Viaggio su Plutone al Monte Cimo. Intervista di Tondini a Sartori

Intervista di Nicola Tondini a Nicola Sartori dopo la sua salita dal basso in un’unica soluzione e in libera di Viaggio su Plutone. La via di più tiri era stata aperta dal basso sul Monte Cimo  (Brentino, Val d’Adige) dagli stessi Tondini e Sartori nel 2010.
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Nicola Sartori, assicurato da Nicola Tondini, durante la sua salita one push di Viaggio su Plutone sul Monte Cimo
Klaus Dell'Orto

Nell’autunno del 2018 mi è capitata la particolare circostanza di assistere in prima persona a due single one push (salita dal basso in un’unica soluzione e in libera) di "Viaggio su Plutone", la via al momento più difficile del Monte Cimo. Ad ottobre, infatti, ho seguito Silvio Reffo nella prima delle due one push. Un mese dopo è stata la volta di Nicola Sartori, il compagno di cordata (Guida Alpina XMountain, come me) con cui avevo condiviso il sogno dell’apertura di questa via, per noi futuristica. E’ stata un’emozione fortissima vederlo coronare il sogno di riuscire nella salita rotpunkt in giornata dell’intera via.

Viaggio su Plutone è stata iniziata da me e Nicola nel giugno del 2010 e poi terminata nel 2013, dopo quasi 10 giornate trascorse in parete. Possono sembrare veramente tante 10 giornate per aprire i 7 tiri, che compongono questa multipitch. Ma per riuscire a superare in apertura in libera le difficili sezioni tra uno spit e l’altro del secondo tiro, ci sono volute ben 5 giornate.

Per noi è stato un po’ il coronamento di un percorso di ricerca, portato avanti sulle pareti della Val d’Adige. Ricerca di linee da aprire dal basso in uno stile, che se da una parte ci dava la sicurezza delle protezioni a fix, dall’altra ci lasciava integra la dimensione dell’avventura. Viaggio su Plutone è, infatti, l’ultima di una serie di vie realizzate insieme in Val d’Adige: La Passione (7b+), Scarpette Volanti (7c), Giochi di Equilibrio (7c+), Destini Incrociati (8a), Vola Via (8a+), Testo o Croce (8a+/b), Via di testa (8b).

L’insuccesso, nell’apertura di quelle vie e ancor più di Viaggio su Plutone, era sempre dietro l’angolo. Lo stile scelto, infatti, non preveda la possibilità di forzare un passaggio o una sezione di roccia con dei passi in artificiale. Quando le nostre forze ci abbandonavano, l’unica possibilità era scendere a terra e sperare di tornare più allenati, fisicamente, tecnicamente e mentalmente.

Nel 2016 Nicola Sartori aveva liberato tutti i singoli tiri in giornate diverse e il 15 novembre 2018, ha realizzato la one single push. L’ultimo tassello mancante per la chiusura del progetto. Mi è piaciuta l’idea di poter essere il suo intervistatore e poter domandare di raccontarci le sue emozioni.

Che emozioni hai provato durante l'apertura dal basso di questa linea?
Aprire dal basso è sempre una grande emozione, la vera essenza dell’arrampicata pura e selvaggia. Dove le mani annaspano sul terreno vergine, compreso di scaglie che saltano, cespugli che nascondono qualche buchetto e terra che va negli occhi! Quando la via è finita non c’è più avventura, inizia il divertimento, quasi una danza.

Hai avuto momenti in cui hai pensato: abbiamo osato troppo, di qui non si passa?
Si, sul secondo tiro non ero sicuro che saremmo passati, poi all’improvviso quel buchetto ci ha salvati! Con questa via sicuramente siamo andati oltre i nostri limiti, aprendo quelle sequenze così concentrate una di seguito all’altra piano piano iniziava a sorgere il dubbio fra noi: ma alla fine saremo in grado di arrampicarla tutta messa insieme?

Terminata l'apertura e realizzato così un primo sogno, il secondo step è stato la salita rotpunkt dei singoli tiri. Quali sono stati i più duri?
Il secondo tiro e il sesto. Ma soprattutto il secondo ha richiesto un buon impegno. Infatti rispetto a tutte le altre vie aperte su queste pareti di Brentino, il nostro piccolo laboratorio delle alte difficoltà, questa si è subito rivelata una rogna grossa! Spesso uscivamo talmente cotti dal II°tiro che non riuscivamo a proseguire sul resto della via. Per questo motivo siamo andati avanti anni a cercare di ripetere la via in giornata, spesso c’era una buona forma ma non le condizioni climatiche. A volte è capitato che alla fine del II° tiro non c’era più pelle sulle dita e proseguire sarebbe stata un’impresa eroica, allora giù a corda doppia. Ancora una volta nulla di fatto, ma tutti questi tentativi servivano per migliorare e perfezionare l’arrampicata e studiare nuove strategie da mettere in atto la volta successiva.

Cosa hai vissuto quando hai fatto rotpunkt il tiro chiave nel novembre 2016? Eri anche con una assicuratrice particolare, giusto?
A novembre 2016 ho trovato una giornata come ne trovi poche. Non era eccessivamente fredda, ma con un grip straordinario. Poi quando scalo con Claudi (mia moglie) c’è poco da cincischiare. Mi ricordo che ad un certo punto mi disse: "adesso vai su e la fai"!

Pensavi fosse possibile la one single push?
Si, ma distante come lo è Plutone dalla Terra. Era l’ultima via aperta insieme a te (ndr Nicola Tondini) e l’unica che ci mancava da ripetere in giornata, ma fin da subito si era rivelata un osso duro! Poi passano gli anni e non è più facile raggiungere in fretta la forma come quando si hanno 20 anni.

Cosa ti ha motivato dopo due anni a provarci?
Ad un certo punto mi son detto: ci riproviamo, ancora una volta! Negli ultimi anni ho rinunciato ad aprire nuove vie a Brentino, perché il mio desiderio era quello di cercare di chiudere tutti i progetti iniziati.

Come erano iniziati i tentativi questo autunno?
Con te abbiamo iniziato a girare un po’ sulla via e non era male. Sono stato su anche con il Rolly (ndr Rolando Larcher), che mi ha dato dei suggerimenti preziosi per risolvere meglio la sezione chiave del secondo tiro. Ho iniziato degli allenamenti lavorando un po’ di più dove sono più scarso, cioè nel boulder. Oltre all’allenamento a secco molto importante, ho familiarizzato con la parte alta della via in autosicura, calandomi dall’alto… la Claudi ha esaurito la pazienza di passare intere giornate ad assicurarmi!

Avevi visto in diretta la one push di Silvio. Cosa hai pensato?
Subito mi dispiaceva un po’. Mi sarebbe piaciuto essere il primo a ripetere la via in giornata, purtroppo ho perso molto tempo con i miei antiquati allenamenti! Poi la forma arriva quando meno te l’aspetti e in uno sprazzo di giovinezza, con un po’ di fortuna (che non guasta mai), sono riuscito a salire questa bellissima via dal calcare perfetto.

Racconta la tua one push. La tua giornata e le emozioni che hai vissuto. Un po' inaspettata?
E’ stata una giornata completamente stramba. Eravamo lì per le riprese di un film. Inaspettatamente sono arrivato sotto al cineoperatore, che si era posizionato a metà del secondo tiro, accorgendomi che quello era un ottimo tentativo gli ho chiesto se gentilmente poteva spostarsi un po’ da una parte che sarei andato avanti…

Quando hai avuto tensione, paura di realizzazione?
Chiuso il secondo tiro ho iniziato ad aver tensione e più in su, man mano che liberavo i tiri, mi è venuta paura di realizzazione. Sul quarto tiro sono rimasto su per miracolo e totalmente traballante!

È un coronamento della tua carriera di climber?
No, è una piccola soddisfazione personale, un gioiellino di via a cui tengo particolarmente.

Quali sono le giornate di maggior soddisfazione che hai vissuto?
Certo che ripeterla in giornata è una bella soddisfazione, ma aprire dal basso sulla roccia vergine ha un altro sapore. Sei lì che lotti con il tuo compagno di cordata metro dopo metro e crei qualcosa di nuovo, quasi una scultura.

SCHEDA:Viaggio su Plutone, Monte Cimo

Ringraziamenti
Nicola Sartori: La Sportiva, Marmot

Nicola Tondini: , Marmot, Edelrid, Dolomite 

Nicola Sartori: La Sportiva, Climbing Technology, Marmot
Nicola Tondini: FerrinoWild Climb, Climbing Technology, Dolomite
, Marmot

Info: www.xmountain.it




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