi meno peso possibile!

Una macchina fotografica o due? Che obiettivi prendere? Cavalletto, flash, quante schede e batterie? Computer, Hard Disk ed altro ancora… Dimenticavo di dirvi che io non partecipo al Tor! Le mie cartilagini consumate non me lo permettono. Ma seguo come fotografo alcuni atleti che lo fanno!

Per il primo giorno opto per due corpi macchina con un 20 mm fisso ed un 300 mm per fare foto agli opposti. Apertissime o chiusissime! Non facile.. ed ahimè scelta molto pesante, a almeno mi permette di alternare tipologia di scatti in breve tempo.

Domenica mattina arrivo presto a Courmayeur, forse troppo. Le vie del centro sono ancora deserte. La vetta del Bianco s’illumina con i primi raggi di sole. Il tempo è perfetto. L’aria frizzante. Piano piano la cittadina ai piedi del Bianco si anima.

Dapprima di volontari. Vestiti con l’inconfondibile maglietta azzurra. Posizionano le ultime transenne alla partenza. Sistemano l’area per accogliere i quasi 900 atleti. Creano dei corridoi preferenziali per dividere pubblico ed atleti. I fotografi ufficiali dell’evento cercano la posizione migliore.

Cerco i miei atleti. Difficile districarsi nella grande ressa! Tanti pettorali, ed attrezzature simili. Facce entusiaste. Tanti volti noti. E molti stranieri. Zainetti e bastoncini pronti. Spinti dalla voglia di realizzare il loro grande sogno. Traversare la Valle d’Aosta in meno di 150 ore. Un’impresa difficile che attrae concorrenti provenienti da oltre 60 nazioni.

Intravedo la mole del mitico Oskar Taiola “il gigante buono", responsabile della sicurezza della gara. Un grande sorriso per le condizioni meteo favorevoli. Il grande afflusso in ritardo di molti atleti rallenta la partenza di mezz’ora.

Poco male. Ne approfitto per spostarmi. Per essere fuori dal casino. A fatica e con qualche spallata raggiungo la zona della rotonda principale. Qui incontro i soliti amici e qualche collega. Accorsi per vedere la partenza per le vie del paese.

Alle dieci e mezza finalmente si parte. I primi atleti corrono veloci. Per essere in buona posizione. Per affrontare la strettoia della prima salita. Poi a seguire i quasi mille atleti. Bello vederli sfrecciare. Ancora freschi, prima del grande sforzo.

A fatica raggiungo il mio furgone. Diretto a La Thuile, primo posto di ristoro. Salgo a piedi verso il rifugio Deffeys. Ed aspetto il passaggio dei primi. Difficile scegliere la posizione migliore per scattare. Un folto pubblico di parenti amici e tanti locali, è salito fino a qui per vederli passare.

Neanche il tempo di mangiare un panino ed i primi sono già qui. Impressionante pensare che sono partiti stamattina alle 10.30 da Courmayeur! Tra i primi a passare anche l’atleta Gressonaro Franco Collé. Vincitore dell’edizione del 2014. Un sorriso, due battute, e poi via concentrato. Alla volta del passo Alto ed a seguire del ripidissimo col Crosaties. Poi lunga discesa fino a Valgrisanche dove si trova la prima base vita.

Trascorrono parecchie ore prima di vedere passare i miei concorrenti. Come tanti, vogliono realizzare il loro sogno ai piedi dei giganti valdostani. Finire questa grande gara. Chi in tempi più rapidi. Altri cercando di arrivare in fondo. Rispettando i cancelli orari e la fatidica barriera delle 150 ore.

Non facile dosare le energie. Non strafare. Soprattutto quando si è in mezzo a concorrenti molto più forti. Competizione molto lunga. Dove non basta l’allenamento. Ci vuole soprattutto tanta testa e strategia. Saper scegliere metodicamente corsa, cammino e riposo. Tenacia nell’affrontare un passo dopo l’altro i 330 km di percorso. Oltre 25.000 metri di dislivello.

Nel tardo pomeriggio mi sposto a Valgrisanche. Qui i numerosi volontari sono pronti per accogliere la prima ondata di concorrenti. Cronometrare i passaggi. Sacche da consegnare. Cibi e bevande da preparare. Posti letto pronti per chi vuole riposare un po’. Controlli a sorpresa del materiale obbligatorio. Doppia pila frontale, vestiario e guanti pesanti. E gli immancabili “ramponcini", in caso di neve nei colli più alti!

Gli atleti dopo esser si rifocillati un po’, si preparano. Prima di affrontare la prima notte fuori. I primi concorrenti sono già passati da parecchie ore. Gli altri ne approfittano per recuperare un po’ di energie. Affrontare la dura salita del col Finestra a ben 2800 metri d’altezza. Tante lucine distanziate che salgono lungo gli antichi sentieri. Poi mille metri di discesa. Fino a Rhemes Notre Dames, all’interno del parco nazionale del Gran Paradiso. Terreno prediletto di Stambecchi e Camosci. Ed in questi ultimi anni del tanto discusso lupo.

Io ne approfitto per riposare un po’. Il mitico “California" mi servirà da casa per tutta la settimana. Dopo una rapida cena mi infilo nel soffice sacco a pelo. Poche ore di sonno anche per me. Troppa adrenalina. Cercare di fare qualche scatto interessante. E non perdere i passaggi dei miei concorrenti.

Ahimè il sistema di localizzazione utilizzato è poco aggiornato e preciso. Mi fa perdere vari passaggi. E stare tante ore in giro ad aspettare e congelare! Infatti ad Eaux Rousse Valsavarenche perdo il passaggio di un mio atleta per pochi minuti. L’ultima rilevazione era di ben due ore prima! Difficile calcolare il passaggio nei tempi esatti.

Ne approfitto per fare alcuni scatti agli atleti un po’ congelati. Bevande calde, un buon caffè ed un’abbondante colazione. Necessario recuperare energie prima di affrontare la lunga e dura salita del col Lauson a ben 3299 metri di altezza. Il colle più alto di tutta la gara.

Nel frattempo mi sposto a Cogne. Sempre all’interno del parco Nazionale del Gran Paradiso. Eccellenza Valdostana per l’accoglienza e per la ristorazione. Esempio di come sia possibile fare turismo anche senza gli impianti di risalita! Tante curiosità da scoprire con ritmi più lenti. Riscoprire passo passo il primo parco nazionale Italiano. Estate ed inverno.

Nel frattempo i concorrenti sfrecciano lungo le vie del paese. Il cielo è sempre sereno. Ahimè il percorso di gara affianca per un lungo tratto la strada asfaltata! A discapito del panoramicissimo prato di Sant’Orso. Così è più difficile scegliere un inquadratura adatta. Con dietro i ghiacciai del Gran Paradiso. Unico Quattromila interamente in territorio italiano.

Alla base vita di Cogne, molti atleti decidono di riposare qualche ora. Poi salita lungo il vallone di Urtier fino al col Finestra. Da qui discesa sul versante di Champorcher. Dove faccio alcuni scatti classicissimi nei pressi del lago Miserin. Tempo ancora sereno ma vento forte ed aria gelida. L’ombra ed il freddo arrivano prima del mio concorrente.

Quindi scendo in sella alla mia fedele “Kamala" (bici elettrica) alla volta del rifugio Dondena. Minestra di cereali deliziosa ed abbondante. Perfetta dopo una giornata su e giù ad inseguire i concorrenti. I passaggi degli atleti sono ancora molto distanziati. La maggior parte degli atleti passeranno tra un giorno.

Da qui infinita discesa. Lungo tutta la valle di Champorcher fino a Pontboset. Attraversamento del ponte del Diavolo. Con vista sull’imponente forte di Bard. A seguire il famoso passaggio sotto l’arco Romano. Poi la meritata base vita di Donnas. Meglio riposare un po’. Prima di affrontare la lunga tappa fino alla prossima base vita a Gressoney!

Stamattina il tempo è coperto. E le nebbie avvolgono le montagne. Colazione all’Etoile du Berger con due fette di Strudel delizioso. Ottimo per iniziare un'altra lunga giornata. Poche ore di sonno e tanti km in furgone. Qui un folto pubblico accoglie con campanacci tipici e tanto entusiasmo i vari concorrenti. Prima della salita al rifugio Coda.

Da qui vista mozzafiato sul Biellese ed in lontananza sul Monte Rosa. Qui per la gioia degli atleti siamo a metà percorso! Io salgo sempre con la mia mountain bike alla volta del lago Vargno all’interno del parco naturale del Mont Mars. E poi dopo alcuni scatti mi sposto nei pressi del colle di Marmontana con vista sull’imponente mole del Mont Mars.

Da qui ahimè mi perdo una delle parti più dure ed interessanti. Quella che va dal Coda fino a Gressoney attraverso valloni sperduti e selvaggi. Ma diversamente mi perderei i passaggi successivi e metterei a dura prova le mie ginocchia.

Trasfert e nottata a casa mia! In val d’Ayas ai piedi del Monte Rosa. Ancora una volta il rilevatore dei concorrenti non è aggiornato! Impazzisco per cercare di capire lo stimato dei concorrenti. Mi posiziono a Saint Jacques per fare scatti con l’alba. Ahimè i concorrenti non arrivano quando c’è la bella luce! Dopo la dura notte ad attraversare il colle del Pinter con vento e temperature basse, si sono fermati al rifugio Vieux Crest e/o alla base vita di Champoluc.

Poi salgo al rifugio Grand Tournalin. Una seconda ed abbondante colazione. Anticipo i miei atleti e salgo verso il colle di Nana. Per scattare qualche foto con le mie cime sullo sfondo. Poi discesa sul versante opposto. Fino al piccolo e caratteristico villaggio di Cheneil. E da qui fino alla base vita di Valtournanche.

Per me spostamento a Torgnon per vedere gli atleti prima del calar della notte nei pressi del lago Tsan. Poi discesa al rifugio Magià nel vallone di Saint Barthelemy ed a seguire all’oratorio di Cuney.

Per me mezz’ora di camminata a piedi e mezz’ora di mtb illuminato dalla frontale. Prima di raggiungere nuovamente il mio furgone. Cous cous in bianco e nottata dentro il sacco a pelo. Cielo stellato.

Al mattino colazione presto. Cielo coperto e qualche goccia di pioggia. Spostamento ad Oyace, Valpelline. Dove vedo passare, velocissimi, i primi atleti della gara Totdret (versione accorciata con partenza da Gressoney ed arrivo sempre a Courmayeur). Dando così la possibilità per chi vuole di fare una gara più corta ma con ritmi più veloci. Il pubblico può così seguire due competizioni allo stesso tempo.

Oggi pioggia. Scatti diversi. Luce meno cruda. Assenza di ombre. Unica difficoltà non bagnare l’obiettivo. E rimanere asciutti. Poi transfert in mtb fino al rifugio Champillon dove mi accoglie una breve ma intensa nevicata! Poi dopo essermi bagnato e raffreddato il vento spazza le nuvole. Vista mozzafiato sul Gran Combin. Uno dei “giganti" (4000) della valle d’Aosta al confine con la Svizzera.

Poi qualche scatto a Saint Rhemy vallone del Gran San Bernando. Prima della notte. Rapida cena a base del saporito prosciutto locale. Per gli atleti salita al rifugio Frassati dove la maggior parte decide di riposare per evitare di passare il colle Malatrà nelle ore più fredde. La neve obbliga gli organizzatori a fare calzare i ramponcini in questo ultimo tratto tecnico.

A notte fonda salgo con la pila frontale in sella a Kamala. Diretto da Renzino Cosson al rifugio Bertone. La stanchezza non mi fa vedere un rivolo gelato e per poco non mi trovo giù dalla scarpata! Lunga attesa dell’alba sul Monte Bianco e soprattutto dei concorrenti. Mani e piedi gelati. Giornata nuovamente stupenda ma temperature molto basse.

Poi da qui ultima discesa su Courmayeur. All’arrivo l’instancabile speaker Silvano Gadin incita tutti i concorrenti come fossero i primi! Grande festa, gioia ed emozione per aver concluso questa grande fatica.

Un grazie a tutti gli oltre 2000 volontari che hanno contribuito alla buona riuscita di questo grande evento! Bello vedere tutti riuniti per aiutare i concorrenti a realizzare questo grande sogno!

“La malattia" Tor è contagiosa… si diffonde facilmente. Grazie all’entusiasmo di chi ha già partecipato, lo ha seguito od ha lavorato come volontario! Appuntamento a settembre 2018 sui sentieri della Valle d’Aosta. Per la nuova ed ancor più emozionante edizione del mitico Tor des Geants.

Marco Spataro

Classifica 2017
Maschile

1. Javi Dominguez Ledo 67:52:15
2. Oliviero Bosatelli 69:16:19
3. Andrea Macchi 74:51:14

Femminile
1. Lisa Borzani 89:40:24
2. Silvia Trigueros Garrote 97:43:06
3. Marina Plavan 106:29:21


Link: Istagram Marco Spataro, Grivel, Ferrino




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