Il Tempo che sfugge alla Punta Alessandro (Adamello) di Erica Adorni, Alessandro Aldrovandi e Mirko Lerose

Le valli adamelliche offrono tutto ciò che un alpinista può desiderare: ampi spazi, isolamento e montagne quasi dimenticate sulle cui pareti corrono itinerari che sanno di avventura ed esplorazione.
In questo contesto di selvagge elevazioni granitiche, sulla cresta che divide la Val Miller dalla Val d'Avio svetta la Punta Alessandro (3067m), una bella montagna di forma piramidale con pareti di tonalite generalmente ottima, talvolta con belle tinte rossastre. La sommità della Punta Alessandro è raggiunta da una bella classica che segue fedelmente tutto lo spigolo Sud, la via Patrizio Guidetti (Vittorio Drera, Gianmarco e Gianpaolo Pelizzari, 1981).
Sulla parete sud-ovest, nel 2016, avevano poi posto la propria firma due instancabili esploratori delle pareti adamelliche, Gianni Tomasoni e Paolo Amadio, con la bellissima Verso un altro altrove. Non era nota però una via che percorresse la parete sud-est, ed è proprio su questo versante che si è concentrata la nostra attenzione per Tempo che sfugge.
La via attacca nel grande ed evidente diedro con tonalità rossastre posto a destra dello spigolo sud e raggiunge, con itinerario logico, la cengia sovrastante. Da qui risale il facile avancorpo che precede lo scudo compatto della parete sud-est, solcato da due evidenti “fessurazioni” oblique che tagliano il versante da sinistra verso destra.
Seguendo quella più a destra, composta da impegnativi diedri consecutivi, la via porta fino in vetta alla Punta Alessandro. La roccia è da buona a ottima anche se non mancano tratti erbosi nella parte centrale, che comunque non disturbano più di tanto la progressione.
L'apertura è stata effettuata in giornata partendo da Malga Premassone e usando solo 4 chiodi oltre alle soste, tutte attrezzate per la calata su due spit 10 mm o su chiodo + spit.
- Alessandro Aldrovandi, Parma