Sicilia, via nuova sul Monte Gallo e richiodatura a San Vito Lo Capo

Maurizio Oviglia e la cronaca di una via d'arrampicata sbagliata, ovvero l'apertura, insieme a Fabrice Calabrese e Luigi Cutietta, della via Vuoti di Memoria sul Monte Gallo e dedicata a Giovanni Lo Porto. Il 25 aprile Oviglia e Cutietta hanno poi richiodato la via Parole al Vento al Pizzo Monaco, San Vito Lo Capo.
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Luigi Cutietta sul secondo tiro di Vuoti di Memoria (6b max (6a obbl), 150m Fabrice Calabrese, Luigi Cutietta e Maurizio Oviglia, 22 e 24 aprile 2015) sul Monte Gallo, Sicilia
Maurizio Oviglia
Quando nel 2001, con l’amico Simone Sarti, avevamo aperto "Giro faccio cose vedo gente", la prima multipitch moderna di Monte Gallo, non a caso avevamo attaccato nel settore destro della parete, una zona di placche inclinate che sembrava più "morbida" e ci avrebbe permesso di realizzare la via in giornata. E così fu. Del resto aprendo "I mari del sud" a San Vito come si suol dire, quella settimana "avevamo già dato", e non avevamo più molta voglia di imbarcarci in progetti che ci avrebbero richiesto più di una giornata. Con la pancia piena ed ebbri delle notti palermitane, storditi dai ritmi, il famoso "jet lag" siciliano, ci trascinavamo mollemente verso la fine della vacanza.

Più a sinistra, prima dello spigolo del Canto del Gallo, la parete appariva molto interessante e di splendida roccia e di certo questo particolare non mi era sfuggito. Sapevo che c’erano degli itinerari di Roby Manfrè, difficili. Si lo so, ora c’è anche la moderna Palermo in Love, quella l’avremmo poi ripetuta nel 2007. Ma in tutti i miei viaggi in Sicilia, più o meno uno all’anno per quasi 15 anni, ho sempre continuato ad avere un sassolino nella scarpa che, dicevo, prima o poi mi sarei voluto togliere. Un pilastro grigio correva parallelo e a destra del Canto del Gallo e sembrava riservare un’arrampicata "facile" e su roccia splendida, una cosa insomma fattibile in giornata. Questa volta non cercavo di aprire una grande via, e nemmeno una roba mista a nut e friend e qualche spit. Non sempre si hanno ambizioni di fare cose difficili e rendere la vita difficile ai ripetitori! Volevo (e sognavo) solo una bella e facile arrampicata sportiva che potesse essere ripetibile in 2 o 3 ore dai palermitani e turisti in visita... Una via plaisir? Forse, ma non troppo, come quelle che piace aprire a me... Con Fabrice e Luigi avevamo studiato tutto nei minimi dettagli: fotografie, tracciati delle vie di Manfrè, possibili attacchi e scappatoie ma... una volta all’attacco... come i peggiori tra i dilettanti, tutta la nostra tattica è andata in pezzi come un vaso di cristallo: chi ha preso l’acqua? Era lì sul sedile... Come Luigi non hai preso l’acqua? Ma la dovevi prendere tu! IO? Casomai voi la dovevate prendere, guarda che zaino ho io! Insomma eccoci senza acqua in una giornata caldissima e la netta sensazione che si dovrà tornare... evvabbè, può succedere! Arrivati alla base delle rocce, dopo la consueta lotta con l’erba infida tipica di questa zona (peraltro piena di zecche)... esaminiamo la parete. Acc... vista da quaggiù sembra tutta più difficile e verticale di quello che mi ero immaginato!

Senza perdere troppo tempo individuo un possibile attacco, ma ecco che più su vedo un chiodo, e poi 10 m più su ancora una vecchia sosta con cordone! Maledizione, dobbiamo spostarci... Allora è qui Cenerentola! Chiedo a Fabrice, che era con Roby all’apertura di Cenerentola, ma non rimembra assolutamente nulla... Come non ricordi niente, maledizione, ti ricorderai qualcosa, no? Eri presente o no? Sei sicuro che c’eri? Sai almeno come ti chiami? Lo sfotto... Nei momenti di panico una telefonata a Giuseppe Maurici può risolvere... proprio come alla base dei Mari del Sud 14 anni fa... ma lui ci parla di Taca Banda, più a destra, che lui stesso ha aperto con Roby. Si, si Giuseppe... ma Cenerentola dove minchia è? Luigi, passami la guida... ops, la guida, chi la presa? Dovevo prenderla io? Occhi al cielo...

Ci spostiamo più a sinistra, individuiamo l’attacco del Canto del Gallo. C’è anche una freccia scolpita. In mezzo non si vedono tracce. Per cui, di comune accordo, finalmente attacchiamo. Fabrice apre un bel tiro, roccia grigia come al solito spaziale. Ma alla sosta, 5 metri a sinistra, si intravede un chiodo... ma non sarà mica lì Cenerentola? O questo è un tentativo? Ma non era a destra? E ora come facciamo? Più su non si vede niente... decido di proseguire, ma tra vedere e non vedere mi tengo sulla placca, su un corridoio intermedio. Alla sosta sopra, tuttavia, non so più che direzione prendere. E se Cenerentola è a destra? O va a sinistra? Boh... amnesia completa da parte di tutti. Ma improvvisamente, nella testa di Fabrice, nonostante il sole, appaiono ricordi vaghi e immagini sfocate... Ecco! Urla ad un certo punto. Andammo di là, a destra del tetto!! Ci precipitiamo a chiedergli particolari ma lui ci secca con un sicilianissimo... ma che minchia volete da me???!!! Roby saliva ed io seguivo, mica mi prendeva con sé per decidere insieme a lui la linea da seguire! Andiamo bene! Allora, penso, se Roby andò di là, io vado dalla parte opposta e incrociamo le dita... Arrampico guardingo come in un campo minato, attento ad ogni minimo segno di presenza umana; supero un bel tetto con uno spettacolare traverso... però...la via sta venendo bella... peccato che... siamo molto vicino alle classiche! Inevitabilmente, dopo due tiri, siamo ad una sosta a spit del Canto del Gallo, che proviene da sinistra. E ora che si fa? Tutti e tre riuniti alla sosta tira aria da riunione condominiale... ci sarà da discutere! Nella faccia dei miei compagni vedo la voglia di scendere e di abbandonare il progetto, prima di far ulteriori danni. Io invece voglio continuare e terminare la via. Stando a sinistra del Canto, incrociandola, sembra ci sia abbastanza spazio. Siamo palesemente in disaccordo ma mi impongo, ammetto che mi scoccia, a quel punto, aver messo tutto quel materiale inutilmente...

Ora che la via è finita, non c’è come sempre il piacere di aver aperto una bella via, quale è. Sappiamo che i ripetitori manco baderanno (magari non si accorgeranno neppure) al fatto di essere vicino (troppo?) alle classiche, ma non era certamente la linea che avevo in mente di aprire, né tantomeno quella che volevano fare i miei compagni. Chi decide quanto vicini si può stare alle altre vie senza invadere troppo la "memoria storica"? Lo so, ci sono un sacco di persone senza macchia e senza peccato che si farebbero avanti a puntare il dito... Sulle Alpi vi sono pareti dove le vie si intrecciano più volte, e dove hanno addirittura dovuto colorare le placchette per capire di che via si tratta. Anche su pareti celebri come il Gran Capucin o il Caporal è così, e nessuno (o quasi) si lamenta. Gli spazi si restringono sempre più. Qua al sud, invece, forse per il fatto che ci sono ancora ampi margini dove esprimersi, si fa in genere più attenzione a lasciare una certa "area di rispetto" intorno alle vie classiche. Lo so, forse ho sbagliato a non lasciar perdere, ascoltando i miei compagni, ma è difficile essere coerenti sempre. Potremmo dire che, anche per me, è stato un "vuoto di memoria"!

Alla sera arriva la notizia della morte di Giovanni Lo Porto, ostaggio da mesi in Afghanistan, ucciso durante un raid americano. Era un caro amico di Fabrice, e lui molto si era speso per la sua liberazione, era stato addirittura intervistato dalla televisione. Addirittura Obama si scusa, ma Fabrice è comunque comprensibilmente affranto: deciderà di passare i prossimi giorni vicino alla mamma di Giovanni e non verrà con noi a San Vito.

Con Luigi, dedichiamo il 25 aprile a richiodare Parole al Vento, una via lunga al Pizzo Monaco (San Vito) che avevamo aperto nel 2003, oggi divenuta una grande classica. Considerati i problemi con l’inox, ci spiacerebbe succedesse un incidente su questa via! Così, in giornata, sostituiamo tutte le soste e gran parte dei fix ipoteticamente più a rischio. Un lavoraccio, e tutto a nostre spese: talvolta le vie è necessario aprirle due volte! La finiamo stanchissimi, ma ne valeva sicuramente la pena! Alla sera siamo al Porto da Andrea e "Pallina", che ci offrono una splendida cena di pesce. Con Roberta e Donatella, tra una granita e l’altra e ritmi quasi sud americani, mi passa anche la domenica mattina senza toccar roccia: non mi era mai capitato!! Vedi?! Ironizzano gli amici siciliani... Ci sei riuscito anche tu, non era così difficile! Mi ero dimenticato quanto lunghi fossero i minuti in Sicilia: vuoti di memoria!

di Maurizio Oviglia (CAAI)

SCHEDA: Vuoti di Memoria, Monte Gallo, Sicilia




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