Ice Master Daone 2007, ripensando alla gara

L'Ice Master World Cup di Daone 2007 ha appena chiuso la sua travagliata, bella e importante esperienza. Ora è tempo di bilanci: li facciamo con quest'intervista a Maurizio Gallo, anima (non solo tecnica) della gara di Daone.
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Ice Climbing Satadium Daone 2007
Giulio Malfer
L'Ice Master World Cup di Daone 2007 ha appena chiuso la sua difficile e (forse anche per questo) bella e importante esperienza. Ormai si sa tutto su quello che è successo lo scorso weekend nei tre giorni di "gara e passione" della Valle.

Si sa che Herr Föhn con i suoi +19 °C di venerdì che hanno trasformato in un forno l'ex ghiacciaia dell'Ice Climbing Stadium, e più in generale le temperature eccezionalmente alte di quest'inverno (a dir poco anomalo), hanno messo in serio dubbio lo svolgimento della competizione. Si sa anche che il Comitato Pareti di Cristallo, con il direttore di gara Maurizio Gallo, i tracciatori (Attilio Munari, Marco e Massimo Da Pozzo, Loris Manzana, Helmut Rauchenker) e Riccardo Milani (responsabile dell'organizzazione) hanno fatto davvero un "miracolo" per correre ai ripari.

E si sa anche, che alla fine, dopo una gara davvero bella, intensa e tecnicamente di livello altissimo, Jenny Lavarda e Markus Bendler, vincendo questa prima tappa della Ice Climbing World Cup 2007, sono i nuovi campioni mondiali di Ice Boulder davanti, rispettivamente, a Petra Müller e Maria Shabalina e a Simon Wandeler ed Herbert Klammmer. Tutto questo (raccontato dalle immagini di Giulio Malfer e dai report e i video della redazione di PlanetMountainlo) potete trovarlo su daoneicemaster.it.
Ora, però, a due giorni dalla fine della corsa, è tempo di bilanci. La gara è stata davvero bella, intensa e ricca di spunti anche tecnici. Le nuove prese di dry tooling e i volumi sotto al tetto hanno consentito numeri e difficoltà davvero spettacolari.

E anche la risposta arrivata dagli atleti è stata eccezionale: come sempre, quando hanno la possibilità di esprimere la propria passione ai massimi livelli, sono sempre felici. E a Daone hanno trovato davvero pane per i loro bicipiti ma anche per mettere a alla prova la loro tecnica d'arrampicata. Non è mancata, poi, neppure l'emozione che fa grande una competizione. E' difficile dimenticare il venerdì (nero) del Föhn con la rabbia e l'incertezza perché si temeva che tutto potesse saltare. Come non si può scordare il sogno e l'impresa realizzati da Jenny Lavarda, a cui s'aggiunge l'immagine di Markus Bendler, disteso a terra e senza fiato, dopo la terza via che gli ha dato la vittoria. E ancora va ricordata la felicità dei tracciatori per la finale (perfetta) femminile, e poi la passione di tutti (ma proprio tutti) gli atleti. Sono state belle giornate, insomma. Difficili anche, ma intense e di vera passione!

Ma ora come dicevamo è tempo di pensare a mente fredda a quello che è già successo per cercare il futuro. Lo facciamo con Maurizio Gallo, guida alpina, ingegnere della struttura e direttore di gara dell'Ice Master di Daone e uno dei "fondatori" del movimento del circuito delle gare di arrampicata su ghiaccio.


RIPENSANDO A DAONE
Gli equilibri del ghiaccio tra passione e futuro
Intervista a Maurizio Gallo - di Vinicio Stefanello

Mauri Gallo, sesta edizione dell'Ice Master di Daone, un primo bilancio sintetico della gara. Intanto: sei soddisfatto?
Soddisfatto direi proprio di si. Tutto è diventato quest'anno molto difficile fin dall'inizio, la morte di Harry, defezioni di alcuni tracciatori (Pietro Dal Prà e alcuni francesi che avevo contattato), la lunga e non finita discussione sulle regole alla quale ho cercato di partecipare il più possibile, la posizione del circuito all'interno dell'UIAA ...

Eppure stata un'edizione di vera "passione": quest'anno le temperature largamente sopra lo zero e poi il Föhn potevano davvero fare saltar tutto, invece...
Passione a dir poco, direi quasi miracolo. Ho visto da vicino gli occhi di chi come me ha avuto la voglia di andare fino in fondo venerdì alle 11, quando le folate di fhoen sciglievano tutto, ed ero sotto la struttura a bagnarmi come un pulcino; vi assicuro che ho visto più di qualche lacrima e poi come succede spesso in val Daone siamo riusciti ancora ad avere la forza di dire si! facciamo ancora un tentativo...

ll team dell'Ice Master di Daone ha risposto alla grande a tutte le difficoltà, un'organizzazione quasi perfetta: qual è il segreto?
E' il segreto nascosto della forza dei montanari di una volta, fatto di parsimonia, di calma, di energia lenta ma continua, che quando ti coinvolge ha una forza incredibile. Poi c'è una storia di questa gara che ormai dura da sette anni e cerca di rimanere sempre all'avanguardia, ormai tutti sanno bene cosa fare, i Finanzieri, i vigili del fuoco, il soccorso alpino, gli alpini, tutti si muovono all'unisono nei differenti ruoli, un piccolo orologio svizzero!

Facendo di necessità virtù siete stati costretti a limitare al minimo le zone di ghiaccio e a potenziare quelle in dry tooling: c'è uno stile Daone anche nel total dry e in cosa la vostra sperimentazione?
Si sa che sono critico per il total dry come unica soluzione per le competizioni di ghiaccio. Sono poi ancora più scettico quando vengono introdotti ganci di ferro o altro per agganciarci gli attrezzi.Non penso che il successo televisivo e mediatico generale che ha avuto ancora questa edizione possa continuare ad essere senza ghiaccio. Se la Gazzetta dello sport inserisce la notizia della gara di Coppa del mondo di arrampicata su ghiaccio su un articolo di Messner sul problema del ghiaccio del pianeta, penso che non avrebbe alcun senso se si finisse per fare queste gare a Rimini in spiaggia solo di total dry: non potrebbero più esistere! Ma anche se quest'anno abbiamo dovuto ricorrere al legno, abbiamo cercato di farlo comunque con un certo stile e poi la novità dei volumi incastrati nel tetto orrizzontale di ghiaccio è stata fenomenale: gli attrezzi sulle prese dei volumi e i ramponi sul ghiaccio che lì, sotto al tetto, ha resistito nonostante i 20 gradi.

Dunque, mi pare di capire, che un calibrato misto di "ghiaccio" e di dry tooling molto tecnico sia la strada giusta per aumentare il livello tecnico di queste competizioni ma anche per lo spettacolo sportivo... A proposito di spettacolo e di tecnica, quest'anno si è molto discusso se consentire o meno l'uso degli speroni, secondo molti atleti questa è l'unica strada verso la difficoltà... che ne pensi?
Il ghiaccio non deve mai mancare. E una cosa che mi pare di poter dire, dopo il risultato di quest'anno, è che gli speroni sono sicuramente parte fondamentale per lo spettacolo che è poi anche quello che tutti hanno apprezzato. In Valle di Daone è stata fatta una selezione sulla difficoltà senza dover mai ricorrere al tempo, anche se tutti gli atleti della finale usavano gli speroni, e ho in mente delle immagini di Wandeler o Prinoth orizzontali sotto il tetto con gli speroni agganciati, in posizioni elegantissime e molto spettacolari... Penso che in molti (atleti, tecnici, ma anche "semplici" spettatori neofiti) abbiano apprezzato questi movimenti e quest'eleganza che è un aspetto fondamentale dell'arrampicata. Devo dire che mi piacciono meno quelle figure a pipistrello con gli atleti che grazie agli speroni "riposano" a testa in giù. Anche se devo dire che quest'anno a Daone sono state limitate al massimo queste possibilità, sia perché il tempo a disposizione degli atleti non consentiva riposi prolungati sia perché il tracciatori hanno disegnato delle vie eccezionali. Ecco credo che quest'anno sia per tracciati che per regolamento di gara abbiamo fatto in avanti: occorre proseguire su questa strada, sempre sperando che le condizioni consentano una struttura con il ghiaccio giusto.

Ritornando alla gara... quali sono state le fasi più belle?
La gara dal punto di vista tecnico è stata tutta molto bella e sicuramente diversa da quella dell'anno scorso. Mancavano dei big per la finale maschile che l'anno scorso hanno dominato, mancava la Papert nella femminile: insomma poteva anche essere una gara senza star e un pò mediocre, invece non lo è assolutamente stata e questo è per me stato un successo nel successo. Lavarda ha arrampicato benissimo mettendo una seria ipoteca per diventare una leader per il futuro, negli uomini abbiamo visto una sfida fra potenza e eleganza, con un finale al cardiopalma per i primi tre posti.

Come avete cercato di mettere in difficoltà gli atleti e chi ti ha stupito di più?
Le nuove prese per il dry tooling hanno sicuramente trasformato una arrampicata di forza in una più tecnica con maggiore attenzione all'equilibrio e alla sensibilità: per fortuna degli atleti abbiamo solo utilizzato una prima serie di prese fatte con la pietra, ne abbiamo in serbo di ancora più difficili da tenere e vedremo... a qualcuno forse non sono piaciute perchè sono caduti quando meno se l'aspettavano!

Qual è il futuro per le gara di ice climbing?
Sul futuro e sulla gara ideale oggi sono un pò svuotato e penso che devo ancora pensarci sù un bel pò. E' difficile vedere un futuro per un circuito mondiale che stenta ed ha in calendario solo tre gare in Europa e alcuni eventi "fun competition". I costi sono alti sia per gli organizzatori sia per gli atleti che cercano il supporto delle aziende. Si sa che non sono anni rosei. Per Daone vorrei che si iniziassero a riscoprire dei nuovi settori e nuove possibilità. in particolare nuove zone di dry tooling per far ripartire un interesse per la Valle anche da parte dei ghiacciatori di alto livello e per riuscire a promuovere maggiormente un turismo sportivo invernale che, se associato a quello estivo che può nascere dall'arrampicata sui blocchi che in Valle di Daone sono veramente interessanti (a detta di chi li sta pulendo e provando), potrebbe collegare Daone con Arco, Ice Master con Rock Master... turismo e sviluppo...



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