Rocca Parei in Val Sangone

Franco Carbonero ripercorre la storia dell’arrampicata a Rocca Parey, la solare parete di gneiss in Val Sangone a pochi chilometri da Torino, di recente oggetto di richiodatura di alcuni itinerari storici.
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In arrampicata alla Rocca Parei in Val Sangone: concatenamento della Via Classica (Bonino Rolando) al Torrione Anna + la Via dello Spigolo
archivio Franco Carbonero

Da quando, nei primi anni Cinquanta, venne scoperta alpinisticamente la Parei, di tempo ne è passato tanto e tante generazioni di alpinisti si sono inseguite sulle sue pareti, ognuno con i propri pensieri e i propri sogni.

Da sempre considerata "palestra di roccia" dove allenarsi per poi andare sulle grandi vie del Bianco o delle Dolomiti, non è mai riuscita a decollare, nonostante offra interessanti scalate. Si tratta di vie solari, su un ottimo gneiss a grana fine, molto simile al granito, con un’arrampicata dove lame, fessure e placche si inseguono in un puzzle molto vario. Sulla stessa via capita di passare da una fessura a incastro ad una lama in opposizione, oppure ad una placca dagli equilibri precari, su microtacche di quarzo, il tutto, tra l’altro, in un ambiente bucolico a due passi da Torino.

Nei primi anni Cinquanta, i fratelli Francesco e Leonardo Ravelli cominciarono a tracciare le prime vie sui torrioni Besselva e Terzago, spingendosi in alto, fin sulle placche a sinistra dello Spigolo, senza però uscire in cima. I primi a riuscire nell’impresa furono poi Angelo Rolando, Riccardo Andruetto e Gianfranco Giaj Arcota, lungo il loro diedro rosso, ma questo avvenne molti anni dopo.

Per una ventina d’anni ci fu quasi un abbandono, fino a quando all’inizio degli anni Settanta, Angelo (Angelin) Rolando la riscoprì e con un gruppo di "matti" (così venivano visti gli alpinisti dai valligiani) cominciarono ad aprire le prime vie e a spingersi sui torrioni più in alto della Rocca, fino ad arrivare ad aprire la Via dello Spigolo. Questa rimane la linea più evidente ed estetica del sito, aperta da Angelin e Riccardo Andruetto(Ricu) e finita poi da Paolo Allais(Paulin), anche con l’uso di chiodi a pressione. La Via dello Spigolo rimane a tutt’oggi unita ad una delle vie del torrione Anna, una classica da non perdere.

Nel contempo alpinisti divenuti poi famosi, come Gian Carlo Grassi(Calimero) e Isidoro Meneghin(Isi), si inseguivano nell’apertura della Via della Sorpresa a poche ore uno dall’altro. Annotando l’accaduto sulla sua guida Valle Susa e Sangone, Grassi scriveva: La via è stata ripetuta per la prima volta da G. C. Grassi ed E. Robino che, non essendo a conoscenza della prima ascensione effettuata qualche giorno avanti, nel salto superiore salirono per un itinerario diverso.

La Parei però rimaneva sempre lì, un po’ dimenticata dal giro che contava, cioè il movimento del Nuovo Mattino nato sulle rocce della val Grande di Lanzo e della val dell’Orco, distanti un centinaio di chilometri, ma sicuramente vicinissimo ai pensieri e ai sogni dei frequentatori della Rocca in quegli anni.

A metà degli anni Ottanta fece una scappata anche Maurizio Oviglia, che insieme a Daniele Caneparo, con le loro Soffici emozioni e Sentieri di sabbia, portarono per la prima volta il settimo grado e gli Spit ROC in Parei.

Alla fine degli anni Ottanta, inizio anni Novanta, un gruppo di local, capeggiati da Franco Moschietto, Giuseppe (Giò) Ostorero e Stefano Plano, cominciò a richiodare con l’aiuto della sezione del CAI di Giaveno le vie e le soste, e ad aprire nuovi itinerari compilando poi la prima monografia della Parei.

Anche qui, come sempre in Parei, c’era una corrente parallela, dove, noi da una parte e Ezio Cavallo (l'indimenticabile e mitico Crazy Horse) dall’altra, aprivamo altri itinerari. Noi in modalità clean, Ezio invece con l’uso di trapano, spit e vernice (qualcuno un po’ âgé come me ricorderà che, dopo l’apertura di Papillon, colorò tutti gli spit e le soste, e fece una scritta gigante di vernice rossa spray alla base, scritta che, vista dalla Pietra Bucata, sembrava un’interminabile striscia rossa sulla parete centrale del torrione dello Spigolo).

Intorno alla seconda metà degli anni Novanta, in piena era l’infaticabile Fiorenzo Michelin, fecero la comparsa anche in Parei strani segni "azzurro puffo" sopra al torrione Anna, per poi congiungersi alla parte alta della Via dello Spigolo riprendendo la parte bassa del percorso originale insieme ad alcune varianti da noi aperte in stile clean. 

Arrivando agli anni Duemila, un gruppo di ragazzi molto giovani del CAI di Giaveno, denominatisi GARP, presero a cuore la situazione e richiodarono in modo sistematico quasi tutte le vie della Rocca, aprendo anche loro qualche nuovo tiro e facendo uscire una guida sulla falsariga di quella scritta pochi anni prima. Nel frattempo altri alpinisti si sono susseguiti nell’aprire nuovi itinerari o risistemandone di vecchi; una su tutte è L’anonima degli elettrodi da parte di Anita Manachino e Alessandro Patrito, un vero capolavoro per i tempi e lo stile usato.

In mezzo a questi momenti storici più significativi, ci sono stati altri alpinisti/climber che hanno tracciato itinerari. Alcuni sono molto belli, come ad esempio La vecchia guardia, altri invece sono andati persi o non sono mai stati ripetuti, per questo voglio ricordare Mauro Pettigiani, Marco Blatto ed Enzo Cardonatti, oltre a Ugo Toscana e ad altri di cui non sono a conoscenza, per i quali mi scuso per non averli menzionati. In ogni caso si trattava di alpinisti singoli, e di vie sempre poco pubblicizzate, in puro Parei style.

E finalmente eccoci qua ai giorni nostri. Negli ultimi dieci anni credo ci sia stata una vera e propria svolta nell’apertura e risistemazione delle vie, grazie soprattutto alla fantasia e alla passione di Giacomo Portigliatti (Traky) il quale, con l’uso del trapano, ha scoperto e chiodato linee stupende, mentre, con l’aiuto di un bel gruppo di amici, tra cui io e altri ragazzi, ha risistemato vecchi itinerari.

Ed eccoci arrivati al momento attuale, dove, tra un lockdown e l’altro, ci siamo dedicati alla riattrezzatura e alla pulizia di linee che avevano ormai il materiale datato. Abbiamo lavorato con Traky e altri ragazzi; altre volte ho lavorato da solo, avendo avuto un aiuto importante dal CAI di Coazze e il CAI di Giaveno per cercare di rilanciare la nostra Parei. L’obiettivo è di modernizzare un po’ gli itinerari e di renderli fruibili a un più ampio bacino di arrampicatori, con una chiodatura sicura, magari non proprio plasir, ma sempre con la possibilità di integrare, anche se, secondo me, i friend possono stare comodamente a casa.

Sperando che finalmente la Parei si prenda gli onori che merita, noi continuiamo a richiodare e a pulire le vie. Così magari, un giorno, dalla Pietra bucata, si vedranno climber un po’ ovunque, a divertirsi sulle linee del “Roc d’la Parei”, un luogo un po’ fuori dalle mode, ma sicuramente sempre attuale. Certe volte si fanno molti più chilometri per poi fare vie molto più brutte, cit.

In quanto alle difficoltà, i gradi sono stati dati, come direbbe qualcuno, un po’ a "nostra moda" dove il quinto sa un po’ di antico…

Non è mia intenzioni fare elenchi di vie per ordine di difficoltà/importanza, ma tra tutte vi consiglierei queste:
- Torrione Anna + via dello Spigolo
- Torrione Anna + Papillon
- Papi cucu
- Pachamama
- Vecchia guardia
- L’anonima degli elettrodi
- Capelli bianchi
- Via della sorpresa
- Sorpresa bis

Le relazioni di queste vie si possono trovare facilmente in internet.

Colgo l’occasione, senza fare nomi (me ne dimenticherei sicuramente qualcuno), per ringraziare tutti quelli che negli anni hanno portato qualcosa di proprio alla Parei, uno su tutti Tommaso (Tommy) Dovis, che con la sua allegria e spensieratezza ci ha fatto passare momenti indimenticabili. Concludo con le parole che era solito dire: Arvetze e aleghe a tui.

Franco Carbonero
C.A.A.I. Occidentale




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